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MANIFESTO 0: LA BELLA ADDORMENTATA è l'ultimo film di Bellocchio uscito pochi mesi fa che tratta in modo particolare una storia vera e il tema dell'eutanasia. BEYOND PERCEPTION è l'ultimo lavoro che hai fatto e ha in comune lo stesso tema. Un tema che fu trattato per la prima volta in Italia nel film LA FINESTRA SUL MARE e che ancora oggi è un tema scottante che divide il pubblico. Da cosa è nata questa voglia di raccontare una situazione così drammatica?

ALESSIO BIAGIONI: E’ stata una necessità. Era dalla morte di Elauana Englaro che pensavo di scrivere una storia sull’argomento, ma le idee che avevo non mi sembravano adatte per la trasposizione cinematografica. Finchè a gennaio di quest’anno ho avuto come un’illuminazione. Non parlare del tema direttamente, ma usarlo come cornice a una storia di amore, qui concepito non come sentimento ma come scelta della volontà. Io decido di amare quella persona tutta la vita, senza se e senza ma. Infatti il mio cortometraggio parla innanzitutto di una coraggiosa scelta di amore. Nella vita ci troviamo ad affrontare tante scelte, la tematica sociale che traspare nel film è sì un argomento drammatico ma da questo punto di vista volevo mettere lo spettatore davanti al nudo fatto concreto e poi fargli vedere che l’amore può tutto.
 

M0: BEYOND PERCEPTION decide di prendere posizione o lascia decidere allo spettatore?
 

AB: Come ho detto ho voluto trattare l’argomento come una storia d’amore. È chiaro che tale scelta implica coraggio, ma penso di aver reso evidente che una persona in stato vegetativo, è una persona da amare, che capisce, che ha dei sentimenti e che ha speranza. Le conseguenze le lascio trarre allo spettatore.
 

M0: Hai iniziato a lavorare nel 2004 quindi in un mondo cinematografico che ormai fa uso per questioni di tempo e denaro esclusivamente del digitale. Hai mai pensato di fare qualche cosa con la pellicola?
 

AB: Più che pensato, sognato. Per ora ho lavorato in produzioni low budget e non me lo sarei potuto permettere. Comunque sarei fiero di collaborare a una produzione in pellicola.

M0: Hai fatto diversi cortometraggi horror, drammatici, comici, thriller. C'è un genere che preferisci?
 

AB: Ho sempre preferito l’horror è un genere che si può benissimo utilizzare per parlare indirettamente di altri argomenti, giocando sulle emozioni e non tanto sui dialoghi o sulla storia. E’ suggestivo per le analogie. Puoi parlare della lotta tra il bene e il male, dell’egoismo, del senso della vita, dell’amore attraverso una storia emozionante. Comunque ultimamente ho in mente molti soggetti thriller e drammatici.
 

M0: Sei stato oltre che regista anche sceneggiatore e produttore. Di queste tre figure quale pensi ti riesca meglio? L'hai sempre fatto perchè ti piaceva o perchè era necessario?
 

AB: Sinceramente io amo scrivere, è un “vizio” di famiglia, mio padre scrive poesie e saggi filosofici e mio nonno scriveva aforismi e racconti. Per questo la sceneggiatura è la parte che mi affascina di più. Se dovessi scegliere farei lo sceneggiatore a tempo pieno.

M0: Il lavoro del produttore non è facile, soprattutto nel panorama del cinema italiano. Lasciando da parte l'indipendente e l'underground a oggi in Italia mancano veri e propri produttori che si sappiano lanciare, buttarsi nel produrre cose che vanno al di là della commedia e del drammatico. Tu da produttore come la vedi?
 

AB: E’ difficile trovare finanziamenti, molte volte bisogna puntare sull’entusiasmo e sulla pazienza altrui. Però volendo si possono fare belle cose anche con un piccolo budget. E’ chiaro che manca il coraggio di rischiare. Io penso però che la produzione cinematografica così come culturale in genere non debba essere tutta sulle spalle dello Stato. Lo Stato non può certo accontentare tutti, potrebbe però dare solo degli incentivi ad investitori privati e ad associazioni. La cultura non deve essere costruita a tavolino dallo Stato ma dalla società civile che ha delle sue esigenze. Per esempio un’associazione che si occupa di senzatetto ha l’esigenza di far conoscere certe situazioni: si dovrebbe muovere per sollecitare investitori a fare un film sui senzatetto. Lo Stato verrebbe in aiuto ma là dove il privato e la società civile non arriva.
 

M0: E da regista?
 

AB: Un regista è interessato a una storia e oggi cerca quasi sempre invano finanziamenti per il suo progetto. Anche qui è lo stesso discorso di prima, deve avere come referente il tessuto sociale dove lavora dove vive, a cui è rivolto il suo progetto, non solo un’istituzione pubblica che molte volte è staccata dal territorio da dove nasce la produzione.
 

M0: Si è vista la collaborazione con Mirko Malavolta, Alessandro Daquino e Raffaele Totaro. Come sono nate le vostre collaborazioni? Fanno parte di qualche tua associazione?
 

AB: All’inizio abbiamo creato con Mirko Malavolta e altri ragazzi, fra cui Marco Labate che collabora ancora con me, la Crea Cinematografica ASD, associazione che nasceva da un rapporto di collaborazione fra persone a cui piaceva il cinema, questo è stato anche per al Zer05 Film con Alessandro Daquino. Ultimamente ho collaborato con Raffaele Totaro alla produzione di molti cortometraggi e stiamo costituendo insieme a Marco Labate e Sara Marini la SEDICINONI FILM PRODUCTION, che vuole essere un punto di riferimento per chi ama il cinema qui nella nostra città.

M0: Hai fondato diverse associazioni culturali tra cui nel 2009 insieme ad altre figure la ZER05 FILM. Vuoi parlarcene un po'?
 

AB: Abbiamo realizzato molti cortometraggi con questa associazione e da lì poi è nato un nuovo gruppo di lavoro con cui ho collaborato negli ultimi anni con Raffaele Totaro, Marco Labate, Andrea Selloni, Loenardo Monfardini, Carlotta Segoni, Dino Maggio, Sara Marini, Lorenzo Petrogani, Lorenzo Vannucci. Siamo stati un’associazione, diciamo di fatto, tutti provenienti da esperienze diverse e che adesso sarà istituzionalizzata nella SEDICINONI FILM PRODUCTION. Con Carlotta Segoni ho poi fondato la Charlotte ACVP che si occupa di produzione cinematografica e di conferenze aventi ad oggetto tematiche sociali.
 

M0: Avendo sempre trattato cortometraggi credi che in futuro passerai alla produzione o alla regia di un lungometraggio?
 

AB: L’intenzione e la storia da realizzare ci sono, spero in futuro anche i mezzi.
 

M0: A Cinecittà in questi mesi c'è stato un periodo di sciopero. Cosa ne pensi?
 

AB: Penso che sia un periodo nero per tutti i settori, ma la crisi non è solo economica è anche morale, certi problemi si risolvono non solo in politica o sulla piazza ma anche partendo da noi stessi nella vita di tutti i giorni.

Alessio Biagioni

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