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Edoardo Nevola

attore, doppiatore, cantante, musicista, autore

 

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Biografia

MANIFESTO 0: 

Hai iniziato a recitare nel cinema quando eri molto piccolo. All'epoca per te doveva essere, il cinema, un mondo magico, perché lavoravi in un ambiente che solo altri pochi bambini ci potevano lavorare. Ti ricordi che impressione ti dava essere in un set e poi vederti al cinema nel grande schermo? 

 

EDOARDO NEVOLA:

Io ho la fortuna di non essermi mai sentito un divo, certo ero una peste e rivedermi sullo schermo era una semplice gioia. Per quanto riguarda i tempi si, era tutto più tranquillo e a parte pochi molti bambini prodigio di allora hanno proseguito a lavorare soprattutto nel doppiaggio sono famosi anche adesso.

 

 

 

 

MANIFESTO 0:

 Con il passare degli anni il fenomeno dei bambini che lavorano nel cinema è aumentato

perché la stessa cinematografia è cambiata. Molto spesso però capita che chi inizia da

giovanissimo incorra in alcuni rischi e l'avventura cinematografica finisce in brutte strada e gli

esempi sono parecchi. Ai tuoi tempi questo rischio c'era ma non lo facevano trasparire o era un

ambiente tranquillo? . Riprendendo il discorso della domanda 2, la Disney negli ultimi anni ha

costruito un impero, se si può definire così, di giovani attori che vengono sfruttati per un periodo

di lavoro, lanciati alle stelle divenendo lo stereotipo di molti ragazzini e bambini in tutto il mondo

influenzando lo stesso stile di vita, di pensiero e di cultura. Tutto ciò è una fetta consistente dello

star system mondiale. Hai un pensiero su ciò?

 

EDOARDO NEVOLA:

Anche a quei tempi i bambini venivano utilizzati, per esempio lo Zecchino d'oro (quando ero piccolo mi sembrava davvero un mago il " Mago Zurlì ") chi vi parla credeva alla befana. Non dormivo tutta la notte per ricevere i regali e una notte mia nonna si vestì da Befana e trovai la mia prima bicicletta rossa fiammante, giravo intorno al palazzo e mi sembrava di fare il tour de France. I tempi avevano altri ritmi. Io credo ancora alla Befana che adesso chiamo sogno, utopia. Crescere come una pianta, lentamente e scoprire il mondo poco alla volta è sparito completamente.

 

 

Prima di passare alla Disney voglio ricordare un esempio che la dice lunga. Un mio caro amico enfant prodige che non è famoso ma ha fatto dei lavori magnifici perché non è ambizioso e detesta il nostro mondo dove si è amici solo per interessi (questo aspetto esiste in tutti i lavori ma nel nostro è centuplicato) ha un figlio che voleva fare doppiaggio a tutti i costi e glielo ha impedito, fin quando a 14 anni, vedendo che voleva così tanto farlo, glielo permise.

 

 

Passiamo alla Disney ma non solo....non solo la Disney. Una definizione della felicità che mi ha colpito dice "la felicità sta nel costruire un progetto" e credetemi con tanta fatica e sudore. Stanno facendo del male ai ragazzi e gli esempi si conoscono. Oggi è tutto un affare, solo quello interessa. Il successo bisogna avere la forza di gestirlo e può essere nella maggior parte dei casi fonte di grande depressione. Questo che dico ora non l'ho mai dichiarato prima: io intorno ai 30 anni (questa era l'età in cui chi aveva talento raggiungeva il successo) me ne andai, rinunciai al successo, avevo uno spettacolo come protagonista e dovevo essere con una canzone di Zero nel doppio long playng Icaro. Sarei esploso di nuovo come nel Ferroviere ma ero nauseato e mi sentivo nel posto sbagliato nel momento sbagliato e ho inseguito un sogno......ci ho messo 30 anni e adesso incrociamo le dita lo sto realizzando. Ma adesso esiste di peggio nel mio mondo. I media hanno capito quanto tutti hanno fame di vanità e se ne approfittano mettendoli in prima pagina e poi scordandoli.....creando tante depressioni.

 

 

 

 

MANIFESTO 0:

Sei stato diretto da molti registi che hanno avuto una loro influenza sul cinema italiano

come Lina Wertmuller, Mauro Bolognini ma in particolare Pietro Germi, il quale ti ha

dato il trampolino di lancio. All'epoca come ti appariva la figura di Pietro Germi e ora

che sono passati decenni e che lui non c'è più qual'è il ricordo che hai di lui?

