Il muro di gomma
Produzione: It. 1991
Genere: Drammatico, poliziesco
Durata: 118'
Regia: Marco Risi
Soggetto: Sandro Petraglia, Andrea Purgatori, Stefano Rulli
Sceneggiatura: Sandro Petraglia, Andrea Purgatori, Stefano
Rulli
Produttore: Mario e Vittorio Cecchi Gori, Maurizio Tedesco
Fotografia: Mauro Marchetti
Scenografia: Massimo Spano
Costumi: Roberta Guidi Di Bagno
Trucco: Rosario Prestopino
Effetti: -
Montaggio: Claudio Di Mauro
Musiche: Francesco De Gregori
Cast: Corso Salani (Rocco Ferrante) Angela Finocchiaro
(Giannina), Ivano Marescotti (Giulio, il Capo Redattore del Corriere della Sera), Antonello Fassari (Franco), Carla Benedetti (Sandra)
Premi:
-
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Trama:
Il 27 giugno del 1980 alle ore 20,59, l’aereo DC-9-Itavia, con la sigla di volo HI 870 impiegato nella tratta di
linea Bologna-Palermo, precipita tra Ustica e Ponzo, nel mar Tirreno, con 81 persone a bordo. Nessuno
sopravviverà al terribile impatto.
A 31 anni dall’evento, le cause della tragedia rimangono in buona parte misteriose, il lavoro delle varie
commissioni d’indagine e della magistratura, svolto dal 1980 in poi non è approdato ad alcuna certezza.
Non si è andati oltre qualche ipotesi, a volte sostanziosa, in altri casi labile. Le congetture più fantasiose
sono state frutto dei numerosi depistamenti delle indagini messi in atto da personaggi oscuri legati a
poteri politici e militari di origini anche internazionale.
Le ipotesi più note sono tre:
-
Cedimento strutturale dell’aereo per probabile corrosione della struttura di base, causata da sale
marino: un logoramento dei metalli di sostegno principale dell’aereo avvenuto presumibilmente
quando il DC 9 veniva usato per il trasporto di prodotti ittici.
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Una battaglia in cielo tra caccia di diverse nazioni, Libia, Francia, Stati Uniti, con possibile lancio per errore di un missile aria-aria nella direzione sbagliata: che impatta casualmente sul DC 9, transitante in quel momento nelle vicinanze della zona di combattimento.
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E per finire: uno scontro accidentale ma fatale tra l’aereo dell’Italia e un caccia straniero.
Recensione:
Il film, di Marco Risi, racconta le vicende di Rocco Ferrante (Corso Salani), un giornalista del Corriere della Sera che si interessò (nella realtà si riferisce ad Andrea Purgatori) per dieci anni agli sviluppi delle indagini sul DC9 cogliendone di volta in volta i paradossi e le contraddizioni rispetto sia agli indirizzi di ricerca presi dalle varie commissioni d’inchiesta in modo affrettato e ambiguo che agli esiti finali, del tutto insoddisfacenti, del loro lungo lavoro.
La pellicola ipotizza, con dettagli visivi molto significativi e acuti dialoghi lampo che si pongono tra le pieghe di quella parte della narrazione più legata allo spettacolo, una credibile soluzione al mistero, mettendo insieme testimonianze, eventi, che portano diritti a supporre che la sera del disastro in cielo vi fosse una vera e propria battaglia aerea, probabilmente tra un caccia della nato e un aereo con Gheddafi a bordo o un’altra autorità libica; a sostegno di ciò il film sottolinea come l’aereoporto di Palermo possedesse il piano di volo dell’aereo libico: che comprendeva informazioni sul percorso aereo tra Varsavia a Tripoli.
Ma il finale del film si concentra su un altro aspetto della vicenda, forse un po’ trascurato dai nostri ricordi riuscendo ad essere una sorpresa.
Il film, pur ricercando con forza i necessari ingredienti tipici di uno spettacolo rigorosamente cinematografico, brilla soprattutto per l’effetto documentario che riesce a trasmettere. Cioè per l’attendibilità dei contenuti, sia per quelli legati alla cronaca che per le indagini periziali, finendo per gettare una pallida luce, inaspettatamente per un film, sugli aspetti più scabrosi ma decisivi della vicenda cosa che consente di elaborare una valida ipotesi, reale e a tratti originale, su quanto accaduto.
La pellicola si basa sul l’esperienza del giornalista Andrea Purgatori, impegnatosi per lungo tempo a far luce sul caso di Ustica. Il giornalista partecipa anche alla sceneggiatura, in collaborazione con Sandro Petraglia e Stefano Rulli, trasmettendo, in modo convincente, il proprio pensiero sui fatti tanto da incrementare notevolmente lo spessore documentaristico del film.
