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MANIFESTO 0: Il tuo ultimo lavoro è QUILTY, tra l'altro è anche la tua opera prima. Ora sei in post-produzione, vuoi anticiparci qualche cosa?

EMANUELE MICHETTI: Quilty è un progetto molto particolare. Cinque registi-sceneggiatori – tra cui il sottoscritto - hanno scritto e diretto un film vero e proprio. Per noi è stata una scommessa vinta in quanto prima d'ora nessuno si era mai cimentato in un progetto del genere. Ognuno di noi ha scritto un personaggio principale più altri secondari, dopodiché li abbiamo fatti interagire in base all'idea che avevamo in mente. È stato un processo molto lungo e laborioso, mettere d'accordo cinque teste con background diversi è compito assai arduo. Ma alla fine ce l'abbiamo fatta, durante le riprese siamo stati quasi sempre in sintonia e non ci sono mai state forti discussioni sulle scelte stilistiche.
Aggiungo che Quilty è un progetto totalmente indipendente, abbiamo utilizzato il sistema “The Coproducers” nel quale tutti coloro che vi hanno partecipato sono i produttori stessi del film. Il progetto è cresciuto piano piano ed hanno deciso di partecipare grandi professionisti di lunga esperienza del settore come ad esempio attori del calibro di Toni Garrani, Santa De Santis, Giulio Pampiglione, Paola Sambo, Antonio Calamonici, Tiziana Bozzacco e giovani pieni di entusiasmo.
Il film al momento è in fase finale di post-produzione.

M0: QUILTY è una co-regia. Vuoi parlarci del rapporto che c'è stato fra te e gli altri registi all'interno di questo film?

EM: Come ho già accennato, è stato un rapporto difficile ma costruttivo. Abbiamo avuto un po' di divergenze in fase di scrittura, ma alla fine tutto è andato per il meglio. Abbiamo affrontato le divergenze stilistiche discutendo a lungo prima dell'inizio delle riprese. Siamo arrivati sul set come se fossimo un unico regista. Ovviamente ognuno di noi è dovuto scendere a compromessi. Ci siamo divisi le scene da girare, di conseguenza in ogni scena vi era solo un “portavoce” che si esprimeva in base a ciò che avevamo pianificato in precedenza.

M0: FRAMMENTI [SCRAPS] ha riscontrato un buon successo a livello di festival internazionali e la tematica trattata è molto attuale. L'idea di questo cortometraggio da cosa è nata? E' stata influenzata dagli ultimi avvenimenti catastrofici che si sono verificati in Italia e all'estero?

EM: Frammenti [Scraps] è un progetto totalmente e volutamente indipendente a cui hanno partecipato esperti professionisti del settore che non smetterò mai di ringraziare (www.facebook.com/Frammenti2012).
È uscito ad aprile ed ha ricevuto molti premi negli Stati Uniti tra cui uno molto importante a New York (Long Island International Film Expo) ed altri presso Los Angeles Movie Awards, Accolade Competition ecc... È stato selezionato da festival molto importanti in tutto il mondo ed è stato proiettato anche al Cannes Film Festival, sezione Short Film Corner. In Italia nonostante alcuni riscontri positivi, fatica a decollare. Ma come ho già detto, è uscito pochi mesi fa ed ho deciso inizialmente di puntare più all'estero.
L'idea nasce nel lontano 2005 in seguito ad un terremoto il cui epicentro era situato alle porte di Roma. Nessuna vittima, solo lievi danni. Ho scritto di getto la storia, ma non mi ha mai convinto, così l'ho messa da parte e soltanto dopo quel che è accaduto a L'Aquila, mi è tornata in mente, ma l'ho modificata radicalmente, in quanto ho deciso di virare registro. In altre parole mi sono concentrato esclusivamente sulle emozioni e sensazioni di una persona in stato di incoscienza. Mi sono chiesto, cosa prova una persona sotto le macerie, così vicina alla morte? Come posso trasformare queste sensazioni in immagini?
Un altro motivo che mi ha spinto su questa direzione è stato il non voler nella maniera più assoluta approfittare della grande tragedia accaduta a L'Aquila. Probabilmente fare leva su facili sentimenti avrebbe spinto la mia opera verso un maggiore successo in Italia. Ma preferisco decisamente le strade in salita, sono più pulite e danno maggiore soddisfazione.

