Cinecittà Libera, Cinecittà Bene Comune!
“Rendere Cinecittà un bene comune vuol dire rendere giustizia a chi crede e lavora nel cinema italiano. Un Paese che rinuncia ad avere giustizia è un Paese che ha già rinunciato alla propria storia e la storia di Cinecittà è troppo importante per essere dimenticata.”
Era il 1997 quando Cinecittà venne incatenata sotto una direzione privata. Erano passati sessant'anni giusti da quando quell'insieme di Teatri di Posa era nato in via Tuscolana a Roma. Si pensava che rendendo gli stabilimenti privati la situazione cinematografica italiana potesse cambiare. In realtà lo sbaglio più grande fu che all'epoca non ci fu nessuno che ebbe la capacita (o la voglia) di studiare e comprendere il sistema in cui il cinema italiano si trovava. Erano parecchi anni che il cinema sentiva il bisogno di migliorare se stesso ma qualcosa non funzionava. Resero così Cinecittà privata ma la situazione non cambiò, anzi a distanza di quindici anni si può notare che probabilmente è solo peggiorata.
E' un fatto triste che fa piangere il cuore, almeno, a tutte quelle persone che hanno amato il cinema italiano e quello che Cinecittà nella sua storia ha saputo dare al mondo. Si perché Cinecittà è in Italia ma è come se racchiudesse tanti altri Paesi, per chi ha lavorato negli anni del boom è quasi come una seconda casa, in cui ci ha lasciato dei ricordi e un frammento della propria vita. Per questo motivo Cinecittà è giusto che ritorni libera, Cinecittà deve essere un bene comune, perché Cinecittà è stata fatta ed è fatta di gente che non ha solo come scopo i soldi, ma ha una passione, un amore e una speranza che essa possa riavere lo splendore che ha avuto in passato.
Rendere gli stabilimenti pubblici non cambierà radicalmente il sistema cinematografico italiano, perché sfortunatamente la situazione negativa è formata da molti fattori, ma di certo è un passo importante per il cambiamento. Non possiamo sperare di migliorare le cose pensando che nel futuro qualcosa accadrà, le prime mosse le dobbiamo fare noi. L'anno scorso lo sciopero dei lavoratori di Cinecittà è stato uno dei più validi esempi di come la forza dell'unione possa cambiare le cose. Una grande stima per tutti quei lavoratori, quegli stessi lavoratori che hanno il diritto di andare al lavoro tranquilli e sicuramente una gestione pubblica potrà dare quella tranquillità che è giusto avere nel l'ambiente lavorativo. Infatti Cinecittà non è solo un luogo di artisti ma è soprattutto un luogo di lavoro, anche se si spera che passando sotto una mano pubblica le produzioni interne degli Studios possano aumentare di qualità, magari tralasciando le solite commedie o le fiction televisive e i programmi, e magari dando più spazio a film di genere che tanto hanno dato al nostro cinema e che tanto possono dare al pubblico di oggi.
Se Cinecittà diventerà e deve diventare pubblica chi prenderà le redini si spera possano essere maestranze con una vasta esperienza alle spalle e non imprenditori di cemento o politi corrotti, i cui unici scopi latitanti non contribuiscono affatto allo sviluppo del cinema nostrano. E' vero, si sa che in Italia, il governo preferisce tagliare i fondi alla cultura, alla sanità, alla scuola e risparmiare quei soldi per le banche in fallimento, per le armi da guerra e per gli stipendi e le pensioni dei politici ma forse tutto ciò, questa lotta che per i tanti italiani può sembrare piccola, potrebbe cambiare le cose, un piccolo passo per riaprire gli occhi a molte persone, per dare un futuro economico e culturale a chi ci lavorerà e non solo. E' brutto pensare che lo Stato cerchi di sabotare il proprio Paese tramite il degrado di questi mezzi, forse allo Stato fa comodo questa situazione ma il potere in una repubblica è dei cittadini e se i cittadini vogliono Cinecittà libera questa lo dovrà essere.
Dove firmare per rendere CINECITTA' BENE COMUNE
Di Von Chanelly
Manifesto 0, 2013
Collaborazioni:
Se anche tu vuoi collaborare con Manifesto 0 o chiedere la pubblicazione di un qualsiasi contenuto inerente scrivici a Emme0Mzero@gmail.com
Tag più frequenti:
© 2012 - 2017 by Manifesto Ø