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Domiziano Cristopharo

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Manifesto 0: Con RED KROKODIL, il tuo ultimo lavoro, termina il ciclo dei “Manichini di Carne”, come mai questa scelta? Che succederà? Intraprenderai nuove strade?



Domiziano Cristopharo: Beh ogni film è stato un “percorrere nuove strade” per me. Non ho mai fatto un film simile all'altro, ne per genere ne per stile. Infatti è bizzarro che vengo categorizzato come regista “horror” quando in effetti l'unico horror che ho fatto è stato HYDE'S SECRET NIGHTMARE che ancora è in fase di post produzione.
I manichini di carne sono “corpi” che si prestano alla rappresentazione fisica di una idea; Con RED K ho distrutto il corpo in funzione di una idea. Mi sento orientato verso lidi molto più interiori che esteriori adesso, meno cupi e violenti. Principalmente quando ho detto che chiudevo un cerchio, intendevo che non voglio più lavorare per progetti low budget per conto di terzi: ho dato molta disponibilità e chi voleva e poteva coglierlo doveva farlo quando avevo quell'entusiasmo che ora ho perso; visto che in Italia si producono cani e porci... io non credo davvero di esser da meno, quindi d'ora in avanti se devo lavorare voglio la giusta paga o altrimenti ho di meglio da fare. La nostra industria è davvero mal messa e non per fattori economici, ma culturali, ed il problema vero è che ai posti che contano c'è gente che a malapena sa contare e/o parlare in italiano corretto e predilige far lavorare amici amanti e parenti invece di chi sa lavorare davvero.



M0: Hai definito RED KROKODIL il film più intimista di tutti, un dramma neorealista. Credi che ci potrebbe essere una distribuzione italiana?



DC: Bah, di recente una distribuzione me lo ha scartato proprio perchè mi ha detto “E' troppo bello rispetto agli altri film che abbiamo in catalogo per questo anno... ci obbligherebbe a fare un lavoro diverso e impegnare troppe risorse”... quindi fa tu. Esser distribuito qui oramai è una cosa che mi riguarda e interessa fino a un certo punto.



M0: Come vi siete conosciuti tu e Brock Madson?Quando hai capito che sarebbe stato perfetto nel ruolo del protagonista di RK?




DC: Brock lo conoscevo come modello, e mi era sempre rimasto impresso per via della sua fisicità ed il suo volto particolarissimi e camaleontici. Inoltre la sua energia era molto positiva, conoscendolo e conoscendo meglio la sua storia, mi son convinto sempre di più che fosse la persona giusta per interpretare il ruolo da protagonista (l'unico) nel mio film.



M0: Sempre in RK hai lavorato con Alexander Cimini che è il compositore del film. Qual'è il vostro rapporto?




DC: Un rapporto di stima amicizia e rispetto profondi. Alexander non è solo un compositore, ma un apprezzato regista che ha vinto con M.A.R.C.O. il RIFF lo scorso anno.



M0: Da anni trovi consensi da parte del pubblico statunitense ma vieni ignorato da quello italiano. Come percepisci questa realtà?



DC: In modo molto positivo. Da noi c'è un pubblico eterogeneo, ma quello di “qualità” è purtroppo molto ridotto. Pochi ma buoni quindi... ma nonostante la soddisfazione personale che può dare l'avere un pubblico così attento ed affezionato, i grandi numeri mancano affinchè la distribuzione ed i gestori di cinema si convincano a dare più spazio al cinema alternativo. Fai eventi a pagamento e si lamentano che il biglietto costa troppo... li fai gratis e le sale son vuote perchè vanno a fare l'aperitivo... beh si rispetto all'estero purtroppo siamo un Paese con un pubblico culturalmente pigro e viziato.



M0: Più volte nei tuoi film hai fatto uso di maschere. Come mai questa scelta registica?




DC: Beh vengo dal teatro... come non potrei rafforzare i miei simboli senza maschere?



M0: P.O.E. Poetry Of Eerie, quindici registi dai variegati stili... vuoi raccontarci di questa avventura?




