MANIFESTO 0: Le tecnologie digitali stanno alla base del tuo lavoro. Hai fatto uso molto spesso della tecnica della CGI per i tuoi lavori e hai ricevuto molti riconoscimenti per la qualità sia tecnica che creativa dei tuoi prodotti. Per quanto riguarda invece il 3D che ultimamente ha ripreso piede dopo l'uscita di AVATAR cosa ne pensi?
ASCANIO MALGARINI: La stereoscopia è una tecnica che risale agli anni 20 e che ad intervalli di circa 30 anni viene riproposta al pubblico come novità. Certamente oggi la tecnica è molto avanzata, e l’effetto molto più valido che in passato, ma personalmente non mi convince mai del tutto. Film come Avatar, complice soprattutto la novità, ne hanno approfittato enormemente, altri l’hanno adottata sulla scia di una moda, con risultati altalenanti.
Di certo è una grande opportunità in termini di distribuzione, perché ci sono molte sale attrezzate e relativamente pochi titoli 3D. Inoltre penso che sia anche un modo per contrastare la pirateria, dal momento che l'effetto 3d, per funzionare a dovere, necessità di filmati di altissima qualità.
Io ho fatto qualche esperienza in passato, ad esempio alcune scene di Fairytale le abbiamo girate in 3D e nel lontano 2006 ho realizzato un filmato stereoscopico per il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Tuttavia non ho ancora trovato un progetto cinematografico che avesse realmente senso girare in 3D, chissà, magari in futuro...
M0: In Italia i film nostrani che riescono ad avere una distribuzione nelle sale non fanno uso di effetti speciali, contrariamente a molti registi indipendenti e underground che invece li usano. Come mai pensi che ciò avvenga?Per questioni di denaro?
AM: La realtà è che spesso gli effetti ci sono, ma sono invisibili, e servono a correggere errori, come rimuovere o aggiungere dettagli scenografici. Il problema non è l'uso degli effetti, ma il fatto che in Italia si fa pochissimo film di genere, credo che l'ultimo film di fantascienza sia Nirvana...
Nel circuito indipendente invece i generi vanno per la maggiore, con un conseguente utilizzo di queste tecniche, sia digitali che non. Paradossalmente quindi si usano più effetti nei film con bassi budget che nella produzione di alto livello. Credo che sia principalmente un problema di carattere produttivo, chi produce evidentemente ritiene che non ci sia un pubblico interessato a questo genere di prodotti, e non prende realmente in considerazione l'idea di fare dei film che possano essere distribuiti all'estero...
M0: Recentemente è uscito I GLADIATORI un lungometraggio d'animazione italiano che fa uso della tecnica della CGI. Ti è capitato di vederlo?
AM: Non ancora, ho visto solo i trailers, ma sembra un ottimo prodotto. Una realtà rara per l'Italia, e sopratutto coraggiosa, un prodotto che evidentemente è pensato per una distribuzione internazionale. Mi fa veramente piacere vedere esempi di questo genere e spero che abbia il successo che merita.
M0: Sei un'ottima maestranza nel panorama audiovisivo nostrano ma qui in Italia c'è ancora nel 2012 una certa discriminazione che vede considerati inferiori i registi pubblicitari o di videoclip a quelli che fanno cinema. Perchè pensi che ci sia questo tipo di valutazione? Eppure esistono molti esempi che dimostrano il contrario.
AM: Perché sono due mondi separati e molto specifici in termini di competenze. Credo sia vero che essere un ottimo regista di pubblicità non significhi necessariamente essere anche un ottimo regista di cinema ( e viceversa..). Un conto è fare un film di 30 secondi, un altro è farne uno di 90 minuti, sono due cose molto diverse, anche se egualmente difficili e complesse. Personalmente mi sono avvicinato al cinema per gradi, passando per tutti i formati intermedi, ma nonostante questo devo dire che i problemi sono sempre difficili da prevedere: ci vuole molta umiltà e buonsenso per fare qualcosa di buono, e sopratutto si deve essere pronti ad ascoltare tutti.