 

EDOARDO NEVOLA:

Ho rilasciato diverse interviste su Pietro Germi e tu lo hai centrato pienamente: era un

gigante, anche se non si ricorda mai Alfredo Giannetti. Germi era cupo, timido, delicato, aveva dei tic (che hanno usato con maestria in Divorzio all'italiana, premio Oscar). Per questa sua timidezza ostentava una corazza di difesa ma era molto umano e Giannetti sembrava Gary Grant sempre abbronzato e sorridente (il soggetto del Ferroviere è suo), una granita di caffè con panna. Ho ricordi vaghi, ero sempre con loro in ogni scena anche non mia e imparavo, mi trovavo a parlare con i grandi con naturalezza ma loro sono stati i miei maestri. Due esempi veloci il primo è Saro Urzì che era sempre presente nei suoi film e quando la parte non c'era gli faceva fare il direttore di produzione per farlo lavorare. Il secondo esempio: Germi cominciava a stare male, il film si doveva fermare, ma ai produttori non importava e chiesero a Giannetti di continuare il film....Giannetti si rifiutò e tutta la troup si fermò...lo aspettarono.

Germi comprava i suoi film con la stessa cura con cui li creava. Se arrivava un critico importante sul set non gliene importava niente e ne “Il Ferroviere” ebbe il coraggio di andare anche contro i sindacati....pensa...in quei tempi.

 

 

 

 

MANIFESTO 0:

Il '58 è stato per te un anno pieno di lavoro, hai fatto diversi film, ma non era stancante per un bambino?

E con la scuola?

 

EDOARDO NEVOLA:

No, non studiavo, lavoravo sempre. Ho le copie di contratti miliardari di soldi che non ho mai visto.

Cara la mia mamma, ingenua, di una sensibilità unica e sicuramente preda facile di furbi senza scrupoli,

ma furono proprio quella sua ingenuità e sensibilità che mi salvarono.

Non solo Germi ma anche altri grandi artisti con cui ho avuto il privilegio di lavorare mi hanno insegnato 

che l'arte serve per vivere perché un artista degno di questo nome vede la realtà e ne rende un

capolavoro che ti entra nell'anima per sempre. 

 

 

 

 

MANIFESTO 0:

Hai iniziato a doppiare giovanissimo, proprio nel film di Germi, però si sa che chi fa il doppiatore deve avere una perfetta dizione, ma tu eri solo un bambino. Avevi già sviluppato una buona parlata oppure Germi ti fece seguire da qualcuno per insegnarti a doppiare?

 

EDOARDO NEVOLA:

“Il ferroviere” fu una vera esplosione per me a livello lavorativo, doppiandomi cominciai subito a fare doppiaggio, radio, televisione dal vivo, incontravo fatiche sempre ardue che affrontavo senza sentirne il peso, quello era il mio mondo e tutto sembrava naturale. Vorrei fare una precisazione, in questo campo le mamme sono molto importanti alcune molto ambiziose per i loro figli e devo a mia madre, diversa dalle altre, il fatto di essere sempre rimasto me stesso. Ma crescendo mi sono sentito sempre fuori dal coro, vedendo con quanta voglia di arrivare, guadagnare di più, ormai il doppiaggio mi stava stretto.

 

 

A parlare imparai sul campo, poi mia madre parlava un perfetto italiano e il resto lo fecero i direttori. Molto duro comunque: al leggio ero sempre quello che creava distrazione perché giocavo e per un non nulla ridevo come un matto....

normalissimo per un bambino.

Pietro Germi diceva che l'inferno in terra sono i salotti...ebbene sono cresciuto nell'inferno. Ma ho

anche dei ricordi meravigliosi...Stefano Sibaldi e tanti altri di alto spessore umano e artistico.

 

 

Prima di continuare vorrei descrivere il mondo del doppiaggio che sembra tutti vogliano fare adesso.

E' il mondo dove tutti i difetti del mio mondo apparentemente rilucente e splendente sono esaltati,

infatti è il mondo artistico meno vivo che abbia vissuto. Si respira voglia di competizione e potere

continuamente dietro una patina di abbracci e sorrisi. Mi salvò in parte la televisione con grandi

soddisfazioni in sceneggiati storici e il teatro con le calde tavole del palcoscenico...ricorderò per

sempre la mia prima entrata in scena. Un momento magico, tutte quelle teste che reagivano ad ogni

mia azione, ma che dire, anche il teatro dei " capocomici" mi deluse.

 

 

 

 

MANIFESTO 0:

C'è stato un momento, credo, dove i tuoi genitori hanno smesso di decidere per il tuo futuro e tu ti

sei trovato a decidere cosa fare della tua vita. Le scelte lavorative dipendevano da te. Come ti sei

trovato ad affrontare queste scelte?

