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Andrea Pergolesi

Attore di cinema, teatro e pubblicità.

 

Biografia Andrea Pergolesi

 

MANIFESTO 0:

L'attore è il ruolo più gettonato all'interno del mondo audiovisivo, ma questo comporta una vera e propria lotta per superare i casting oltre a un impegno nel cercare di migliorare sempre se stessi. Sei d'accordo? Quali sono le difficoltà maggiori che incontri o hai incontrato nel tuo lavoro?

 

ANDREA PERGOLESI:

Sì purtroppo è il più gettonato perché implica la voglia di apparire, che al giorno d’oggi è molto forte, come sappiamo. Una delle difficoltà di questo lavoro deriva proprio da questo: molte persone vogliono farlo partendo da una motivazione di fondo sbagliata, superficiale. Per quanto riguarda il superare i casting: la maggior parte delle persone deve superare dei colloqui per garantirsi un posto di lavoro, e poi è fatta, per gli attori invece i colloqui non finiscono mai. Migliorare sé stessi, continuamente, invece, non lo ritengo caratterizzante questo lavoro più di qualsiasi altro; mi pare invece un dovere morale di ciascuno di noi.

Le difficoltà sono tante: lo stress di dover sempre essere giudicato, l’imparare a non demoralizzarsi quando non scelgono te, l’incompetenza di chi si inventa mestierante del cinema solo perché ha dei soldi da buttare ma pretende di saperne più di tutti, l’arroganza di alcuni colleghi (quelli cani, gli attori bravi sono sempre i più umili), il cercare da qualche parte l’inifinita pazienza di aspettare il momento giusto. Proprio durante la Mostra del Cinema di Venezia di quest’anno, un produttore piuttosto affermato mi ha detto: “io non so come fate a fare questo lavoro…siete dei missionari, ecco cosa siete: dei missionari!”. 

 

 

 

MANIFESTO 0:

Sei molto giovane ma con alcuni film in cui hai recitato sei stato già a festival come Cannes

o Venezia. Da cosa è partita l'idea di diventare attore?

 

ANDREA PERGOLESI:

Sì devo dire che per ora sono stato fortunato. Ci sono attori che aspettano tutta una vita

prima di partecipare a festival come quello di Cannes, io ci sono riuscito con il mio primo film

(Impardonnables di André Téchine). Mi sono solo trovato nel posto giusto al momento giusto.

L’idea di far l’attore è partita da altri: ero ad un concerto, mi hanno proposto di fare un casting.

Andò bene e mi consigliarono di sviluppare le mie capacità. Ho bussato ad una scuola di teatro,

ho fatto un provino per entrare, senza sapere nulla di recitazione; è andato bene anche quello,

fortunatamente, molto bene. Ma non avevo soldi per pagare la retta. Il direttore artistico del

teatro, e mio futuro maestro di recitazione, che aveva già notato qualcosa in me durante

l’audizione, mi diede allora una borsa di studio, che mi permise di frequentare la scuola per

due anni. A lui devo tutto: Grazie, Riccardo.

 

 

 

MANIFESTO 0:

Dalle grandi produzioni ai piccoli film indipendenti, tra corti e lungometraggi, puoi contare diverse esperienze. Hai trovato difficoltà nelle produzioni underground oppure anche con i registi più affermati le problematiche si verificano lo stesso?

 

ANDREA PERGOLESI:

Le difficoltà con le piccole produzioni di solito sono legate al non avere i mezzi per fare alcune cose, quindi difficoltà finanziarie, cioè soldi. Con le grandi produzioni la difficoltà è comunque la stessa: i soldi. Siccome ce ne sono tanti in ballo c’è più stress, bisogna correre perché il tempo è denaro, gli sponsor ti cambiano la sceneggiatura perché hanno potere economico.

Con le produzioni underground si lavora meglio: c’è tempo di fare le cose per bene, nessuno fa il divo, il cast (sia tecnico che artistico) è di solito più affiatato. Nelle produzioni “piccole” si fanno le cose per passione, per urgenza di raccontare, non per guadagnare, non ci sono mercenari: quindi normalmente il contenuto artistico è più elevato.

 

 

 

MANIFESTO 0:

Durante l'ultima Mostra del Cinema di Venezia è stato presentato “Il Leone di Vetro”, mentre “Il Segreto di Italia” di Antonello Belluco è in post-produzione. Per i prossimi mesi invece a film parteciperai?

 

ANDREA PERGOLESI:

Sì, la presentazione de “Il Leone di vetro” è andata molto bene, il film è

piaciuto. Però è ambientato in Veneto e la maggior parte del pubblico

era di questa regione, dunque è stato facilmente coinvolto dalla trama.

Il vero banco di prova sarà Roma, dove ci sarà una prima del film a fine

Ottobre.

Invece la post produzione de “Il segreto di Italia” è finita, il film è pronto,

uscirà al cinema il 20 Novembre. Anche questo sarà un film che farà

discutere molto, dato i contenuti non facili.

Per quanto riguarda i futuri film, uno che ho già fatto (oltre ai due citati)

uscirà nei prossimi mesi. Altro non posso prevedere: ci sono parecchi

progetti, ma non sono ancora in grado di dire se partiranno o meno,

quindi per scaramanzia non voglio menzionarli: per ora di sicuro, nel

prossimo mese e mezzo, ci sono due cortometraggi e una web series,

tutti da coprotagonista.

 

 

 

MANIFESTO 0:

Cosa ne pensi del cinema italiano?

 

ANDREA PERGOLESI:

Potremmo parlarne per ore, mi limito a dire questo: credo che di fondo ci sia un problema culturale, poiché l’arte di un paese è sempre lo specchio di questo.

Ci sono troppi soldi per le porcherie e pochi per i progetti molto più validi che diventano in questo modo irrealizzabili. La gente queste porcherie va a vederle facendo guadagnare ai produttori che correranno ad investirli in altre porcherie: è un circolo vizioso, di cui siamo colpevoli tutti, mestieranti e spettatori. Ma fortunatamente, ci sono delle spettacolari eccezioni: il talento a questo Paese non è mai mancato, d’altronde.

 

 

 

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