E' più facile dimenticare...
"Penso che l'essere umano sia portato a dimenticare e questo oggi ci rende più soli. Viviamo in una società dove tutto è messo in discussione e dove l'individualismo è la base dominante, cosi dominante che ci dimentichiamo del vicino della porta accanto". Giovanni Virgilio, regista e produttore italiano classe 1983, nel 2015 ha esordito col suo primo lungometraggi dal titolo LA BUGIA BIANCA incentrato sul conflitto Serbo-Bosniaco che come ricorda "è avvenuto proprio sul pianerottolo di casa". Qualcosa di talmente vicino, sia per il luogo che per il tempo, che si preferisce dimenticare e forse far dimenticare a chi non c'era o era troppo piccolo per ricordare. Un insieme di storie che ancora oggi pagano le conseguenze di una guerra civile durante e dopo la quale molti giornalisti la definirono un vero e proprio inferno.
La storia collettiva di un popolo che si espande nel microsistema formato dalle realtà individuali è sempre stata una fonte da cui scrittori di cinema e non solo hanno attinto una marea di volte. Grazie al solido legame che si forma spesso con Storia e Cinema, oggi come ieri, è stato possibile ricordare eventi e persone, dando soprattutto la possibilità alle nuove generazioni di conoscere, tra realtà e finzione, qualcosa che è andato oltre ai libri di scuola, oltre alla ricostruzione storica. Vivere forti emozioni, spinte anche da frammenti di finzione ha dato la possibilità di forgiare nell'immaginario collettivo e individuale
qualcosa che forse a scuola sarebbe sfuggito. "La Bugia Bianca" è uno di questi casi che assume però un valore aggiuntivo proprio perché un tema storico come quello affrontato nel film è ancora troppo sconosciuto in Italia dai ragazzi che sono nati dagli anni '90 in poi. Una lacuna che grava sul sistema scolastico che preferisce valorizzare la conoscenza della lingua inglese piuttosto che la storia mondiale degli ultimi 100 anni a cui senza volerlo siamo legati molto più di quello che possiamo immaginare.
"Penso che la storia sia la base del cinema e viceversa: il documentario,
per esempio, è un grande archivio storico. Una volta lessi un'intervista di
alcuni architetti che grazie a delle pellicole riuscirono a ricostruire una città
distrutta da un terremoto".
Le cose però non sono così semplici e a proposito di questo Giovanni
Virgilio ricorda "ci siamo scontrati con tantissime scuole nel periodo in cui
abbiamo organizzato le proiezioni destinate ai ragazzi, scuole che però
non fanno uscire gli studenti perché nessuno si assume la responsabilità
o perché i docenti si annoiano. I cinema chiudono e i teatri soffrono, c'è
odore di legno e di vecchie scenografie. C'è l'esigenza quindi oggi più che
mai di parlarne in classe, preparare gli studenti e portarli nei luoghi
predisposti per la cultura.
Ricordo ancora una mia vecchia maestra che ci portava in giro per la città
con un libro di Sciascia, La mia città, e ci faceva visitare i luoghi descritti
dal libro. Ci faceva studiare lontano dai banchi, ci portava in mezzo alla Cultura. Ricordo sempre con affetto queste giornate e posso dire che sono state le ore scolastiche più belle della mia vita perché mi hanno fatto conoscere posti, storie e architetture sconosciuti della mia città, hanno stuzzicato la mia mente ed è forse da quel giorno che mi sono davvero innamorato dell’arte. E' solo stimolando la curiosità dei giovani quindi che si può ristabilire un livello culturale sano di un Paese che ha bisogno di giovani e di nuove idee".
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