
Giovani Artisti
Alle porte dello sciopero della scuola che avverrà sabato 24 novembre a Roma ecco un piccolo pensiero sulla situazione dei giovani di oggi, in particolare su chi sceglie la strada dell'artista.
Cultura 0, luoghi comuni e passioni: tre fattori che raccontano una storia, una storia contemporanea che non arriva dalla testimonianza di qualcuno ma da una presa di coscienza oggettiva di quella che è la situazione di un ragazzo che sceglie di intraprendere la strada dell'artista.
Artista non lo si diventa, lo si nasce. L'artista fin da piccolo vede il mondo con occhi diversi, ha una sensibilità unica, ha un espressionismo che trova spazio nelle sue opere, è un uccello libero che vola nell'infinito cielo azzurro. Bene, tutto questo per l'Italia non vale. L'artista è sì un uccello ma con le ali legate!
In Italia la cultura non è una cosa presa in considerazione come avviene contrariamente in altri Paesi dell'Europa occidentale, precisamente quelli del nord, e questo porta delle gravi conseguenze, ormai evidenti per chi si occupa di economia, di politica, di arte. Per i cittadini italiani, invece, la cultura è un fattore secondario che non ha nessuna influenza nella loro vita e naturalmente sbagliano. Non si rendono conto che la cultura non porta solo il piacere di una lettura, di una visione cinematografica, di una melodia, di un quadro o di una scultura, ma soprattutto apre la mente. E' scientificamente provato che la cultura rende non solo più intelligenti ma fa vivere più a lungo e meglio, rende la vita del singolo individuo gioiosa. Invece gli italiani sono troppo impegnati a guardarsi il trash della tv a farsi sottomettere dello Stato.
Ignoranti criticano l'arte e gli artisti reputandoli dei drogati, dei fannulloni. Per molti l'arte non è un lavoro vero ma è solo una passione ed è giusto che come passione gli artisti si trovino un lavoro serio. Un mio carissimo amico, registra cinematografico e attore teatrale affermato andò all'ufficio anagrafe e quando gli chiesero che lavoro faceva, lui gli rispose: "attore!" e lo statale gli rispose: "signore le ho chiesto il suo lavoro, non il suo hobby.."
Il livello culturale non è l'unico fattore che attanaglia la vita dell'artista italiano. Esistono scuole, accademie, corsi biennali e triennali, università, più o meno valide in Italia dove si insegnano i mestieri dell'arte: pittorica, scultorea, musicale, grafica, cinematografica, letteraria, teatrale, ma nelle quali è assente la pratica mentre la tecnica rimane nettamente indietro se si va a controllare il livello delle scuole d'arte estere nel Paesi sviluppati. La situazione scolastica delle scuole in Italia è risaputo che non è delle migliori, ma particolarmente quella artistica, sia per i motivi sopracitati sia per quelli che seguiranno. L'istituto d'arte è visto in maniera negativa da parte di chi non appartiene a questo ambiente e sono nati diversi luoghi comuni: i ragazzi che li frequentano non sono normali, sono piuttosto strambi, si drogano, non fanno niente, l'arte è un gioco, una sciocchezza, non hanno futuro. Al di là dei luoghi comuni lo Stato da anni continua a tagliare i fondi alle scuole così da non permettere attività di sviluppo delle capacità degli studenti.
Chi fa l'artista sa quanto sia dura, quanto studio e pratica ci vogliono, quanto sudore spenderà e quanti sacrifici dovrà compiere, perché il lavoro artistico è un lavoro come gli altri, che contiene aspetti positivi e negativi, con guadagni e perdite.
Se gli adulti partono con uno sguardo cagnesco lo stesso vale per i giovani di altri indirizzi. Quando la società e lo Stato italiano non prendono in considerazione l'artista, questo non trovando un luogo dove si possa esprimere fino in fondo, dove le sue capacità sono sprecate, dove la sua arte non è valutata, emigra all'estero alla prima occasione e quindi con l'andarsene dei giovani artisti e menti brillanti lo stesso Stato s'impoverisce. E' tutto un cerchio, il quale sarà difficile da rompere per ottenere una giusta valorizzazione dell'arte e dell'artista, ma se questa rottura non dovesse succedere allora mi chiedo come può un ragazzo che vuole esprimersi tramite il mezzo artistico trovare spazio in un Paese come questo? Come potrà campare? Come potrà trovarsi a suo agio se la società italiana lo tratta in questo modo?
Di Von Chanelly
Manifesto 0, 2012






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