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La Sala del Ricatto: quando la "politica" ammazza la gestione

Arriva dalla Sicilia la denuncia contro le case di distribuzione come Universal Studios Entertainment, Filmauro e Raicinema che “continuano indisturbate a ricattare i piccoli esercenti imponendo pacchetti di film senza alcuna rilevanza culturale e commerciale o poco produttivi per i cinema di provincia in cambio di uno o due film di valore a stagione.”

 

Il Cineteatro Aurora, riaperto poco fa, è l'unico cinema rimasto a Modica, nel centro storico patrimonio UNESCO. Di recente aveva chiesto di proiettare l'ultimo film di Carlo Verdone “L'Abbiamo Fatta Grossa” ma ciò è stato negato dalla distribuzione in quanto il cinema non aveva voluto programmare nel periodo natalizio “Natale col boss”.

Un atteggiamento che suona come un grosso ricatto, inaccettabile e poco onesto nei confronti di chi in questo sistema cerca di portare nelle sale qualcosa di diverso "per mantenere in vita l’unico cinema in città che periodicamente offre eventi cinematografici di alto valore culturale, come le proiezioni realizzate con la collaborazione della Cineteca di Bologna, le stagioni d’essai e gli spettacoli musicali che da più di due anni offriamo a un pubblico giovane, appassionato e partecipe.”

Ma l'incubo non finisce qui e il Cineteatro Aurora continua la sua denuncia. “A tutto ciò si aggiunge la truffa ai danni degli esercenti relativa al contributo per la digitalizzazione delle sale chiamato VPF: un contributo che da parte delle case sopra citate, in due anni di attività, non è mai stato versato o solo in parte alla nostra società.”

I gestori proseguono dichiarando che questo è “un sistema che porterà il cinema italiano ad una crisi ben peggiore di quella che abbiamo conosciuto in questi ultimi anni. In molti lamenteranno il disinteresse del pubblico per il cinema e la nefasta influenza delle televisioni e di internet, ma noi sappiamo bene che la responsabilità di tutto ciò è insita allo stesso mondo del cinema, alla cieca gestione di un patrimonio collettivo che lentamente lascerà solo casermoni vuoti.”

 

 

Cinema Alcazar

 

Dopo 28 anni di attività nel cuore di Trastevere con la fine di gennaio arriverà la chiusura del monosala

Cinema Alcazar, l'ennesima sala che spegne la luce del proprio proiettore in Italia, un'epidemia che

negli ultimi 10 anni ha visto la fine di ben 1150 cinema.

 

L’ANAC (Associazione Nazionale Autori Cinematografici) si mobilita esprimendo la solidarietà alla

titolare dell’Alcazar Georgette Ranucci e chiede al più presto un incontro con il Ministro della Cultura

Franceschini, il Commissario Tronca, l’assessore alla Cultura della Regione Lazio Lidia Ravera.

“Ho lottato con me stessa, non avrei mai voluto che succedesse, ma è inutile portare avanti un’agonia

già scritta”, commenta così Ranucci. Sono parole che racchiudono una grande forza di volontà

strozzata da qualcosa di più grande, una voce che insieme a molte altre dà segni di cedimento dopo

una vita passata a lottare con grinta per qualcosa che oggi maledettamente sembra spegnersi poco

a poco.

 

 

Genova e The Space Cinema

 

A Genova le proteste contro Giuseppe Corrado (amministratore delegato) non sono state poche: il disagio è nazionale, ma The Space [1] continua senza ostacoli la sua politica che ammazza la visione. Nelle sale del circuito gli imbrogli celati agli ingenui spettatori esistono e sono troppi. Dalla brusca interruzione del film per l'intervallo, all'eccessivo costo del biglietto che mediamente è 8,50 euro, mentre 11 se il film è in 3D, senza contare i ritardi delle proiezioni: se nel sito per esempio l'inizio del film è indicato alle 21.30 la proiezione avverrà mezz'ora dopo, questo perché lo spettatore deve subirsi trailer e spot pubblicitari inseriti prima della visione. Scelte che hanno diviso spesso il mondo del cinema tra sostenitori e avversi di chi ammette che i cinema si sostengono

con gli incassi dei pop corn, le pubblicità e le tasse ingiuntive sui biglietti. Infatti la novità che questi signori hanno da poco “proposto” agli esercenti è il biglietto “Top Ten” che vale per quei film che si presume siano campione d'incasso, vedi "Quo Vado" di Checco Zalone e che impone quindi di far pagare allo spettatore un euro in più sul biglietto.

 

 

Se oggi i piccoli cinema chiudono uno dopo l'altro è perché i tempi sono cambiati: non ci sono leggi che in Italia combattano il monopolio della distribuzione e che quindi regolino la libertà di mercato, si permette la costruzione di multisala che uccidono i cinema d'essai dove il prodotto cinematografico non è solo un elemento di consumismo per la nostra società, ma soprattutto non c'è una completa e continuativa educazione alla visione dei media nelle nuove generazioni, base fondamentale che influenza le scelte del pubblico di oggi e di domani.

Gli incentivi che ci sono a livello regionale, nazionale o europeo per valorizzare le opere “meno commerciali” non aiutano se il sistema non va affrontato e cambiato. Una manovra che va fatta ora, prima di toccare definitivamente il fondo.

 

 

 

[1] Nato dalla fusione tra Warner Village Cinemas e Medusa Multicinema, il circuito detiene un monopolio non indifferente sul territorio nazionale insieme a UCI Cinema.

 

 

 

 

 

Di Von Chanelly

Manifesto 0, 30 gennaio 2016

 

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