M0: Com'è nata l'idea di FAIRYTALE? Era da tempo che pensavi di realizzare un film?
AM: Si, l'idea era nell'aria da qualche anno, ma eravamo molto incerti su che tipo di progetto sviluppare. L'idea era di fare un film di genere, girato in inglese, per dargli delle chance di distribuzione internazionale. Abbiamo pensato a vari generi, poi ci siamo soffermati sul Thriller/Supernatural, più che altro perché ci sembrava più semplice da un punto di vista produttivo.
M0: E la collaborazione con Christan Bisceglia?
AM: Abbiamo incontrato Christian perché cercavamo delle idee, lui ci ha proposto una storia di fantasmi molto suggestiva, che è diventata un cortometraggio dal titolo “The Fairy” che abbiamo co-diretto. Il corto ha vinto dei premi e si è fatto notare da alcuni produttori, nel giro di un anno stavamo lavorando all'adattamento per il lungometraggio. Christian è un genio! Per cui una volta incontrato non ho più potuto fare a meno di lavorare con lui. Ci unisce una reciproca stima ed una perfetta complementarità: Christian ha scritto il soggetto e la sceneggiatura sia del corto che del lungometraggio, io mi sono occupato di tutta la parte visiva, dell'art direction e degli effetti digitali. Insieme abbiamo diretto il film e seguito la post-produzione per circa 6 mesi, senza mai un momento di tensione o di contrasto, una cosa rara e preziosa.
M0: FAIRYTALE che fa ampio uso di effetti speciali che tu stesso ne hai curato la supervisione è stato prodotto da Rai Cinema, come mai questa casa di produzione?Siete andati voi, tu e Christian Bisceglia, a proporre la realizzazione del lungometraggio o ve l'hanno proposto loro?
AM: Una volta girato il cortometraggio lo abbiamo mostrato a più di un produttore. Rai Cinema stava preparando una collana di film di genere a basso budget, il prodotto era perfetto per loro e per noi significava partire con alle spalle un produttore/distributore che poteva cambiare di molto le sorti del film.
M0: Avendo alle spalle una produzione che cmq ha di per sé una certa importanza, la distribuzione italiana di FAIRYTALE è stata più facile?
AM: Si e no. Personalmente credo che Rai Trade abbia fatto un ottimo lavoro sulla distribuzione estera, vendendo il film a paesi come Stati Uniti, Regno Unito, Australia, Corea del Sud, Turchia, e molti altri. In Italia è mancato forse un po di coraggio per portare il film in sala, scegliendo invece una distribuzione sul web. Sinceramente la distribuzione via web non mi dispiace affatto, per certi aspetti credo che questo sia un opportunità per mostrare il film ad un pubblico molto più vasto di quello delle sale cinematografiche. Allo stesso tempo, sapere che in Turchia il film è stato nelle sale per 11 settimane, mentre in Italia non ci è passato neanche per un giorno, un po mi dispiace...
M0: Presentarlo a Cannes vi ha aperto qualche porta internazionale?
AS: Sicuramente ha fatto bene alla distribuzione sui canali internazionali. Per il resto i festival sono delle cose strane, che non ho ancora capito del tutto... Se sei una piccola produzione, con un piccolo film, è veramente molto difficile farsi notare..
M0: A Cinecittà negli ultimi mesi c'è stato un periodo di sciopero. Ne avevi sentito parlare? Cosa ne pensi?
AM: Mi fa una grande tristezza vedere che fine sta facendo Cinecittà. Da simbolo stesso del cinema Italiano e non solo, a una specie di museo a cielo aperto per turisti nostalgici degli anni d'oro. Una cosa vergognosa, Cinecittà racchiude un patrimonio di conoscenza e di esperienza che si sta dissolvendo senza che nessuno muova un dito per fermare questo processo. Non posso che essere solidale con chi invece lo considera un delitto.
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