 

EDOARDO NEVOLA:

Mi riallaccio alla delusione che ebbi dei capocomici (non del teatro) e sì, arrivò il momento in cui potevo decidere e vennero i tre anni più sconvolgenti della mia vita artistica. Durante la prima commedia di prosa che feci "La colpa è del giardino" di e. Alby compagnia Tieri Lojodice in treno si parlava che ci sarebbero stati i provini per una importante commedia musicale, evento dell'anno, mai pensavo che ci avrei partecipato. Ma così fu. Tre mesi di provini al teatro delle Arti a Roma basati sull'improvvisazione dove scoprii di saper cantare incontrando 20 nazionalità diverse, il regista Victor Spinetti collaborava con i Beatles, esperienza che mi trasformò, mi ricordo che tornando a doppiare avevo i capelli lunghi fino alle spalle e tacchi alti mentre il doppiaggio era sempre uguale a se stesso. Tito Schipa jr mi vide al Sistina e mi scelse per uno dei protagonisti dell'opera rock Orfeo 9, il destino scelse per me: accettai la sfida. Poi Albertazzi con "il Pilato sempre" dove presi coscienza di cosa voleva dire essere un attore. E allora studiai, presi la licenza liceale in un anno studiando con passione, feci l'anno integrativo per andare all'università dove mi iscrissi alla facoltà di Lettere, indirizzo antropologia culturale, ma dopo il primo laboratorio con il quale ebbi ottimi voti mi chiamarono per una parte importante in Mahagonny in teatro e non potevo più seguirla. Con Tito mi sono innamorato della musica che è la mia quarta vita.

 

 

 

 

MANIFESTO 0:

Tu sei tante cose, attore, cantante, doppiatore, ma hai mai pensato di dirigere un film?

 

EDOARDO NEVOLA:

Dirigere? In pratica lo sto già facendo nella commedia musicale che mi vedrà in due personaggi e autore delle canzoni e delle musiche, una bella sfida non trovi? 

 

 

 

 

MANIFESTO 0: 

Ora stai lavorando a un progetto che comprende varie poesie e canzoni tue. Puoi anticiparci qualche cosa?

 

EDOARDO NEVOLA:

Con Andrea Papalotti autore del testo c'è una bella collaborazione e accetta i miei suggerimenti: è davvero esaltante. Il mio spettacolo aspetta, è in gestazione perché sarà molto difficile e diverso da quello che ho creato in

precedenza, dovrà essere un pugno nello stomaco stimolante e allo stesso tempo una carezza.

 

 

 

 

MANIFESTO 0:

Hai conosciuto gli anni d'oro di Cinecittà e a distanza di anni cosa ne pensi della situazione

attuale?

 

 

EDOARDO NEVOLA:

Cinecittà bene comune, si potrebbe scrivere un libro su queste parole sante che abbiamo

dimenticato BENE COMUNE. Cinecittà è il mondo dei sogni che una finanza barracuda vuole

distruggere. Va difeso il sogno. L'umanità si è mossa progredendo verso il bene comune e mi

lamento dei miei compagni artisti marchettari che non sanno cosa vuol dire dare un senso al

proprio lavoro, l'oblio degli assegni li acceca. Io vengo dal mondo dei sogni e non lo tradirò e lo

difenderò.

 

E chiudo dicendo che ci ho messo 30 anni per essere degno di chiamarmi attore, ho messo 30

anni per curare la voce e creare l'evento della serie famosa “Willy Il Principe Di Bel Air” dove

oltre ad essere doppiatore, canto e sono autore anche della sigla e delle sigle finali. Ci ho messo

30 anni per essere all'altezza di scrivere le canzoni e le musiche di una commedia musicale.

Vorrei sentire alzare delle voci in questo mondo addormentato dalla vanità, questa corsa sfrenata

per andare in video. Io lo ritengo un privilegio, una catarsi, è una alchimia salire su un 

palcoscenico o andare in video. Infatti me ne sono andato per tornare. E vedo i giovani pieni di 

talento e studio, con tristezza dovrei consigliarli di andare all'estero e di tornare dando forza al loro talento, anche se c'è chi ha chiuso le porte agli artisti e la televisione è diventata un baraccone. Io vengo da un mondo importante, io piccolo artista ho il dovere di portare avanti la staffetta.

 

 

Sarei lieto se deste uno sguardo alla mio Canale YouTube 

 

 

In bocca al lupo a tutti.

 

 

Un abbraccio da Edoardo Nevola e grazie dell'attenzione.

 

 

 

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