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Giulio Muratore

Giulio Muratore è nato a Fiesole (FI) nel 1988. Consegue la Laurea Magistrale in Pro.S.M.Art. - Produzione di spettacolo, musica, arte e arte tessile presso l’Università degli Studi di Firenze nel 2013. "Italia Horror Underground"* è il suo libro d’esordio.

 

MANIFESTO 0: 

Italia Horror Underground è il tuo primo libro pubblicato dalla collana “Horror Project” (Universitalia) e costituisce il primo studio ufficiale sul cinema di genere contemporaneo. Com'è nata l'idea di scrivere questo libro?

 

GIULIO MURATORE:

L’idea è nata quasi per caso, circa un paio d’anni fa, quando assieme ad altri amici ebbi l’occasione di vedere “Il bosco fuori” di Gabriele Albanesi. Rimasi subito colpito da questa pellicola che, pur nella sua ingenuità e povertà di fondo, trasudava un amore forte, sincero per il cinema di genere. Non sapevo ancora di essermi imbattuto in quello che la critica aveva definito “l’horror cult del cinema indipendente”, ma qualcosa mi aveva scosso. Così iniziai ad approfondire la questione, volevo assolutamente vederci più chiaro, capire cosa e chi realmente si nascondesse dietro la realizzazione di questi lavori. Dopo Albanesi venne quindi il turno dei vari Alemà, Bianchini, Zuccon, cui si aggiunsero i già per me noti Manetti Bros. e Zampaglione. Nel giro di pochissime settimane ne divorai le rispettive filmografie, senza tuttavia abbandonare un atteggiamento di sano interesse verso quegli aspetti produttivi e distributivi che – qui come mai – erano parte integrante di ogni opera. Complice la mia natura curiosa e indagatrice, mi resi conto di essere finito in un pozzo senza fondo; troppi aspetti a me sconosciuti o di cui non avevo mai tenuto conto prima si presentavano ai miei occhi. Contemporaneamente portai avanti gli studi accademici, conclusi gli esami, poi venne il momento di scegliere un argomento per la tesi e non ebbi la minima esitazione a proporre al mio docente una ricerca sul cinema indipendente di genere: la proposta venne accettata di buon grado con tanto di carta libera sui criteri e le metodologie d’indagine. Dietro una simile scelta c’era tanta passione, sia chiaro, ma anche la precisa volontà di lavorare su qualcosa che nessun altro prima di allora avesse affrontato, in modo da costruirmi le prerogative per una possibile pubblicazione futura, come poi è stato. Le insidie, però, erano dietro l’angolo: nessuna bibliografia, difficile reperibilità delle pellicole, limitata conoscenza del fenomeno da parte mia. Più raccoglievo elementi, più la ricerca diveniva ardua. Italia Horror Underground è stato un po’ come scrivere un romanzo di cui non conoscevo né i miei personaggi né lo sviluppo dell’intreccio.

 

 

 

 

MANIFESTO 0:

Il saggio nasce a seguito di un lungo lavoro di ricerca sul campo, infatti sono state diverse le maestranze che hai coinvolto per la ricerca e la stesura di informazioni riguardanti il cinema underground di genere horror. Ci racconti qualche breve episodio di questa tua ricerca che sicuramente avrà visto personalità particolari...

 

GIULIO MURATORE:

Ricordo con grande piacere l’incontro con Daniele Francardi, collaboratore per Universitalia che mi ha instradato nel circuito dell’underground. È stato lui il primo a darmi delle dritte che poi mi sarebbero tornate utili nel corso della ricerca, offrendomi addirittura la possibilità di partecipare attivamente all’organizzazione dell’Horror Project Festival che si sarebbe svolto presso il Circolo degli Artisti di Roma un paio di mesi più avanti (settembre 2012). La manifestazione fu un successo – merito di un’organizzazione esigua ma altamente motivata e competente – ma soprattutto l’occasione per entrare in contatto personalmente con alcune delle più note personalità del cinema di genere contemporaneo: Albanesi, Bessoni, Manetti Bros., Stivaletti, Zampaglione, e molti altri ancora. In qualche modo vinsi la timidezza e mi feci avanti, spiegando loro quale fosse il mio progetto e manifestando il desiderio di incontrarli anche in futuro. Tutti indistintamente si mostrarono disponibili ad aiutarmi in questo lavoro. Nel giro di poche settimane l’agenda si è fatta fitta di impegni, ad ogni incontro ne seguiva un altro e progressivamente la rubrica si arricchiva di nuovi e importanti contatti. È partito tutto da lì.

