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Giacomo Gabrielli

Daniele Misischia

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MANIFESTO 0: Il vostro END ROLL ricorda molto il film PARANORMAL ACTIVITY, ma la scelta di girarlo in stile mockumentary va ben oltre. Prima un concorso indetto da Filmauro poi il passaggio dal corto al lungo, non è vero?



DM/GG: Esattamente, avevamo partecipato a questo concorso indetto da Filmauro. Dovevamo, in pochi minuti, raccontare una situazione “horror” sfruttando lo stile narrativo del mockumentary. Alla fine delle riprese ci siamo ritrovati con molti minuti di girato, sacrificati poi in circa 3 minuti effettivi di cortometraggio (da qui il titolo “2:58 E.R.”). Qualche tempo dopo, abbiamo deciso di riprendere in mano quell'idea, arricchirla di sfumature e situazioni dandogli, così, una struttura da lungometraggio. In pochi mesi è nato END ROLL.



M0: Alcuni critici l'hanno definito ripetitivo nella sua narrazione, ma voi siete stati i primi a realizzare un progetto simile in Italia. Pensate che mockumentary nostrani possano riscuotere lo stesso successo che hanno avuto PARANORMAL ACTIVITY, REC e il capostipite THE BLAIR WITCH PROJECT al botteghino italiano?

 

DM: Dobbiamo tenere a mente che END ROLL ormai ha quasi due anni ed è stato realizzato nel momento in cui questo genere di film era sulla cresta dell'onda. Con il passare del tempo e l'uscita di numerose pellicole di questo genere, l'interessamento generale rispetto al mockumentary si è un po' abbassato, anche perchè di 10 film, girati in questo stile, che escono,  almeno 9 risultano abbastanza mediocri. Il mockumentary, a parer mio, ha ancora molto da dire. Bisognerebbe cominciare a sperimentare questo stile narrativo con generi diversi, non per forza quello horror. Per quanto riguarda il botteghino italiano, posso dire che io ancora non ho capito come ragiona il nostro pubblico...quindi non so dare una risposta concreta.

GG: Ben detto! Ripetitivi o no, in Italia siamo stati i primi e lo resteremo. End Roll è stata una bella e nuova avventura non solo per noi ma anche per tutto il panorama indipendente italiano, che è ancora nuovo a questo tipo di prodotti e li dovrebbe apprezzare... inoltre, come già accennato, il più delle produzioni nostrane cimentatisi in questo genere, seppur meritevoli dal punto di vista dello sforzo produttivo, hanno raggiunto risultati inguardabili (e pensare che una volta eravamo i migliori). Io stesso, tra il 2009 e il 2010, ho girato “Doc.33” il mio primo mokumentary, una sorta di prequel di The Blair Witch Project, che, naturalmente, qui in italia è stato privato di qualsiasi tipo di visibilità nonostante la buona riuscita. Tempo fa, un noto produttore italiano ancora ad oggi molto attivo mi confidò “Il pubblico italiano vuole le commedie... in tempi come questi abbiamo bisogno di ridere!”. Sinceramente? A me vien da piangere. Comunque secondo me no, questo tipo di produzione non farà mai il boom qui in italia, anche se prodotto in casa nostra. O il pubblico (e certi autori) cambia mentalità o ci tocca cambiare il cinema.


M0: Apprezzate sono state le due attrici del vostro lungometraggio. Le avevate già scelte per il corto. Avevate fatto dei casting o le avevate già individuate da qualche parte?



DM: Susy e Giada prima di tutto sono nostre amiche, e dopo bravissime attrici. Come hai anticipato, sono anche le due protagoniste del corto venuto prima del film. Da subito abbiamo pensato a loro, perchè, conoscendole, sapevamo benissimo che avrebbero interpretato alla perfezione due ragazze normali, sveglie e con problemi di tutti i giorni, alle prese
con qualcosa al di fuori della concezione umana.



GG: Vero. Il punto di forza del film sono certamente Giada e Susy... e il bello è che non hanno preteso nient'altro se non input o consigli da parte nostra, niente battute scritte o momenti di particolare concentrazione. Sono partite così, come se stessero davvero vivendo quelle quattro righe scritte da daniele e me in un canovaccio di una facciata e mezza. Sono due attrici straordinarie che per l'occasione si sono prestate ad un genere che tutt'ora loro stesse non prediligono.. ma l'hanno fatto, con passione e dedizione, regalandoci momenti indelebili. Giada ha frequentato la NUCT a Cinecittà negli stessi anni miei e di Daniele. Susy, invece, ha alle spalle, tra gli altri, dei lavori sotto la direzione di Misischia.


M0: Come è nata la vostra collaborazione?



DM: Subito dopo l'amicizia. Ci siamo conosciuti alla N.U.C.T. (scuola di cinema e televisione di Cinecittà) e abbiamo legato da subito, nonostante venissimo da generi cinematografici diversi. E' stato proprio l'amore per il Cinema a spingerci a collaborare insieme e a farci crescere ispirandoci l'uno con l'altro. Devo dire però che sin da subito abbiamo capito che la cosa che ci accumunava di più era la nostra passione per l'Horror (quello fatto bene).



GG: Ricordo che la nostra prima collaborazione fu in occasione del corto “Max Payne”, del 2009, diretto da Daniele. Io ero quello che sorreggeva i proiettori, spostava il cavalletto e dava suggerimenti. Poi ci siamo messi alla pari, abbiamo deciso prima di alternarci nell'aiutarci in progetti vari e poi, visto che la sincronia aumentava, abbiamo scelto di scrivere e dirigere insieme qualche progetto. Di certo tante cose non le abbiamo in comune, ma è sicuro che il buon cinema di qualità, sia come spettatori che come autori, è l'elemento che maggiormente rinforza il nostro affiatamento.



