Giornalista italiana
Floriana Bulfon
"Invisibili": l'amore per la verità
Una telecamera accesa sulla realtà, una visione che è un pugno sullo stomaco, un film che da voce a chi non ce l'ha: ecco “Invisibili”, la video-inchiesta prodotta dall'Unicef e realizzata da Floriana Bulfon e Cristina Mastandrea (fotoreporter) con la collaborazione del regista Toni Trupia e Mario Poeta. Il documentario racconta le vite di alcuni minorenni che scappati di casa in terra straniera sono arrivati in Italia da soli dopo viaggi terribili.
I dati italiani riportano migliaia di bambini e ragazzi scomparsi, ma pochi conoscono la fine che essi fanno. “Invisibili” è un occhio che scruta e che segue i suoi protagonisti che vivono tra le fogne e devono lottare contro episodi di pedofilia, prostituzione, droga, fame e freddo. “Abbiamo incontrato alcuni di loro alla stazione Termini, un luogo che ogni giorno viene attraversato da molte persone comuni, politici, membri di associazioni, ma tutti fanno finta di non vedere che molti giovani vivono nei cunicoli sottoterra, usano le fogne per dormire, si prostituiscono per mangiare, c'è un forte disagio e molta violenza, tra spaccio e pedofilia”. Cosi commenta Floriana mentre racconta la situazione che si è trovata davanti, quando i ragazzi hanno deciso di fare entrare lei e i suoi colleghi all'interno delle loro vite. “All'inizio erano spaventati, ma poi hanno capito che noi eravamo li per ascoltarli e si sono fidati. Avevano voglia di raccontarci le loro storie, erano molto
consapevoli, volevano parlare a tutti quelli che oggi stanno in Africa per non farli venire qui”. Vicende che hanno toccato il cuore e la coscienza degli spettatori. C'è stata molta attenzione sia per le storie finite bene (uno dei pedofili è stato catturato) sia per quelle finite male. Quella dei minorenni immigrati senza genitori è un'emergenza che bisogna imparare a gestire o rischiano di divenire vittime della criminalità appena sbarcano in Italia. Sono ragazzi succubi delle minacce di molti adulti che adoperano ricatti legati soprattutto alla cultura voodoo: li fanno credere che i familiari in Africa rischiano di subire sciagure se non ubbidiscono alla volontà dei criminali.
Floriana Bulfon è anche autrice dell'inchiesta sul giovane ricercatore friulano Giulio Regeni, ucciso un anno fa. Una storia che ha smorzato il silenzio: “Il suo non è un caso isolato. In Egitto ci sono un sacco di sparizioni forzate e di violazioni dei diritti umani. Le madri non hanno voce e le persone hanno paura.”
E' stato difficile riuscire ad intervistare con la telecamera gli ambulanti che conoscevano Giulio, racconta la giornalista che si è trovata un muro di fronte mentre cercava la verità su quanto accaduto. C'è un clima di repressione da parte dello Stato: ogni persona è sospetta di fare qualcosa di male nei confronti del governo, ma nonostante questo Foriana ha portato avanti il suo progetto.
Un lavoro non sempre facile quello del giornalista: “Il giornalismo è inchiesta perché di base tutti quelli che svolgono questo lavoro dovrebbero fare degli approfondimenti su ciò che scrivono, anche se non sempre si hanno i finanziamenti, le sovvenzioni, la giusta visibilità o le tutele che garantiscono protezione contro possibili querele. E' il nostro mestiere che non ha nulla di eroico, ma lo si fa semplicemente per amore della verità”.
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