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Giuseppe Ferrara

Giuseppe Ferrara, nato a Castelfiorentino il 15 luglio 1932, è stato un regista e critico cinematografico italiano.

 

Al liceo si fa notare per la indole polemica e contestatrice, caratteristica che lo accompagnerà in tutta la sua lunga carriera di cineasta, costringendolo a sostenere la prova d'esame di maturità fuori sede. Nello stesso periodo fonda un innovativo cineclub, che propone e analizza criticamente i recenti prodotti del Neorealismo; la sua attività è però fortemente osteggiata dal governo in carica; per il suo carattere di "novità", è considerata «sovversiva».

 

Successivamente Ferrara si sposta a Roma per frequentare il corso di regia al Centro Sperimentale di Cinematografia: durante le sue brevi "licenze" senesi, comincia a mettere a frutto quanto appreso nella capitale, con due corti in 16mm: Porto Canale e L'amata alla finestra, entrambi destinati a ricevere diversi riconoscimenti ufficiali.

 

Conseguito il diploma di regia nel 1959, fatica però a trovare degli sbocchi interessanti, anche a causa delle sue opinioni alquanto trasparenti. Nell'ambito dei suoi periodici ritorni alla città natale, all'interno di un progetto sulla Resistenza, Ferrara gira "Brigata partigiana", documentario che per la prima volta vede mescolarsi immagini ricostruite con materiali di repertorio, una fusione che

diverrà presto la sua cifra stilistica peculiare.

 

Nel frattempo prosegue, tra mille difficoltà e impedimenti, soprattutto legati ai finanziamenti e alle produzioni, la sua attività di documentarista e regista di corti, tra cui LE STREGHE A PACHINO (1965), inchiesta sul silenzio di una Sicilia affetta da incurabile e assurda omertà mafiosa. Dopo una manciata di altri documentari sull'isola, è la volta di alcuni lavori svolti per una casa indipendente di sinistra, che utilizza il prodotto audiovisivo a fini di propaganda politica. È in questo frangente che Cesare Zavattini propone a Ferrara di partecipare a un progetto collettivo «che si propone[va] di fare assumere alla macchina la funzione di mezzo rivelatore e indagatore della realtà».

 

Nel 1969 fonda la cooperativa Cine 2000 per promuovere e produrre opere altrimenti bloccate dai condizionamenti dell'industria e, appunto, del potere. È anche l'anno del primo lungometraggio, IL SASSO IN BOCCA, opera innovativa sulla nascita e lo sviluppo del potere mafioso in Italia, ottenuta mescolando immagini di repertorio a ricostruzioni, senza che queste ultime prendano il sopravvento.

 

Con CENTO GIORNI A PALERMO, girato nel 1984, Ferrara torna a parlare direttamente di mafia, occupandosi dell'assassinio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, avvenuto a soli cento giorni, appunto, dal suo insediamento a prefetto del capoluogo siciliano. Due anni più tardi realizza IL CASO MORO che tocca i gangli vitali del lato oscuro del Paese, nella ricostruzione (otto anni dopo i fatti) di uno dei più gravi e sconcertanti delitti politici della storia repubblicana.

 

Gli anni '90 lo vedono impegnato in film dove il tema centrale è la mafia (GIOVANNI FALCONE, 1993), il narcotraffico (NARCOS, 1992) e i servizio segreti (SEGRETO DI STATO, 1995).

Nel nuovo millennio gira I BANCHIERI DI DIO (2002) incentrato sulle oscure vicende della finanza cattolica, centrata sul Banco Ambrosiano. Nel 2007 torna il tema che negli anni giovanili lo hanno coinvolto assai con GUIDO CHE SFIDO' LE BRIGATE ROSSE.

 

Muore a Roma il 25 giugno 2016.

 

 

FILMOGRAFIA

 

1969 - IL SASSO IN BOCCA 

1975 - FACCIA DI SPIA

1980 - PANAGULIS VIVE (miniserie tv)

1984 - CENTO GIORNI A PALERMO 

1986 - IL CASO MORO

1992 - NARCOS

1993 - GIOVANNI FALCONE

1995 - SEGRETO DI STATO 

2001 - DONNE DI MAFIA (miniserie tv)

2002 - I BANCHIERI DI DIO 

2007 - GUIDO CHE SFIDÒ LE BRIGATE ROSSE

2013 - ROMA NUDA (miniserie tv)

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