M0: Tu Giacomo guardando i tuoi lavori sei sempre stato un regista che ha saputo spaziare fra i generi. Esiste un genere che preferisci?

GG: Nasco come adoratore dell'horror. Ho iniziato, parlo delle elementari, registrando la programmazione notturna di Italia 1 che dava sempre vecchi film slasher che mi gasavano tantissimo. Poi, piano piano, maturando come spettatore, ho cominciato ad avvicinarmi alla commedia, specialmente quella americana dal target giovanile, ai film di fantascienza, che non ho mai amato più di tanto, e al drammatico, che mi ha fatto incontrare il film della mia vita, Schindler's List, di Steven Spielberg. Proprio l'ammirazione verso la persona e la carriera di Spielberg (anche come produttore) è ciò che mi ha spinto ad assumere una certa versatilità nello sviluppare film dai generi più disparati. Basti pensare che agli inizi, mentre alla tv mi vedevo L'Esorcista, nel computer avevo quasi terminato la sceneggiatura di “Una Canzone d'Amore”, un film romantico. Nel complesso amo tutti i generi, purchè si tratti di storie che emozionano, confezionate bene e con un bel finale. Mi annoiano i film sui supereroi e molti di quelli tratti dai fumetti.

6. Internet, specialmente Youtube è il nuovo mezzo di comunicazione che dà la possibilità di far conoscere le proprie opere. Tu Daniele hai realizzato diversi Fan Movie che hanno riscosso un buon successo, giusto?



DM: Esattamente. Purtroppo anche su internet, se non hai un nome non sei nessuno, e così, un po' per gioco, un po' per mettermi alla prova con qualcosa di diverso ho realizzato una serie di fan movies ispirati a famose saghe videoludiche,
come TOMB RAIDER, RESIDENT EVIL e SILENT HILL, così da attirare l'attenzione di parecchi fan. Ho avuto buoni riscontri anche se sono il primo a dire che il futuro resta il cinema...o, per quel che mi riguarda, io farò di tutto per far si che il MIO futuro resti il cinema e non la rete, che comunque qualche piccola soddisfazione la da e continuerò a sfruttare per promuovere il mio lavoro.

 

M0: Prossimamente ci sarà un progetto che vi vedrà lavorare ancora insieme?



DM: Io e Giacomo abbiamo molte idee in testa, alcune allo stato embrionale, altre un po' più sviluppate, quello che ci manca adesso è il tempo per poter fare in modo che si concretizzino, anche solo sulla carta. Per ora posso solo anticipare che sicuramente condivideremo, non presto però, la regia di un film di fantascienza e un film horror a episodi (dato che a quanto pare, sono tornati di moda anche nel panorama indipendente italiano, ma a parer mio, con scarsissimi risultati).



GG: Daniele ha anticipato anche troppo... in effetti un'idea che non esiterei a definire geniale, c'è. E' chiaro però che il lavoro “vero” viene prima di tutto. Dopo un bel periodo di studi, sperimentazioni ed esperienze utili a far divenire la nostra passione un lavoro, ora tocca confrontarsi con la vita reale, seppur sempre dietro ad una macchina da presa, spesso realizzando ciò che non si vorrebbe. Il vero divertimento, per quanto mi riguarda, arriva nel tempo libero.


M0: Per quanto riguarda i progetti singoli avete già qualche progetto futuro in mente?



DM: Ho già iniziato le riprese di un nuovo film indipendente low-budget, si chiama Twelve, è una sorta di ghost-story classica mescolata con elementi dell'horror moderno. La produzione procede a rilento per via dei numerosi problemi dati dal budget molto limitato. Inoltre sto finendo di scrivere un noir che spero di poter realizzare presto.

GG: Sperando di concludere al più presto la post-produzione del saggio di diploma dell'accademia di cinema, che tento di finire da più di un anno, per ora sono in pre-produzione con numerosi progetti che mi apriranno le porte a nuove ed emozionanti esperienze. Presto infatti inizierò le riprese di due importanti documentari per il cinema, uno da girare in Groenlandia e l'altro, una docufiction, ambientato nelle trincee della prima guerra mondiale.

 

M0: Ora è un momento di tregua ma a Cinecittà negli scorsi mesi sono successe alcune cose che credo voi sappiate. Cosa ne pensate?



 

DM: Penso che in Italia abbiamo il vizio di spalare merda e buttare nel dimenticatoio tutte le cose che ci hanno reso grandi e potenti in passato. Cinecittà sta morendo, non si girano più film la dentro, solo poche fiction e qualche programma televisivo squallido. Quel posto è diventato un povero museo privo di manutenzione e pieno di fantasmi.



GG: Parliamo di Cinecittà o del cinema? Beh, se vogliamo commentare la situazione degli studios più famosi d'Italia, direi che Daniele è stato più che ottimista, lì dentro ormai si raccolgono più cocci di scenografie cadenti che metri di pellicola. Io l'ho vissuta per svariati anni Cinecittà e, credimi, non è altro che uno spazio ormai inutile, mal curato e che non sforna più quei sogni che hanno fatto emozionare le platee di tutto il mondo sino a qualche decennio fa. Ora al massimo lo si può considerare un attivo centro congressi; anche la TV se ne è andata da lì. Lode invece a chi si batte per il cinema. Io sto con loro, ma a quest'Italia viziata e in attesa di disposizioni dall'alto, dico che dopo le contestazioni bisogna passare ai fatti, soprattutto nel cinema, che è un mondo nel quale se un tassello si ferma, blocca tutto il resto. La reazione più giusta? Produrre film di qualità senza tante smancerie, eliminando paghe milionarie, privilegi e lamentele che al nostro cinema fanno solo male.

 

 

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