top of page

Il Popolo Calabrese ha rialzato la testa

Produzione: It. 1969

Genere: Documentario
Durata: 60
'

Regia: Marco Bellocchio

Soggetto: Marco Bellocchio

Sceneggiatura: -

Produttore: "Servire il Popolo" (Ass. Marxisti Leninisti Italiani)

Fotografia: Dimitri Nicolau
Scenografia: -

Costumi: -
Trucco: -

Effetti: -

Montaggio: -

Musiche: -

Cast: -

 

Premi:

 

-

 

 

Trama:

Documentario realizzato in Calabria, nella cittadina di Paola, sulle lotte

per l'occupazione delle case popolari.

 

 

Recensione: 

IL POPOLO CALABRESE HA RIALZATO LA TESTA, o meglio conosciuto come PAOLA, è la triste storia di un'occupazione di case organizzata e guidata dai militanti del partito dell'omonima città calabrese. Triste perché negli occhi della gente si vede tanta sfiducia, un fatalismo disperato, una scarsa coscienza politica. Piccoli compiacimenti decadenti e intorno a loro una povertà assoluta: bambini immersi nel fango, vecchi marcescenti, strade del terzo mondo, l'ospedale in rovina, una miriade di catapecchie che non sono assolutamente vivibili, ma esiste chi pur d'aver un tetto ci abita.

 

Viene presentata una realtà che non par vera, suona così lontana, soprattutto se visto in questi anni non si riesce proprio a credere che le persone di quelle zone, gli italiani del sud, possano aver vissuto in quelle condizioni rivoltose mentre a nord si viveva, chi più chi meno, in condizioni più che dignitose. E' risaputo che il nord è sempre stato molto più avanti del sud, ma vedere come vivono quei bambini e tutte quelle famiglie è una cosa che suscita un senso di ripugno, si rimane esterrefatti negativamente, ma ahimè c'è qualcuno che è riuscito a rimanere indifferente, ed è facilmente intuibile capire di chi si stia parlando.

 

La cosa che forse si ricorda di PAOLA a livello cinematografico è l'uso del montaggio. Per meglio dire un montaggio povero, come la gente cha abita a Paola, con pezzi di girato per esteso, l'inquadratura fissa su tutti quei volti e le parole che escono dalle loro bocche, il momento forse più toccante del film. Ne fanno eccezione, allo scheletro adottato per il film, quei momenti in cui c'è il voice over che fa pensare: una voce anonima di partito e all'esigenza di spersonalizzazione a cui si ispiravano i militanti.

Si assiste come veri e propri spettatori alla preparazione della manifestazione, della scena finale, nella sala pubblica, dove si può notare la costituzione dei codici tipici delle riunioni politiche. Un vago ricordo si materializza nella mente, un possibile parallelismo con LA CINA E' VICINA.

 

Nella prima parte si sente una voce fuori campo, è uno dei militanti, si osserva la loro situazione che è un disastro totale, passando per immagini e racconti a cui si fatica a credere. Il finale illusoriamente speranzoso parte dai quartieri poveri verso quelli più ricchi, dove la gente scende per le strade a manifestare e ne esce vittoriosa, anche se è risaputo come dopo tutto queste tragedie vanno a finire.

 

 

 

Recensione a cura di Von Chanelly 

 

Collaborazioni: 

Se anche tu vuoi collaborare con Manifesto 0 o chiedere la pubblicazione di un qualsiasi contenuto inerente scrivici a Emme0Mzero@gmail.com

Tag più frequenti: 

© 2012 - 2017 by Manifesto Ø

bottom of page