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La Finestra di Fronte

Produzione: It./UK/Portogal./Turchia 2003

Genere: Drammatico, romantico
Durata: 106' 

Regia: Ferzan Özpetek

Soggetto: Gianni Romoli, Ferzan Özpetek

Sceneggiatura: Gianni Romoli, Ferzan Özpetek

Produttore: -

Fotografia: Gianfilippo Corticelli
Scenografia: Andrea Crisanti

Costumi: Catia Dottori
Trucco: Ermanno Spera

Effetti: Alberto Mantini

Montaggio: Patrizio Marone

Musiche: Andrea Guerra

Cast: Giovanna Mezzogiorno (Giovanna), Massimo Girotti (Davide), Raoul Bova (Lorenzo), Filippo Nigro (Filippo)

 

Premi:

 

 

 

 

  • 2003 - Globo d'oro

    • Miglior film a Ferzan Ozpetek

    • Miglior attore a Filippo Nigro

    • Miglior attrice a Giovanna Mezzogiorno

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Trama:

Vedi sotto recensione.

 

 

Recensione: 

Il film si svolge a Roma nella particolarità di una città eternamente multietnica. Le scene mettono in

rilievo un contesto sociale vivo e contrastato ricco di misteriose passioni che si intrecciano tra diversità

anche seducenti. La trama del racconto abbraccia un presente e un recente passato attraversati da

eventi storici tragici quali la svolta razzista della guerra nel 1943. Il film è bello. I problemi che elabora e

mostra sono quelli di oggi. Veri e prosaici. Segnati dal passato. Il regista evita soluzioni finali consolatorie.

Il lieto fine non è rappresentato da una vittoria ma da una ritrovata forza interiore dei protagonisti.

Forza che rimane nel solco della sconfitta sociale dei personaggi ma che fa sperare, grazie al destarsi di

un dialogo vero nella sofferenza, in una diversa loro presenza nei futuri rapporti umani. La sensibilità al

negativo del regista di origini turche Ozpetek articola una sceneggiatura pregnante di dolore. Dolore

ricco di senso. Il film presenta due storie d’amore impossibili, complicate dalle particolarità razziali,

sessuali e di classe dei protagonisti. Storie parallele che convergono nella fase cruciale del racconto dando

una svolta evolutiva all’intera storia. Protagonisti: Davide, Giovanna, Filippo, Simone, Lorenzo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da una parte assistiamo alle vicende dell’anziano e depresso Davide, interpretato da Massimo Girotti. L’attore traspone nel film aspetti della sua reale sofferenza: morirà dopo aver finito di girare la pellicola. Il personaggio che incarna è di una credibilità di recitazione straordinaria. Davide è affetto dal senso di colpa per non essere riuscito a salvare l’amico-amante Simone nel rastrellamento degli ebrei avvenuto a Roma nel 1943. Aveva cercato di aiutare prima altre persone ebree. Persone che non lo stimavano perché omosessuale. Voleva conquistare la loro stima con un gesto nobile e decisivo. Questo episodio di impossibile rimozione gli produce episodicamente una perdita di memoria. Davide si trova a camminare solitario e smemorato per le vie di Roma. Incontra casualmente Filippo e Giovanna, una giovane coppia di umili origini cui chiede aiuto. Essi decidono di aiutarlo pur con qualche perplessità dovuta al peso dei loro problemi famigliari. La seconda storia riguarda la relazione di Giovanna con Lorenzo: vicino di fronte. E’ un rapporto d’amore frenato. Riflette ciò che Giovanna non riesce ad avere: una famiglia autorevole. Lorenzo contribuirà a chiarire il mistero di Davide poi lascerà la città per esigenze di carriera. L’amicizia di Giovanna con Davide attenuerà il dolore per la partenza di Lorenzo. Giovanna, grazie ai suggerimenti dell’amico anziano che la stimola a esprimersi in un’attività che le piace, troverà il coraggio di cambiare lavoro. Davide ritroverà la memoria attraverso un dialogo sempre più introspettivo con Giovanna. Giovanna attraverso il confronto con la storia travagliata dell’anziano scopre un piacere nuovo. La sua vita diventa più creativa e acquista uno stile diverso. Un piacere inaspettato prodotto dall’ascolto di una memoria lacerata. Nei momenti salienti del film le lunghe riprese in primo piano dei volti degli attori accrescono l’emotività degli spettatori. La musica è eccellente. 

 

 

 

 

Recensione a cura di Giordano Biagio

 

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