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MANIFESTO 0: Qual'è stata la scintilla che ti ha fatto innamorare del cinema?



IVAN ZUCCON: Posso solo ringraziare i miei genitori per questo. E’ grazie a loro che in me è nata questa passione. Da bambino venivo portato al cinema almeno due volte alla settimana e per vedere film di Sergio Leone, Alfred Hitchcock, John Carpenter e via dicendo, insomma, non certo per vedere cartoni animati! Proprio da piccolo ho iniziato a percepire l’atmosfera che mi avrebbe influenzato di più, ed è quella tipicamente carpenteriana. Il film di cui ricordo maggiormente l’effetto è stato 1999 Fuga da New York, quell’atmosfera mi ha avvolto e non mi ha mai più abbandonato, porto ancora adesso dentro di me il germe di quell’esperienza.



 

MANIFESTO 0: Perchè Lovecraft?



IVAN ZUCCON: Loevcraft è stato un amore arrivato tardi, quando ero già ultra ventenne. Cercavo idee per un mio corto di cui avevo già una prima sceneggiatura e casualmente mi cadde l’occhio su di un libro posato in uno scaffale, era una raccolta del solitario di Providence dove si raccontava di un antico grimorio noto con il nome di Necronomicon. Mi appassionai alla lettura tanto da inserire molte delle idee presenti nei racconti nella mia sceneggiatura. Realizzai il corto, era il 1998, e da lì è partita tutta la mia avventura nel cinema.
Nel tempo ho proseguito ad approfondire questo autore e l’ho amato sempre di più perchè leggendo un qualsiasi racconto di Lovecraft le emozioni che ne ricavo sono di stupore, meraviglia e allo stesso tempo di terrore infinito, il terrore che ci conduce inesorabilmente all’oblio. Queste sono le cose che mi affascinano di questo grandissimo scrittore, questo contrasto, e quando c’è un contrasto si sa scaturiscono impetuosamente anche le emozioni. 

 


MANIFESTO 0: Per quanto riguarda il cinema ci sono registi da cui trai ispirazione o che

ammiri in modo particolare?



IVAN ZUCCON: Di registi che ammiro ce ne sono tantissimi, molti del passato come Leone,

Hitchcock, Kubrick, Ėjzenštejn, Bava, Fulci e tantissimi contemporanei come Cronenberg,

Von Trier, ecc.
Di norma mi piacciono gli autori che cercano nuove strade, anche sovvertendo le regole.

Ho amato tantissimo il cinema di David Cronenberg fino alla fine degli anni ’90, poi il suo

approccio sembra essere un po’ cambiato e non sono riuscito a digerirlo. Ma le mie fonti di

ispirazione sono anche letterarie, c’e’ stato un periodo in cui leggevo molto Ballard e

Burroughs, penso che le loro folli e geniali idee abbiamo dato una impronta profonda al

mio modo di pensare le storie da raccontare. Penso all’approccio non lineare di alcuni dei

miei film come La Casa Sfuggita o Bad Brains. Non posso negare di essere stato influenzato

da una certa narrativa un po’ sperimentale, che ha segnato parte della mia crescita come

autore.



 

MANIFESTO 0: Il tuo lavoro è molto apprezzato all'estero ma in Italia non riesce ad avere un vero e proprio sbocco. Come ci si sente ad essere un autore amato dal pubblico estero ma non considerato dai propri concittadini?



IVAN ZUCCON: Non penso siano i cittadini italiani a non apprezzare. Come può il pubblico giudicare una cosa che difficilmente riesce a vedere? Sono i distributori e i produttori italiani che non si convincono della bontà dei miei lavori. Diciamoci la verità, qui da noi ti fanno fare un film solo se ti chiami Argento di cognome e Dario di nome, oppure se hai amici potenti che ti danno la giusta spinta, il merito è una pura utopia e mi sento di dire che questa storia è ora che finisca!, e non lo dico per me, ma per tutti i giovani registi e artisti italiani che strisciano nell’underground costretti ad una invisibilità che sta diventando sempre più dolorosa.



