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Produzione: Italia Francia Spagna 

Genere: Horror
Durata: 106 min

Regia: Dario Argento

Soggetto: Bram Stoker

Sceneggiatura: Dario Argento, Stefano Piani, Antonio Tentori

Fotografia: Luciano Tovoli

Montaggio: Marshall Harvey, Daniele Campelli

Musiche: Claudio Simonetti

Scenografia: Claudio Cosentino

Art Director: Massimo Antonello Galeng

Costumi: Monica Celeste 

Cast: Asia Argento, Thomas Kretschmann, Rutger Hauer, Marta Gastini



 



Dracula 3D

Recensione di Alessandro Di Gioia

Dopo il deludente "La terza madre" ed il terribile "Giallo", Argento torna nuovamente al genere horror, decidendo di dare vita all'ennesima rivisitazione del mito di Dracula, questa volta in 3D. E' stato proprio l'utilizzo della terza dimensione ad aver sedotto il regista romano, impaziente di poterla sperimentare per la prima volta in carriera. Ad affiancarlo in questa nuova avventura è tornato Luciano Tovoli, leggendario direttore della fotografia di "Suspiria".

L'intento di Argento era quello di girare un film postmoderno, vintage nello stile e ultramoderno nella realizzazione. In effetti, questo "Dracula3D" si mostra subito come un horror di vecchia scuola, che strizza l'occhio alle produzioni Hammer e ai capolavori del nostrano Mario Bava. Ahimè però, il film di Argento fa acqua da tutte le parti, aggiungendosi come ulteriore tassello negativo nella sua filmografia, ed il perchè è facile dirlo. "Dracula3D" non convince sotto nessun aspetto, dalla regia alla fotografia, dalla recitazione alla sceneggiatura, dalla scenografia agli effetti speciali. A salvarsi parzialmente è solo la profondità stereoscopica, molto ben realizzata ma non utilizzata come si sarebbe potuto fare, basti pensare al "Nosferatu" di Murnau, dove il fuoricampo era capace di generare inquietudine nonostante l'arretratezza tecnologica dell'epoca. Nel film di Argento, il 3D non sembra mai suggerire la possibilità di un pericolo imminente, di qualche presenza celata nell'ombra, alle spalle dei protagonisti, è soltanto un orpello fine a sè stesso.





A riguardo poi, lo stesso regista si è rivelato estremamente incoerente, dichiarando più volte di trovare stupido il classico 3D all'americana, per poi proporci sequenze scritte appositamente per mettere in scena la caratteristica attrazionale della profondità stereoscopica, ovvero i classici "oggetti lanciati contro lo spettatore". Luciano Tovoli poi, dal quale ci si aspettava un contributo determinante perla riuscita della pellicola, sembra non essersi trovato a suo agio col diverso tipo di illuminazione dello stage previsto dal 3D, fotografando il film con risultati altalenanti, spesso al limite della produzione televisiva, altre volte colorando l'inquadratura con colori caldi, in ogni caso lontano parenti di quelli sfavillanti ed inquietanti del primo capitolo della trilogia delle streghe. Argento invece, dal canto suo, sembra lavorare per sottrazione, eliminando quasi del tutto virtuosismi di macchina (suo marchio di fabbrica) decidendo di affidarsi ad un montaggio veloce per le scene più concitate (la sequenza della locanda) e ad effetti speciali così brutti da non poterci credere (tutte le trasformazioni del Conte, dal gufo alla mantide religiosa). Lo script è di una superficialità sconcertante, i dialoghi sono poverissimi e già sentiti, tutti i personaggi sembrano tagliati con l'accetta.







Argento vorrebbe offrirci un ritratto personale del conte Dracula, quello di un uomo profondamente scisso, costretto suo malgrado a compiere efferatezze di ogni tipo per vivere, immerso nel ricordo logorante di un amore perduto. Emergono in parte solo le intenzioni, spiegate tra l'altro didascalicamente da Van Helsing nel finale. Il cast, tanto per cambiare, non si comporta gran che bene, eccetto Thomas Kretschmann e Marta Gastini, forse credibili in un contesto diverso. In questo disastro naufragano sia Claudio Simonetti (autore di una colonna sonora vintage a tratti risibile) che il navigatissimo Rutger Hauer. Il suo Van Helsing è uno dei peggiori a memoria di cinefilo, in parte per colpa dell'attore poco ispirato, in larga parte per colpa di una sceneggiatura che sprofonda nel comico involontario proprio da quando lui entra in scena. Che dire, ho scritto questa recensione con molta amarezza, da fan dell'Argento che è stato e che ora non è più. La speranza è sempre l'ultima a morire, ma in questo caso credo che anche lei abbia alzato bandiera bianca.

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