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Produzione: It. 2016

Genere: Documentario
Durata: 40'

Regia: Andrea Legni

Produttore: SMK Videofactory

Fotografia:  Valeria Castellano

Suono: Vasco Fondra

Effetti: Isabella Urru (Motion Graphics)

Montaggio: Andrea Legni

Musiche: Claudio Cadei

Cast: Francesco Bruno (Voice over)

 

Premi:

 

-

 

 

Trama:

In Italia sono già attivi 213 permessi di estrazione di petrolio e gas mentre altri 157 sono in fase di

approvazione. L’obiettivo annunciato dal governo è quello di raddoppiare la produzione di idrocarburi

entro il 2020 e per raggiungerlo si approvano progetti di trivellazione tra le falde acquifere, in zone

sismiche, perfino in prossimità di vulcani sottomarini attivi, mentre alle compagnie petrolifere è riservato

un sistema di tassazione tra i più convenienti al mondo.
Ma si tratta di una scelta lungimirante? E quali sono i costi ambientali e sociali che ne derivano?

“Quale Petrolio?” accompagna lo spettatore nei luoghi simbolo della corsa italiana all’oro nero per

cercare la risposta a queste domande.

 

 

Recensione: 

Sono passati pochi mesi dal referendum sulle trivelle, ma il documentario “Quale petrolio” è stato realizzato poco prima da Andrea Legni con lo scopo di portare a conoscenza la popolazione sulle reali conseguenze di quella scelta. Un tentativo per fermare il disastro petrolifero che sarebbe avvenuto da lì a poche settimane con il mancato raggiungimento del quorum e con una vincita a testa bassa dell'ennesimo errore che dimostra ancora una volta quanto l'Italia non sia realmente consapevole di se stessa.

 

Con i dati alla mano la Basilicata - che è il centro più grande per l'estrazione di petrolio in Italia - ha causato centinaia di morti: nel 2000 grazie a uno studio (che non è stato più aggiornato) sono raddoppiati i casi di tumori. A tal proposito non si può fare a meno di citare Nero d'Italia, documentario di Valeria Castellano.

In una sola regione vi è il 70% dell'estrazione del greggio nazionale: lo chiamano il Texas italiano, ma lo è fino a un certo punto. Difatti la Basilicata è una terra piena di risorse, di beni

culturali e soprattutto è popolata, quindi non è un luogo desertico con la sola ricchezza petrolifera come nel caso dello Stato americano citato. Inoltre vi è il problema della bassissima percentuale che queste estrazioni portano al fabbisogno reale della popolazione.

Il greggio qui estratto viene portato a Taranto in Puglia per essere raffinato con conseguenze altrettanto inquinanti su ambiente e persone: vengono contaminati aria e terreni, vi è una crescita dei cancri provocando un'emergenza sanitaria, specialmente per le fasce più deboli come quella dei bambini.

Le persone che vivono e denunciano tutto questo però non vengono ascoltate dallo Stato e nemmeno dalla stampa, ritrovandosi sole. Gli studi scientifici che vengono fatti spariscono, non vengono aggiornati o risultano solo ipotesi e terminano lì. Nel frattempo ecco che le acque risultano anomale per il territorio, il miele e il vino non si vendono perché le persone pensano fortemente che siano inquinati, muoiono le carpe, i vitelli nascono malformati. Così, si perdono i DOP e i DOC per favorire il petrolio.

 

Tornando poi al discorso più ampio “trivelle in mare”, oltre che mettere a rischio l'ambiente per una possibile fuoriuscita di petrolio, con le esse l'inquinamento avviene in quanto scavando decine di metri sotto il mare è possibile toccare falde acquifere che poi arrivano a noi. Inoltre gli impatti acustici che le navi provocano durante la ricerca di petrolio danneggiano animali marini come i delfini. Questo si aggiunge ai problemi provocati dai porti, dalla pesca eccessiva, dall'esercitazioni militari che diminuiscono la biodiversità.

 

Un aspetto importante che il documentario ha trattato e di cui pochi ne sono a conoscenza, anche se è da anni che si cerca di parlarne, è il pericolo catastrofico che si rischia di provocare se una di queste trivelle tra Sicilia, Calabria e Campania dov'esse toccare una delle vene del vulcano sottomarino attivo presente in quella zona che è ben più grande dell'Etna provocandone l'eruzione.

 

Tutti questi elementi sommati porterebbero qualsiasi cittadino sano a usufruire delle sole energie rinnovabili, come fanno già molti Paesi del Nord, ma del resto gli interessi dello Stato e di alcune aziende potenti sono più importanti del bene della popolazione e quindi si concede a stranieri suolo pubblico a bassissime royalties che qualcuno preferisce definire “convenienti”.

 

 

 

 

Film disponibile direttamente su:

QUALE PETROLIO?

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