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Premi:

 

 

 

Trama:

Un prefossero di filosofia in simbolo di protesta crocifigge cento preziosi libri della biblioteca

universitaria in cui insegna. Abbandonata la propria vita si stabilisce in un cascinale in rovina sulle rive

del fiume Po. A poco a poco inizia a far parte della comunità autoctona mentre la polizia ancora lo

cerca, in particolare lega con una ragazza che lavora in panetteria che ricambia i sentimenti. 

 

 

Recensione:

Il cristianesimo di Olmi è fuori da ogni dogma, da ogni idea precostituita o  rivelata, è un pensiero

critico, come d’ altronde la fede che lo anima.
Olmi trae virtù dai quattro i evangeli senza farsi incantare dai poteri psicologici del sacro. Le sue

interpretazioni delle scritture bibliche sono molto personali e il modo con cui vive nel mondo è ricco di

fervori etici autentici, una sensibilità che trae spunto proprio da un cristianesimo a lungo studiato in

rapporto alle realtà specifiche di oggi, un amore per l’etica cristiana che si esprime attraverso l’arte

della metafora così presente nelle sue maggiori opere cinematografiche, i suoi sono film originali in cui la tecnica della finzione dura solo lo stretto tempo necessario a stendere una storia.

I racconti di Olmi si muovono su un bordo sbiadito, in un  confine incerto situato tra realtà e fiction, una realtà  messa in scena in modo sofferto e sentito ma che istruisce come non mai e una fiction metafora che stupisce per come viene selezionata nella sua

immagine tempo: sempre legata a nodi significativi di una storia vera.

CENTOCHIODI è un film che non vuole fare spettacolo, ne è la prova la sua quasi totale mancanza di suspense e di quei comuni congegni narrativi a incastri di storie che sono finalizzati a sorprendere e stupire lo spettatore lasciandolo, all’uscita dalla sala di proiezione, appagato dell’immagine vista ma privo purtroppo di senso critico nei suoi confronti.

CENTOCHIODI è un film in stile messaggio, un'opera di pensiero e di contenuti umani molto significativi, quasi un testamento di vita forse suggerito dall’età preziosa di Olmi, ricca di esperienze artistiche di rilievo, un’età ormai prossima ai settantasette anni ma che sembra destinata a produrre nuove opere di pregio analitico.
Olmi si cala con grande determinazione in una interpretazione inedita di quella complessa geografia del pensiero sociale volgare presente nella vita reale della gente di oggi, e usa a proposito anche gli strumenti espressivi offerti dall’arte cinematografica contemporanea perché gli pare che essa sia legata in qualche modo alle caotiche culture di massa  del post-moderno, tutto ciò lo fa mettendo a fuoco  le relazioni umane che più caratterizzano la spaccatura tra cultura accademica e culture orali, una frattura grave in grado di generare schizofrenie e incomunicabilità territoriali non da poco che nasce in un contesto storico dove le istituzioni del nostro paese sono o  assenti o impotenti forse perché prive delle risorse necessarie per avviare un lavoro di studio di certe realtà specifiche o perché il processo oggettivo del cambiamento sociale ed economico è troppo forte e sorvola cinicamente certe rapporti sociali considerati a torto minori.

Olmi cerca disperatamente lo spirito dove sembra non esserci più: nel sociale disagiato. Quello spirito che gli pare esista oggi solo nei libri, e che  non riesce più a transitare nel reale del mondo come accadeva un tempo.

Crocifiggere i libri che hanno distrutto la cultura orale, divenendo luoghi aristocratici, è un modo per Olmi per sottolineare il fallimento della scrittura rispetto ai bisogni di soluzione dei grandi problemi umani e sociali presenti nel mondo. Questi ultimi infatti, nonostante tutta la cultura acquisita dall'uomo e trasmessa attraverso i libri, tendono sempre più ad aggravarsi senza lasciare intravedere all’orizzonte spiragli di speranza.

L'intellettuale di oggi, assimilato totalmente al mondo tecnologico e a ciò che è utile, si separa da tutto ciò che è inutile ma vero, cioè spirituale, ricco di valori umani...

E’ un film questo di Olmi che rappresenta efficacemente la tragedia così subdola dei nostri tempi: in cui il degrado dell'ambiente e dello spirito umano è presente nel mentre si vive un benessere materiale mai raggiunto.

Il Cristo che Olmi ci presenta non viene ucciso dal mondo, dagli ebrei eternamente gelosi del loro Dio o dalle ideologie ateiste della politica di oggi, non entra in gloria con la resurrezione, è un Messia etico che non ha nulla di sovrannaturale, un uomo comune ma eroicamente sensibile allo scempio di ogni etica, segregato per la sua critica radicale alla cultura che non istruisce più, in una abitazione abituale, comune, posto agli arresti domiciliari, nel pieno rispetto delle procedure civili e democratiche, dimenticato da molti, ricordato e amato dalle persone socialmente deboli di oggi...
E all’orizzonte, nessuna speranza…

Centochiodi

Recensione di Biagio Giordano

Produzione: It. 2007

Genere: Drammatico
Durata: 92'
Regia: Ermanno Olmi
Soggetto: Ermanno Olmi
Sceneggiatura: Ermanno Olmi
Produttore: Cinema 11 / Rai Cinema
Fotografia: Fabio Olmi

Scenografia: Enrico Tovaglieri

Costumi: -

Trucco: -

Effetti Speciali: -

Montaggio: Paolo Cottignola
Musiche: Fabio Vacchi
Cast: Raz Degan (professore), Luana Bendanti (Zelinda), Michele Zattara (Monsignore), Amina Syed (ragazza indiana), Andrea Lanfredi (postino)

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