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E' abbastanza per te?

9 – 1 + 1 = E' ABBASTANZA PER TE è un Film-Libro (o Libromentario o Script-Movie), una ricognizione

all'interno di una relazione, “estemporanea”, cioè circoscritta in un numero di appuntamenti, atti ad

ottenere una narrazione o una curva di tensione crescente.

 

J.L. Godard parla di sceneggiatura-programma e sceneggiatura- dispositivo. La sceneggiatura cadenza

il lavoro sul set; si sa cosa debbano dire e fare i protagonisti; in un un sistema di produzione che deve

ottimizzare tempi e costi . La sceneggiatura-dispositivo garantisce margini di creatività superiori,

essendo che il film è scritto/tracciato nel corso stesso del suo farsi; improvvisazione, indagine,

spontaneità, cambi di rotta, surfing intuitions. 9-1+1 è un capovolgimento ulteriore : la sceneggiatura,

diventa cinema, cioè è leggibile sullo schermo, pur essendo scritta posteriormente alle riprese, sulla

base di dialoghi improvvisati. In questo senso è invertito completamente l'ordine costituito, in termini

cronologici, cioè se nel percorso ortodosso, la sceneggiatura (poi “nascosta”, rimossa, usata e buttata)

porta al film (e al divismo), qui il volto dell'attrice (quando parla) è “nascosto” dalla pagina della

sceneggiatura, resa visibile dal cartello di stampo classico; anche se nel proto-cinema muto il cartello

era differito rispetto al dialogo.

 

Perché questo gioco?! Per rispondere bisogna citare un altro grande cineasta A. Hitchcock che

intervistato da F. Truffaut, parla di un congegno drammaturgico chiamato Mac-Guffin.

"In 9–1+"1, il Mac-Guffin è, se pur implicitamente, l'intreccio erotico dei corpi, che è in qualche modo evocato fin dal primo appuntamento, per la semplice incontrarsi a bere, di un uomo e di una donna. In questo modo l'eros, la parola greca che sta per amore, si traduce su un piano radicalmente altro, cioè si pone come fede nella tra(n)s-formazione. E quindi il cinema è strumento di indagine, prima che macchina spettacolare, per conoscersi e lasciarsi ri-conoscere, portando, è l'auspicio, lo spettatore ad attraversare se stesso. La parola “ambiguo” nella sua etimologia, significa, indurre l'altro a girare intorno (all'oggetto del desiderio) ma se nel film, l'oggetto del desiderio sembra essere in un primo momento, il corpo o il prestigio, passo dopo passo, passando per le emozioni, diventa poi, il significante stesso.

 

Il film sarà proiettato giovedì 17 dicembre ore 21.30 a Milano presso il Cinema Beltrade.

Redazione

Manifesto 0, 10 dicembre 2015

 

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