 

MANIFESTO 0: Negli anni '60 - '70 il genere horror aveva un proprio spazio, ora nelle grandi sale si trovano solo i film di Dario Argento che negli anni hanno perso qualità. Quali sono i tuoi rapporti con la distribuzione italiana?



IVAN ZUCCON: La situazione è veramente difficile e fatico a vedere una via di uscita nel breve periodo. Ad onor del vero un po’ si è sbloccata grazie ad iniziative indipendenti come ad esempio la realtà fresca e dinamica di Distribuzione Indipendente. Però questo non basta, occorre più coraggio da parte anche delle nostre major, che dovrebbero iniziare a guardarsi intorno e a vedere quanto di buono c’è nel nostro sottobosco cinematografico.

 

 

MANIFESTO 0: In passato hai lavorato con Pupi Avati. Pensi di aver ricevuto qualche tipo di influenza da parte sua?



IVAN ZUCCON: Collaboro con Pupi Avati ormai da più di dieci anni.
L'ho conosciuto attraverso il suo direttore della fotografia Cesare Bastelli. Cercavano un montatore per realizzare dei programmi televisivi per il satellite e hanno bussato alla mia porta. Da allora non abbiamo mai interrotto questo sodalizio.
Di Avati ammiro la tenacia. Mi identifico molto nella sua concezione di cinema e nel suo voler ad ogni costo esprimersi come autore. Da questo punto di vista per me è un vero e proprio mentore.
E’ un talento straordinario, sul set è come un capitano che dirige la sua nave, impartendo ordini alla sua ciurma.
Anche quando la nave attraversa le tempeste lui è sempre sul ponte ad affrontare la lunga traversata con impeto e grande energia.
Vederlo al lavoro è una esperienza totalizzante che mi ha fatto crescere come regista e mi ha insegnato molto.
Sul set, quando è ora di iniziare a lavorare, la prima cosa che faccio è pensare ad una frase che mi ha detto, uno dei più importanti e preziosi consigli che io abbia mai avuto.
Ricordo infatti che un giorno mi disse: "Ivan, quando arrivi sul set tu devi subito metterti al lavoro e partire: vedrai che tutti ti seguiranno." Un trucchetto che ha sempre funzionato!



 

MANIFESTO 0: I giovani di adesso vanno spesso al cinema o al videonoleggio per vedere film horror made in USA, credi che se venissero a contatto con il tuo stile e i tuoi film potrebbero apprezzare di più il cinema italiano?

 

IVAN ZUCCON: Certo!, perché così è stato ogni volta che se n’è presentata l’occasione. La primavera scorsa, quando il mio film Colour From the Dark è uscito nelle sale italiane l’accoglienza è stata eccellente. Distribuzione Indipendente è una piccola realtà ma ha svolto un ottimo lavoro di promozione e il film ha ricevuto grande attenzione da parte della stampa specializzata e da parte del pubblico. Se solo si potessero raggiungere più sale e fare una distribuzione più capillare credo che la situazione potrebbe migliorare notevolmente. Ma le sale sono in mano alle major e loro continuano a far finta di nulla, continuano a fare scelte conservatrici che alla fine porteranno loro stesse alla rovina.



 

MANIFESTO 0: Hai lavorato alcune volte anche con attori stranieri. Li trovi più modellabili di quelli italiani quando li dirigi?



