Scontro tra Titani: Cinema e TV
Quante onde radio intercorrono tra cinema e tv? Nessuna. Il cinema non emana onde radio, ma la tv sì, e lo fa sempre, ininterrottamente, finchè è accesa. Poi si spegne e finisce tutto. Almeno questo è quello che si crede, quello che i fisici dicono, ma i media cosa dicono?
La tv è concubina dell'italiano medio e come ogni mala femmina sa mettere in ginocchio con innata seduzione i cascamorti che le vanno dietro. Ma il potere come si sa non basta mai e la tv si è voluta espandere in altri territori e ha scelto il ricco Stato del Cinema. Un dominio cresciuto poco a poco, nato da un episodio particolare, un episodio e un dominio che in gran parte hanno comportato un fatto grave: il decadimento del cinema nostrano.
Era il 1975 quando la Corte Costituzionale diede il via libera alle tv private. Fino a quel momento la tv e il cinema, anche se con qualche difficoltà, avevano trovato un loro modo per convivere felici. Ma questa nuova libertà data alla tv comportò piano piano l'entrata del trash televisivo nel cinema. Un trash che non è figlio del mezzo tv, ma è figlio di chi la tv l'amministrava. Una concorrenza spietata che ben presto di trasformò in una forma di dittatura di cui il cinema ne era succube. Una catastrofe che ha innescato una reazione a catena che non si è potuta, o voluta, fermare. Arrivarono centinaia di emittenti che spostarono il pubblico dalle sale al salotto, calarono i biglietti venduti ma il loro prezzo si alzò, molte sale iniziano a chiudere i battenti. Gli esercenti avevano paura e lo stesso valse per distributori e produttori, ai quali li sarebbe bastato un passo falso e avrebbero rischiato di porre la parola fine davanti alla loro carriera.
Alla gente piaceva la tv, era come il cinema, solamente più piccolo, ma era (in un certo senso) gratis, per vedere i film non c'era bisogno di fare la fila, si poteva andare tranquillamente in bagno e parlare durante la visione, il mangiare e il bere a portata di mano, il calore dei termosifoni, delle stufette e dei caminetti avvolgeva l'ambiante e la propria cara vecchia poltrona era lì, sotto il proprio sedere... la tv era una cosa meravigliosa!
Ben presto però la tv non divenne allettante solo per lo spettatore, ma lo diventò anche per le stesse maestranze, specialmente per molti registi che dal cinema passarono al piccolo schermo, registi che non riuscivano più a trovare spazio per esprimersi nel cinema o che durante il boom cinematografico non avevano avuto la loro fetta di successo. Ma non è solo il caso di queste tipologie di registi. Anche registi nel pieno del loro successo scelsero la produzione televisiva realizzando ottimi prodotti che riuscirono a far combaciare l'entusiasmo di critica e pubblico portandosi a casa anche premi piuttosto importanti.
Il pubblico era esigente e bisognava trovare un intrattenimento per quegli odiosi spazi vuoti che aveva la tv, quindi perchè non comprare film made in Hollywood (contribuendo così a far risorgere il monopolio USA) o da privati e cineteche. Nasce così un miscuglio tra cinema di genere e d'autore, tra quello vecchio e quello nuovo. E così, il pubblico ormai anziano che il cinema se l'è goduto veramente, valuta il fatto di stare a casa, davanti allo schermo televisivo, e se poi ora ha anche la possibilità di vedersi un buon vecchio film, magari della sua infanzia o della sua adolescenza, è ancora meglio.
Peccato che nel suo insieme come nel caso del dottor Jeckill e Mr. Hyde la tv finisce per trasformarsi in qualcosa di incontrollabile e questo lo si deve alla furbizia micidiale della nostra cara politica di cui sono conosciute l'efficacia e la prontezza di fare qualcosa.
D'altra parte la maggior parte dei registi di cinema si riduce a raccontare la propria adolescenza o a scherzare sui fatti. Gli autori si ostinano a non voler parlare del presente perchè lo ritengono brutto, in realtà la cronaca è la cosa che più interessa allo spettatore. Il pubblico rifiuta questi film scadenti che si trovano al cinema e ben presto voltano le spalle al cinema nostrano preferendo i prodotti hollywoodiani e quelli televisivi italiani. Hollywood diventa il mito, influenza la moda e il costume, i giovani guardano all'America. Il cinema sempre più entra in un periodo di crisi, non è più capace di rinnovarsi, di modernizzarsi, rimane fermo, fermo come la politica che non sa guardare al futuro del proprio Paese. I prodotti cinematografici di questo preciso momento sono prodotti che dovrebbero essere analizzati con un occhio complessivo per intuire che il vero problema del nostro cinema è la mancanza di comunicabilità. Ieri come oggi. Un divario tra cinema d'autore e il prodotto medio sempre più grande dove ognuno pensa a sé e non indaga su quello che gli altri veramente vogliono.
Piano piano però anche le produzioni televisive iniziano a scarseggiare in senso qualitativo finendo per produrre soprattutto telefilm creando una vera e propria industria. Si passa così a pensare a discapito del cinematografo, pianificando un mercato televisivo, quando in realtà dovrebbe esistere una strategia di convivenza tra cinema e tv. Infatti i due mezzi di comunicazione potrebbero convivere in modo pacifico come negli anni '60, quando la tv era ancora interamente pubblica, ma se la volontà governativa rimane quella di lasciar sommergere il cinema decidendo di non mettere delle leggi apposite non possiamo aspettarci uno sviluppo concreto del sistema cinematografico.
Di Von Chanelly
Manifesto 0, 2012
Collaborazioni:
Se anche tu vuoi collaborare con Manifesto 0 o chiedere la pubblicazione di un qualsiasi contenuto inerente scrivici a Emme0Mzero@gmail.com
Tag più frequenti:
© 2012 - 2017 by Manifesto Ø