M0: Credi che FRAMMENTI [SCRAPS] avrà una distribuzione all'interno del circuito dvd in Italia?

EM: In una situazione come quella italiana in cui anche lungometraggi vincitori di premi prestigiosi fanno fatica a trovare distribuzione, la vedo molto dura.
I cortometraggi in Italia non hanno mercato, a parte qualche horror di genere.

M0: Ora vivi a NY. Hai notato che negli USA ci sono più possibilità?si lavora meglio?

EM: È troppo presto per dirlo, mi sono appena trasferito. Ma in base alla mia breve esperienza posso senz'altro dire che è un Paese meritocratico, a differenza dell'Italia, e che sicuramente ci sono più possibilità e si lavora molto meglio. Purtroppo in Italia vengono proiettati soltanto film americani commerciali, ma qui, soprattutto a NYC, c'è spazio per la sperimentazione, fattore fondamentale che permette al cinema e all'arte in generale di progredire. Personalmente sento un forte bisogno di sperimentare ed i miei lavori hanno già ricevuto riscontri positivi negli USA.

M0: Uno dei tuoi primi lavori rientra nella categoria videoarte. Come mai sei partito da questo punto e non da un cortometraggio come fanno in tanti?

EM: Ho sempre avuto una passione per la fotografia e la sperimentazione con il video. In realtà non avevo mai pensato di realizzare opere narrative di fiction. È venuto naturale in seguito ad un bisogno di comunicare a più persone quello che avevo da dire. Quasi tutti i miei lavori narrativi sono influenzati dalla videoarte.

M0: Hai avuto alcune attività con i bambini. Cosa ti ha spinto ad iniziare questa attività?

EM: Ad essere sinceri, anni fa mi fu proposto di partecipare ad un progetto con i bambini. Accettai perché, oltre ad avere già esperienze di insegnamento, non riuscivo ad arrivare a fine mese con il lavoro di regista e sceneggiatore. Così, oltre ad avviare una mia attività di post-produzione video, ho vissuto questa meravigliosa esperienza. La mente dei bambini è straordinaria, sono tutti dei piccoli geni creativi, non so cosa accade in seguito quando crescono. Alla fine ho lavorato con i bambini per ben 6 anni ed abbiamo realizzato quasi 40 cortometraggi, alcuni di essi hanno vinto premi prestigiosi.

8. Finita la post-produzione di QUILTY hai già chiare le idee sul tuo prossimo progetto?

In realtà ho scritto tre storie, due lungometraggi ed un corto. Al momento sto scrivendo il trattamento di un lungometraggio ambientato tra Roma e New York. E poi mi voglio nuovamente inoltrare nel meraviglioso mondo della videoarte.

M0: Ora sembra esserci un momento di tregua, ma negli scorsi mesi a Cinecittà sono successi alcuni fatti. La notizia è arrivata fino a NY? Cosa hai pensato quando l'hai saputo?

EM: Che io sappia la notizia non è arrivata qui a NYC. Gli americani non sono più molto interessati ai film italiani prodotti negli ultimi anni e a tutto ciò che gira attorno all'industria cinematografica italiana, a parte qualche eccezione come Luca Guadagnino, Paolo Sorrentino e Nanni Moretti.

Io comunque mi tengo sempre informato riguardo a ciò che accade in Italia e posso dirti che provo emozioni contrastanti riguardo a Cinecittà. Premesso che non è più la magica industria del passato ma piuttosto un'area semi deserta che viene utilizzata perlopiù per realizzare prodotti televisivi discutibili, ogni volta che mi è capitato di varcare il cancello di ingresso, ho provato emozioni fortissime. C'è sempre in me una piccola speranza che ritorni la meraviglia che era una volta. Chiudere Cinecittà, inoltre, comporterebbe

il licenziamento di molti mestieranti del cinema, con tanto di famiglia e mutuo da pagare.

Emanuele Michetti

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