IVAN ZUCCON: E’ dal 2006, cioè dal film NyMpha, che giro esclusivamente con attori americani o inglesi (salvo rarissime eccezioni). Devo dirti che mi trovo molto bene. Trovo l’attore americano generalmente molto più preparato, anche perché avendo molte più opportunità hanno occasione di crescere artisticamente e tecnicamente. Non parlo quindi di talento, quello non ha nazionalità, ma parlo di preparazione, di tecnica. Ho lavorato con attrici americane come Debbie Rochon o Tiffany Shepis che impiegavano pochi secondi per entrare nella parte, mostrando oltre ad una bravura sconfinata una capacità della gestione delle emozioni che la si ottiene solo lavorando al mestiere di attore con continuità. E’ quello che manca qui da noi in Italia, manca la possibilità di dare agli attori una certa continuità nel maturare esperienze. Alla fine qui da noi gli attori che lavorano sono sempre quei tre o quattro, e tutti gli altri? Come fanno a fare esperienze e a crescere se non gliene diamo la possibilità? E’ anche per questa ragione che si dovrebbe sostenere di più e far crescere il nostro cinema indipendente.



 

MANIFESTO 0: Cambi molto spesso il compositore dei tuoi film. Su quali criteri ti sei basato in passato nello scegliere gli artisti delle diverse colonna sonore?



IVAN ZUCCON: Ricevo molte richieste da parte di compositori da tutto il mondo. Ascolto tutto e prendo nota, poi quando è ora di pensare alla colonna sonora scelgo in base alle necessità del film. Ogni film è diverso ed ha bisogno di un approccio diversificato nei riguardi della musica, per questo tendo a cambiare spesso, mi piace dare una impronta diversa di volta in volta.



 

MANIFESTO 0: Capita a volte che i registi siano anche sceneggiatori del proprio film, tu invece tendi a lavorare molto di più sul montaggio e la fotografia. Per quale motivo?



IVAN ZUCCON: Scrivere a me costa molta fatica. Scrivo spesso i soggetti dei miei films, poi però per la stesura dello script preferisco collaborare con uno o più sceneggiatori. Trovo la collaborazione molto stimolante, anche se a volte ci si scontra e le idee sono divergenti. In fin dei conti il cinema è un’arte collettiva, il regista non è un one-man-band, deve fare in conti con i suoi collaboratori e considerare anche le loro sensibilità artistiche; in fondo è una mediazione continua.
Seguo personalmente la fotografia perché mi è naturale farlo, considero il cinema principalmente una forma d’arte visiva, è quindi ovvio per me dedicare il mio tempo nel dipingere con la luce il fotogramma. Il discorso sul montaggio è diverso, io nasco principalmente come montatore e considero il montaggio una estensione della regia, se non addirittura la regia stessa in una forma diversa.



 

MANIFESTO 0: L'uscita del tuo prossimo lavoro è prevista per il 2013. Qualche anticipazione?



IVAN ZUCCON: Wrath of the crows sarà pronto a fine anno, ed è un film molto diverso dai miei

precedenti, ma al contempo contiene tutte le caratteristiche e le tematiche che caratterizzano il

mio lavoro.
Il film è ambientato in una strana prigione dove tra regole assurde, punizioni ed esecuzioni,

lentamente ci immergiamo nel passato dei prigionieri e dei carnefici per scoprire che la realtà

non è quella che ci eravamo immaginata e che la verità è una realtà complessa e ricca di

sfaccettature, anche sgradevoli.
Il film ha un cast internazionale interessantissimo, a partire dalla due scream queens americane

Tiffany Shepis e Debbie Rochon, attrici dallo sconfinato talento e che in questo film (dove recitano

per la prima volta nella loro carriera faccia a faccia) mostrano ancor di più quanto siano grandi le

loro doti attoriali e umane.
Il film è attualmente in fase di montaggio e verrà presentato a Los Angeles a Febbraio / Marzo.

 


MANIFESTO 0: Cosa ne pensi della situazione che sta passando in questi mesi Cinecittà?



IVAN ZUCCON: E’ lo specchio di una situazione di crisi generale che sta attraversando il nostro

paese e mostra quanta poca fiducia abbiano le nostre istituzioni nel nostro cinema e quanta poca

volontà ci sia di investire nella cultura. Tutto ciò mi rende molto triste.

 

 

Ivan Zuccon

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