Andrea Purgatori appare anche in una scena del film, di pochi secondi, dove vengono mostrati alcuni interrogatori della commissione d'inchiesta sul disastro: egli è uno dei membri della commissione.
Marco Risi, noto per Ragazzi fuori (1989), Soldati-365 all’alba (1987), realizza con Il muro di gomma un’altra pellicola di qualità, dimostrando il suo valore sia nella regia degli attori che della fotografia. Il film si aggiudicherà un premio di David Donatello per il miglior sonoro.
I fatti narrati nel film si dispongono in un’armonia dal sapore logico, favorendo un giudizio coerente, invitando lo spettatore a partecipare di più alle scene, a seguire le indagini al meglio per poter esprimere una propria valutazione.
Il facile, leggero scorrere del film, ricco di emozioni, dimostra le grandi capacità documentaristiche e comunicative di Marco Risi. I numerosi eventi salienti, rigorosamente selezionati in base alla loro credibilità, che costituiscono l’intelaiatura della pellicola, nel loro rapido alternarsi, non annoiano mai perché inseriti in una trama, in un metodo narrativo efficace, che esalta drammaticamente i particolari rendendoli emozionalmente ben contestuali a un discorso di fondo caratterizzato dall’indignazione popolare per le omertà di alcuni organi istituzionali sulla tragedia: reticenze vergognose che risulteranno le vere protagoniste, in negativo, del film.
Nel racconto filmico il gioco impossibile della verità, voluto da qualcuno, su fatti che non ammettevano per forza di cose diversivi di sorta, diventerà via via spaventoso dando l’idea di come ancora una volta il nostro paese, a distanza di un mese dalla strage di Bologna, dovesse tornare a rivivere forme di tormento e sgomento, di insicurezze e paure, accentuate da una sempre maggiore incredulità dei cittadini verso le principali istituzioni.
Anche la parte spettacolare del film regge bene, non prende mai il sopravvento emotivo sulla struttura documentaristica, essa è costituita da forme di tensioni e suspense ben sincronizzate con l’importanza delle scoperte che via via il giornalista Rocco mette a disposizione del giornale. Le liti violente tra colleghi, le gelosie nello staff giornalistico, la bella convivente di Rocco che stanca di essere trascurata dal suo uomo che lavora troppo decide di abbandonarlo, gli scontri diretti ad alta voce tra Rocco e i generali della areonautica, le incomprensioni di forte impatto emotivo tra Rocco e la direzione del suo giornale, ravvivano il film senza togliere attenzione ai fatti rilevanti ma congiungendosi con essi in una felice combinazione tra livello della tensione e importanza degli eventi.
La scena in cui il maresciallo Luciano Caroli (Luciano Buzzurro) interrogato dal Giudice, svela dopo tanti silenzi una verità sconvolgente, affermando di aver visto quella sera
l’aereo cadere perché le tracce radar del DC 9, che stava osservando sullo schermo, scadevano di qualità passando da livello 7 a livello 2 per poi sparire, è una sequenza da antologia del cinema, sia per la situazione drammatica del momento, ben rappresentata dalla recitazione straordinaria di Paolo Buzzurro che appare timoroso, insicuro, pauroso, in un crescendo tormentoso ben sincronizzato con l’effetto che la sua rivelazione avrà sui giornalisti presenti e la parte civile, sia per l’insieme della composizione scenica che racchiude l’emotività dei parenti delle vittime, quella dei giornalisti ormai stremati dai fatti, dei giudici sempre più coinvolti anche loro sul piano emotivo perché presi dall’indignazione, dei generali dell’aereonautica, spaventati, prossimi a subire uno scacco. La scena annuncia e poi sfocia in una situazione nuova, radiosa e quasi purificatrice del male, in un’atmosfera catartica, di colpa redentrice che sembra preannunciare una imminente vittoria della verità.
L’ultima sentenza della magistratura è recente, del 10 Settembre 2011, competente la Procura di Palermo, riguarda il processo per una causa civile. Il verdetto dei giudici è sorprendente, essi decidono la condanna del Ministero dei Trasporti e della Difesa a un risarcimento alle vittime di 100 milioni di Euro, con la motivazione che i due organi di governo si sono dimostrati negligenti nella prevenzione del disastro; il cielo, che quella sera aveva un intenso traffico aereo, non era stato controllato come di dovere dai radar italiani, sia civili che militari, in parte spenti o mal funzionanti. Inoltre i due ministeri, così come viene scritto nella sentenza, risultano colpevoli di aver ostacolato, in diverse occasioni, le indagini della magistratura.
Recensione a cura di Giordano Biagio
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