CHIESA, ISTITUZIONI, POLITICA: LA CENSURA NEL TEMPO
La Lega per la Moralità nacque nel 1902 perché tra i tanti spettatori c'erano i cinofobi, persone che odiavano il cinema, ne avevano paura, pensavano che fosse un mezzo pericoloso, immorale per il popolo dell'epoca, interamente cattolico. Già nel 1908, quindi diciotto anni dopo la nascita del cinema, avevano mosso le prime proteste feroci, tanto che nel 1913 riuscirono a ottenere la censura applicata. Il Ministero degli Interni prima lasciò proiettare film come IL RITORNO DELLE ACQUILE, SCIALLE LUCENTE e FANGO e poi li ritirò dalle sale perché ritenuti impropri, rognosi per chi stava in alto, lasciando così libera strada al fascismo. Nel 1941 il Centro Cattolico cinematografico segnò l'accettabilità sulla base dei principi cattolici.
Fino al governo fascista la censura fu sempre una cosa evidente, un organo che agiva sul cut e sulle produzioni così dette di propaganda, ma con la salita al governo della Prima Democrazia la censura ha assunto un nuovo aspetto che si è protratto fino ai giorni nostri. Mussolini aveva sempre censurato tutto ciò che riteneva antifascista, ma non aveva mai ostacolato l'espressione artistica o comunque il cinema inteso come arte. Con la legge Andreotti invece il cinema nostrano ha subito la censura più agguerrita da parte dei cattolici, lo Stato elargì protezione e aiuti ma nel contempo, di nascosto, sottendeva un progetto di controllo che giocherà un ruolo importante per la produzione italiana, infatti era nato per liberarsi dai fantasmi scomodi che il Neorealismo affrontava e da questo episodio si può capire perché i maggiori autori della corrente artistica fossero comunisti. Questo tipo di politica è arrivata fino al governo di oggi in modo più drastico. Nel periodo del boom dei generi la cosa sembrava essere tornata a basarsi solo sul cut (taglio), ma quando la tv divenne privata il germe della censura infettata tornò fuori pian piano.
Il cinema per conto suo volerebbe libero nelle terre inesplorate dei generi e delle storie, ma ai piani alti, dove la visione panoramica di un'Italia in lotta con se stessa si ammira piuttosto bene, si pensa bene di catturarlo e farlo schiavo dei propri interessi. Uomini di cinema, uomini di politica, è questo il nuovo legame. Berlusconi e il piano dello Stato nello Stato: prima al comando di un'intera rete privata, poi Presidente del Consiglio e infine nel cinema con loschi finanziamenti. Un genio che è riuscito a impugnare un Paese e tutti i suoi innocui abitanti. Innocui dal momento in cui hanno finito di fare i cani arrabbiati e hanno preferito il trash televisivo al buon cinema, al cinema che fa pensare, al cinema che fa aprire agli occhi. Ormai il governo controlla i cittadini con la tv e il cinema producendo trash e impedendo la produzione e la distribuzione di quei film che potrebbero risvegliare il cervello dei cittadini: questa è la censura oggi.
Non c’è quindi da meravigliarsi se certi film d'impegno politico non si vedono nelle grandi sale. Questa è la realtà, differentemente da altri Paesi dove la censura è un'istituzione ancora forte che agisce su un lavoro di cut, qua in Italia tocca due punti dolenti: la produzione e la distribuzione.
Redazione
Manifesto 0, 2012
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