MANIFESTO 0: Zombi e vampiri sono due figure del cinema horror tra le più amate. Ultimamente al cinema ne abbiamo sentito parlare veramente tanto di questi vampiri e nel cinema più undeground gli zombi sono spesso ripresi. Da cosa è nata la vostra idea di prendere queste due schiere e farle lottare?
DB: Zombi e vampiri stanno vivendo un grande revival, senza dubbio perché entrambi rappresentano una sfaccettatura importante del mondo contemporaneo. Contrapporre quindi lo zombi–massa incontrollata e il vampiro-elite manipolatrice ci è parso estremamente attuale ed interessante visto il momento storico che stiamo vivendo.
M0: I protagonisti sembrano essere proprio queste due fazioni ma all'interno del plot narrativo c'è la presenza degli esseri umani che sono per di più vittime. Dietro questa decisione c'è sicuramente una “filosofia”, giusto?
DB: Certamente, come dicevamo infatti, la lotta tra queste due figure rappresenta in qualche modo lo scontro tra due “lati oscuri” dell’umanità e, inevitabilmente, l’essere umano, ovvero l’umanità stessa, non può che essere preda di entrambe le fazioni. L’uomo per sua natura è sempre stato attratto dal suo lato più nascosto.
M0: Il cast vanta la presenza di attori sia italiani che stranieri, in particolare Amin Nour, di origine somala, che ha dato prova di essere un eccellente attore in Good Morning Aman. Al momento della sceneggiatura avevate già in mente chi avrebbe interpretato cosa o la scelta del cast deriva da alcuni provini?
DB: La scelta di coinvolgere attori provenienti da diversi paesi nasce principalmente dalla volontà di girare in lingua inglese: Carlotta Morelli, Jonathan Silvestri e Romina di Lella, sono attori capaci di recitare in inglese alla perfezione. Per quanto riguarda Amin Nour, oltre ad essere uno dei cofondatori del nostro collettivo è soprattutto un ottimo attore e un volto perfetto per il nostro Guardiano. Inoltre, la scelta di rappresentare un mondo fantastico contemporaneo, e quindi multietnico, è stata per noi una priorità; il nostro collettivo si è sempre occupato di progetti legati alla multiculturalità, come per esempio, GeNewration, cortometraggio girato a quattro mani da Pietro e Amin.
M0: I Karnel Panic hanno contribuito a realizzare le musiche del film. Il loro è un gruppo underground quindi poco conosciuto tra la grande massa. Come siete riusciti a scoprire la loro musica?
DB: I Karnel Panic sono una delle più longeve tribe tecno italiane e sono di casa al C.S.O.A. Forte Prenestino, dove abbiamo girato il nostro progetto. Abbiamo conosciuto Dep durante le riprese ed è nata l’idea di affidare a lui la colonna sonora. Idea di cui siamo più che soddisfatti, poiché la sua musica così particolare, composta appositamente per il corto, ha donato un tocco di novità a tutto il progetto.
M0: Il film vede la collaborazione di tanti giovani tra cui lo stesso regista Pietro Tamaro. Pietro la scelta di girare un horror è dovuta al fatto che già da tempo speravi di girare un film di genere?
DB: In realtà non mi aspettavo di dovermi cimentare in un film di questo genere per la mia opera prima ufficiale. Quello che speravo era di poter gestire la regia di un progetto ampio, professionalmente strutturato, completo e interessante. Dead Blood è tutto questo e non posso pensare ad un miglior modo per iniziare la mia carriera.
M0: In futuro c'è un genere (l'horror) che vorresti privilegiare? O credi che espanderai le tue regie tra svariati generi? Punti anche al film d'autore?
DB: Per prima cosa, sono convinto che un film di genere possa tranquillamente essere un film d’autore, non che voglia innalzare Dead Blood a questo rango. In ogni caso per quanto riguarda il futuro, non metto limiti alle possibilità creative mie e del nostro gruppo, che dalla sua fondazione si propone come laboratorio produttivo di progetti diversi dal punto di vista del tema e del genere.
M0: Contate di trasformare questo cortometraggio in un lungometraggio. Tenendo conto della situazione attuale del nostro cinema, la realizzazione di questo progetto sta incontrando difficoltà?
DB: Sarebbe bellissimo poter produrre il nostro lungometraggio in Italia con una produzione totalmente italiana. Siamo però ben consapevoli della situazione produttiva del nostro paese, per questo abbiamo deciso di girare il corto e di scrivere la sceneggiatura del lungo in inglese. Speriamo così di mettere insieme una coproduzione europea. In ogni caso le difficoltà sono molte, ma non ci scoraggiamo.
M0: Si è sentito varie volte, da parte di chi lavora in questo mondo da anni se non da decenni, dire che i giovani di oggi oltre ad essere il futuro potrebbero cambiare la situazione del nostro cinema. Si sa che però i giovani, intesi come adolescenti, il cinema italiano non lo guardano nemmeno di striscio, eccetto le visioni in sala di qualche sporadico cinepanettone o le visioni di qualche accurato cinefilo.
Crescendo a prodotti televisivi deprimenti e senza un ben che minimo di cultura nostrana cinematografica pensate che possa ritenersi valida questa fiducia nel giovani?Tenendo conto che molti progettano la fuga..Ve lo chiedo perchè la Baburka Production è una casa di produzione che è rivolta ai giovani gestita dai giovani.
DB: Il discorso sui giovani che non fruiscono buon cinema nostrano è un’arma a doppio taglio. Se è vero che il mercato del cinema sta cambiando radicalmente, internet per primo ne ha sconvolto le basi, è anche vero che sono pochissimi i prodotti di buon livello adatti al pubblico giovanile. Questo perché manca la vocazione da parte delle case produttrici di creare qualcosa di nuovo e, soprattutto, di avere fiducia nelle idee dei giovani stessi.
M0: Sempre rimanendo sulla vostra casa di produzione come pensate di gestire questa produzione rivolta ai giovani? Cercate di studiare i gusti dei giovani di oggi? Che cosa possa indurli a vedere film appartenenti al cinema italiano?
DB: Il fatto di essere noi stessi appartenenti alla categoria “giovani” ci aiuta a rivolgerci a loro più facilmente visto che produciamo sole idee che per prime devono soddisfare noi stessi. Pensiamo inoltre che il non cercare di produrre qualcosa di costruito a tavolino permetta di produrre film più sinceri e credibili dal loro punto di vista.
M0: A Cinecittà si è svolto un periodo di sciopero. Voi (e mi rivolgo a tutti, produzione cast e troupe) cosa ne pensate? Come vivete questa situazione? Anche il fatto di non potervi esprimere come volete perchè il sistema in qualche modo vi blocca vi crea diversi disagi immagino..
DB: Certamente non è una situazione semplice da affrontare, perché se da un lato è come se portassero via la nostra memoria cinematografica collettiva dall’altro è indubbio il gran numero di errori commessi da chi aveva responsabilità della direzione e della salvaguardia di Cinecittà. Purtroppo è uno dei molti mali italici, siamo sicuri che in altre nazioni di un patrimonio culturale come gli Studios avrebbero maggiore considerazione.
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