 

 

 

 

MANIFESTO 0:

Tu hai mostrato in qualche modo con il tuo libro uno dei problemi più sentiti del nostro cinema che è quello del cinema di genere e non solo, hai anche messo in luce una parola chiave che è underground. Come molti sapranno infatti la maggior parte delle produzioni di genere, non solo horror, provengono da registi indipendenti che pur riuscendo a prodursi un film autonomamente hanno gravi difficoltà a livello di distribuzione e rischiano per l'appunto di rimanere sottoterra, anche se sempre meno rari sono i casi in cui si riesce a trovare una distribuzione all'estero. In poche righe come commenteresti ciò?

 

GIULIO MURATORE:

Esatto, ma aggiungo una cosa. Troppo spesso tendiamo a confondere la parola “indipendente” con “underground”, a mio avviso due idee di cinema ben diverse. Se infatti fare cinema indipendente può rappresentare un’opportunità per liberarsi da ogni vincolo, qui in Italia è ormai l’unica soluzione possibile per via della situazione contingente. Non esiste più un’industria cinematografica capace di sostenere anche i generi “minori”, conseguentemente la stragrande maggioranza delle produzioni contemporanee sono relegate nel ghetto dell’invisibilità e dell’impossibilità. Ecco perché è opportuno parlare di “underground”. Tuttavia, l’idea che i nostri prodotti possano trovare una distribuzione all’estero con più facilità è una mezza verità: sicuramente le cinematografie straniere stanno dimostrando notevole lungimiranza negli ultimi anni, ma è altrettanto vero che senza uno standard qualitativo minimo le nostre produzioni sono automaticamente tagliate fuori dal mercato. La domanda che dovremmo porci è un’altra: siamo sicuri che i nostri prodotti interessino realmente? Possiamo affermare con certezza che le (pochissime) pellicole italiane distribuite all’estero abbiano realmente venduto?

 

 

 

 

MANIFESTO 0:

Hai intenzione di continuare con la carriera di scrittore di cinema o vorresti spaziarti anche in altro?

 

GIULIO MURATORE:

Non sono mai stato uno scrittore di cinema né penso sia la mia strada, attraverso la pubblicazione ho solo voluto dare un perché a quanto fatto, però non nego che mi piacerebbe portare avanti la ricerca sinora condotta.

 

 

 

 

MANIFESTO 0:

Mancano ormai pochi giorni ad alcune riunioni importanti a cui parteciperanno le maggiori associazioni di cinema nella quali si tratteranno diversi temi e problematiche. Uno spazio ampio sarà dedicato alle Film Commission. Prima è stato sollevato il problema della distribuzione, della mancanza di genere e di visibilità. In base all'analisi che hai fatto con il tuo libro che “consiglio” daresti?

 

GIULIO MURATORE:

La situazione è talmente drammatica che i consigli servono a poco. Non bisogna dimenticare che la crisi in cui riversa l’industria cinematografica è solo la punta dell’iceberg, l’effetto consequenziale di una patologia – con radici ben radicate nel tempo – che ha colpito l’intero sistema Italia. L’unica speranza è che prima o poi emerga un Paranormal Activity italiano, ma purtroppo ciò non accadrà perché mancano sia le condizioni che le risorse. Mi dispiace essere così pessimista, ma sono convinto che non esista salvezza personale senza passare da una salvezza collettiva. Finché non ci sarà un cambiamento radicale la situazione rimarrà immutata. E forse – come mi confidò il maestro Dardano Sacchetti – l’unica speranza è che dopo aver toccato il fondo si risalga la china, tornando a essere quello che siamo stati un tempo: un Paese meraviglioso con grandi energie.

 

 

 

 

 

*"Italia Horror Underground" è ordinabile a partire dall' 8 Agosto contattando la redazione horrorproject@libero.it o nei migliori mail order, oltre che acquistabile in alcune librerie specializzate.

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