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MANIFESTO 0: Prima di laurearti in Sociologia frequentasti un Liceo Artistico, quindi la creatività era già una parte di te, ma quando hai capito che il cinema era la tua strada o meglio che il cinema ero il tuo sfogo artistico?


ANDREA RICCA: Fin da piccolo disegnavo in continuazione e cercavo di raccontare delle storie. Poi mi sono appassionato al cinema, anche grazie a riviste come Ciak. Lavorativamente ho cominciato realizzando fumetti didattici per le scuole, passando poi alla grafica 3D e collaborando con aziende come il Giffoni Film Festival. Il cinema mi appariva come l’evoluzione delle storie disegnate e quindi ho incominciato a girare dei cortometraggi che hanno avuto un’ottima ccoglienza e questo mi ha spinto a continuare su questa strada fino a mescolare riprese dal vero ed immagini generate al computer.

M0: Il tuo budget è sempre stato 0. Molti registi italiani che hanno le idee migliori lavorano nell'indipendente o nell'underground e molto spesso devono rinunciare alle proprie idee per mancanza di soldi. Credi che se il cinema di genere fosse sovvenzionato di più il livello del cinema italiano si alzerebbe?


AR: Il cinema di genere è molto amato dal pubblico che, anche in Italia, affolla le sale per vedere i prodotti americani. Alla fine degli anni ’70, negli U.S.A. sono nati i grandi blockbusters che si sono imposti al mondo con livelli di produzione altissimi  scoraggiando di fatto la competitività delle cinematografie nazionali europeee. Così ci si è orientati verso il cinema d’autore ed attualmente si respira ancora molta sfiducia verso l’idea di un rilancio del cinema di genere italiano, nonostante i costi produttivi ribassati potrebbero far intuire degli spiragli di rinascita.


M0: Questa situazione non è la prima volta che si presenta nel nostro cinema. Credi che gli italiani impareranno mai a gestire o meglio vedere il cinema come industria cinematografica?


AR: Sicuramente l’industria è qualcosa che si basa sulla competitività, per cui se i film che vengono prodotti sono disinteressati al guadagno in sala perché già coperti nei costi dai budget delle varie tv ecc. difficilmente i produttori sentiranno la necessità di lanciarsi in nuove avventure.

M0: Alcuni giorni fa è uscito al cinema il film d'animazione realizzato con la tecnica della CGI dal titolo I GLADIATORI. Hai qualcosa da dire a proposito?


AR: E’ un film completamente in 3D, distribuito internazionalmente e prodotto in Italia. Aldilà di quelli che saranno i risultati farei i miei complimenti ai realizzatori della Rainbow. Forse la grafica al computer può essere un modo per uscire dai confini nazionali.


M0: Il tuo mito è Carlo Verdone ma guardando i generi cinematografici che trattate sono nettamente differenti. Inoltre l'ultimo Verdone non è molto apprezzato soprattutto dalla critica. Come mai questa stima nei suoi confronti?



AR: I miei riferimenti principali sono i film americani di fantascienza e fantastico degli anni’50 e ’80. Nel cinema italiano apprezzo autori come Bellocchio e Olmi, mentre nella commedia il mio autore preferito è Carlo Verdone per la grande sagacia nel descrivere gli italiani e perché mi ritrovo un po’ nei suoi personaggi timidi e nevrotici. Inoltre ho avuto la fortuna di incontrarlo di persona ed è stato molto gentile nel valutare alcuni miei corti.


M0: Ci sono registi del tuo genere che ammiri o dai quali in passato ti sei sentito contagiato? E film?


AR: Spielberg, Zemeckis, Lucas, De Palma, Scott sono stati gli autori che mi hanno entusiasmato nell’adolescenza e quindi mi hanno contagiato con i loro film.


M0: Se avessi la possibilità di produrre un lungometraggio basato sul genere sci-fi accetteresti di farlo?


AR: Accetterei sicuramente, magari contenendo i costi e cercando di facilitare il più possibile il processo di produzione degli effetti speciali, in modo da dare agli artisti del 3D il tempo di rodare la propria esperienza in un progetto che attualmente sarebbe piuttosto unico nel panorama italiano.



M0: Il genere sci-fi in Italia non è da molto che viene utilizzato, è stato affrontato solo dai Film Makers o dai registi Indipendenti. Credi che se fosse studiato più attentamente potrebbe avere un suo sviluppo?


AR: Nonostante la fantascienza non sia priva di contenuti, ma rappresenti un modo per riflettere sul futuro dell’umanità, a livello professionale il discorso è sempre di tipo commerciale, in cui bisogna tenere conto di costi e ricavi. Attualmente le tecnologie per le riprese e per gli effetti speciali stanno divenendo sempre più economiche, ed il mercato può aprirsi perlomeno all’Europa. Per questo credo che la risposta possa essere affermativa.

 

M0: Nei tuoi film abbiamo visto mostri giganti, scheletri vivi, ma soprattutto alieni pelosi e non. Tu ci credi agli alieni?


AR: Mi affascinano molto e credo che ci siano altre forme di vita nell’universo. Cinematograficamente sono un modo per introdurre il fantastico nella vita quotidiana ricorrendo a basi di tipo scientifico invece che magico.



M0: Siamo nel 2012 e questo è un anno gettonato per certi temi come alieni, fine del mondo, fantascienza. Non hai pensato di fare un film a questo proposito?


AR: Avevo progettato un corto, con tanto di sopralluoghi e storyboard, basato su una misteriosa eruzione vulcanica che distruggeva un paesino di montagna. Purtroppo si è rivelato un progetto piuttosto impegnativo dal punto di vista degli effetti speciali e non è andato avanti.
Forse il soggetto sarà nato proprio dal fatto che in questo periodo si parla di temi catastrofici.

M0: Farai mai un film sul futuro?


AR: Mi piacerebbe. Le scenografie della fantascienza sono molto costose, ma ambientandolo in un futuro post-apocalittico ci si potrebbe arrangiare con qualche fabbrica in disuso.


M0: Ultimamente a Cinecittà sono successi alcuni fatti che hanno sconvolto una già dura realtà. Come hai reagito a certe notizie?


AR: A parte il valore storico, culturale ed emotivo di Cinecittà per l’Italia, mi fa piacere che i giovani si impegnino a combattere per migliorare la situazione a dimostrazione che non si rimane soltanto imbambolati davanti al computer ma persistono degli ideali.

 

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Andrea Ricca ha anche scritto un libro, "EFFETTI SPECIALI LOW BUDGET", dedicato alla realizzazione di effetti speciali in digitale a basso costo, per registi e cortisti indipendenti. Edizione Dino Audino.

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