DC: L'idea venne a me e Giovanni Pianigiani durante un festival... eravamo li in molti... si dicevano le solite cose “sarebbe bello unirci” “sarebbe bello fare” e così lanciammo la sfida: poche chiacchiere e facciamo. Partiamo tutti dallo stesso autore e dagli stessi mezzi ossia ZERO e vediamo davvero chi sa fare e chi no. Inutile dire che molti aderirono molti sparirono strada facendo. Si può ben dire che POE sia il risultato eterogeneo e sconclusionato di un esperimento collettivo bizzarro, imperfetto, ma affascinante proprio perchè pieno di carattere: chi è giunto fino alla fine di un esperimento simile di certo ha un gran cuore, cervello e molta umiltà!



M0: Il 2011 è stato un anno fruttifero, riesci a produrre i tuoi film in tempi abbastanza veloci per un regista indipendente. Cosa ti da questa carica?




DC: Mah, è ovvio che quel che faccio mi piace. Un attore finito un film si butta in un altro, un direttore della fotografia pure (magari anche solo per guadagnare), uno scrittore non smette mai di scrivere etc etc... quindi perchè non dovrebbe farlo un regista un film dopo l'altro? Non ho bisogno di raccogliere le idee, ne ho tante che mi frullano in mente e poi col budget di uno so farcene 3 o 4 quindi perchè privarmi del divertimento di essere impegnato tutto l'anno? Eh eh eh



M0: Lavori sia con attori conosciuti che non. Riscontri differenze nel dirigerli?




DC: Come si sarà notato, son partito da film con cast di grandi nomi per finire con film molto indipendenti ed attori emergenti: trovo onestamente che l'energia che ha un attore al primo film sia ineguagliabile, e di grande stimolo per un regista. Gli attori più navigati dovrebbero a volte esser più umili e meno annoiati... non fare tutto con routine ma permettersi di sorprendersi e sorprendere ancora.



M0: Hai uno stile tutto tuo. Che processo c'è stato per arrivare dove sei in termini stilistici e narrativi?



DC: Mah, onestamente non mi son mai soffermato a voler imitare o copiare nessuno. Studio molto la regia altrui questo si: Polanski, Fellini, Resnais, ma anche Fulci, Bava. Però poi cerco di raccontare a modo mio seguendo l'istinto sul set senza pianificare troppo o pensare troppo alle regole e al “si fa così e cosà”... le cose si fanno col cuore, la tecnica ed i manuali vengono dopo.



M0: Ivan Zuccon è un altro regista italiano del cinema horror che come te trova una distribuzione e ammirazione all'estero. Le vostre strade si sono mai incrociate?




DC: In termini di conoscenza si, professionalmente ancora no... ma avrei molto piacere a condividere un po' di percorso con lui: oltre che un ottimo regista è una ottima persona, e la cosa non è mai scindibile secondo me. Un film rappresenta anche la cultura e l'anima di chi lo fa... e difficilmente una persona negativa o squallida può fare un buon film che sia farina del suo sacco.

Lo contattai per POE 1 o 2, ma era troppo impegnato! Speriamo in un POE 3!!



M0: Sicuramente sarai a conoscenza di quello che sta succedendo in questi mesi a Cinecittà. Cosa ne pensi?




DC: Guarda sarò poco simpatico, ma credo che ciò che sta accadendo... non mi riguarda molto. Cinecittà  da moltissimi anni non è più la fabbrica di sogni che era... e che nemmeno è più nei sogni e nelle memorie di chi la conosceva. Se la son rovinata con le loro stesse mani perchè non si son mai aperti al nuovo, non si son mai aperti... rimanendo chiusi in un ecosistema autonomo di nepotismo e favoritismi, fino alla svendita degli studi prima all'America e poi alla TV per i loro programmi spazzatura.
Quello che accade era un finale già scritto e risaputo. Il cinema del resto è lo specchio di una società, di una linea politica... il cinema si ispira alla vita e la vita si ispira alla TV in Italia. Quindi cosa potevamo aspettarci?
Speriamo che dalle ceneri di questo paese morente rinasca la fenice ma senza volare via oltreoceano come le menti ed i talenti migliori son costretti a fare. O perderemo anche la speranza.





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