I Gladiatori: Uno Sperpero voluto
Il cinema d'animazione italiano non ha mai avuto un vero e proprio boom.
Iniziò tutto con Pastrone e "LA GUERRA E IL SOGNO DI MOMI", passando nel corso dei decenni per Liberio Pensuti, Francesco Guido, Emanuele Luzzati, Bruno Bozzetto, Enzo d'Alò, Ferrero, Rai fino a Iginio Straffi che nel 2010 portò nei grandi schermi il primo film d'animazione (WINX CLUB) realizzato con la tecnica della CGI.
A distanza di 2 anni Straffi torna con una nuova pellicola intitolata "I GLADIATORI" che sta avendo in questi giorni un grande successo nei multisala. Un mero riconoscimento va dato visti i tempi che corrono per il nostro cinema. Un genere che sta prendendo piede e che potrebbe inaugurare una nuova stagione che vede produttori investire nella CGI e nel divertimento per i bambini. In fondo i cartoni animati attirano una grande fetta di pubblico.
È irresistibile il quadretto famigliare che vede genitori e figli riuniti nelle sale alla domenica pomeriggio mentre fuori è brutto tempo. Il pubblico è soddisfatto e il cinema pure: finalmente un film che guadagna grazie all'attenzione riposta al lato tecnico, un investimento ben riuscito. Quello che però viene difficile sentire è una voce, una voce appartenente ad una sgallinata del nostro panorama televisivo e che attira le orecchie di chi ama il gossip e le belle donne: la voce della Belen Rodriguez.
Il film come detto sopra appartiene alla categoria "animazione" ed è indirizzato ad un determinato pubblico.
Ora viene da chiedersi perchè la produzione abbia volutamente investito dei soldi (e non pochi: la Belen si fa pagare bene) per inserire una voce che è decisamente fuori luogo. Capirei se l'inserimento della show girl avvenisse in un film che vede nelle sale un cinema adulto, magari di sesso maschile, ma che motivo c'era di metterla in un cartone animato?
Un'altra cosa incomprensibile è che all'estero siamo riconosciuti per l'arte del doppiaggio, con tutti i bravi doppiatori che abbiamo vanno a scegliere una che l'italiano e la dizione non sa neppure cosa siano. Posso comprendere le regole dello show business ma non posso accettare uno sperpero simile, soprattutto quando poi nelle interviste si sente la gente lamentarsi che il cinema è un'industria costosa, e hanno ragione, finchè si attuano scelte simili il cinema sarà sì un'industria costosa..
Di Von Chanelly
Manifesto 0, 2012
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