Legge 52
Produzione: It. 2014
Genere: Documentario
Durata: 30'
Regia: Souheil Bayoudh
Soggetto: Souheil Bayoudh
Sceneggiatura: Souheil Bayoudh
Produttore: Ass. Forza Tounes
Fotografia: Zied Zouaghi
Scenografia: -
Costumi: -
Trucco: -
Effetti: -
Montaggio: Hedi Ben Nasr, Ali Salem El Abed
Musiche: Klay BBJ, Danger MC
Cast: -
Premi:
-
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Trama:
“Legge 52” racconta la repressione provocata dalla legislazione antidroga tunisina. Una legge che prevede
il carcere fino a 10 anni per il semplice consumo di droghe leggere. La legge venne approvata ai tempi del
regime di Ben Alì ed è da sempre utilizzata come strumento per la repressione del dissenso. Dopo la
rivoluzione, nonostante le ripetute richieste in tal senso, la legge è ancora in vigore ed ancora oggi funge
da norma autoritaria nei confronti della protesta giovanile.
Recensione:
Quando si parla di cannabis il mondo si divide in due: tra chi la reputa una cosa giusta e chi no. In Tunisia
la rabbia delle persone è scaturita dalla situazione instabile provocata dalla “Legge 52” che risale al maggio
1992 e che punisce i consumatori di cannabis con una pena che va da uno a cinque anni di carcere più un
a multa salata che si bilancia tra i 500 e i 1500 euro. Il problema è che nel Paese tunisino molta gente ne fa
uso e il forte proibizionismo spinge le persone a fumare in modo maggiore perché più si cerca di proibire una cosa più la gente la fa. Questo soprattutto per un fattore socio-politico: la legge fu voluta dal Ben Alì che venne cacciato con la rivoluzione. I cittadini conquistarono una libertà, ma solo apparente, dato che per assurdità i diritti umani vengono calpestati a causa di continue aggressioni fisiche e morali. Come sottolinea anche uno studente di nome Momo “Fumare l'erba è un atto rivoluzionario, si va contro una legge fatta dallo Stato che mira a colpire le libertà individuali e collettive”.
Il contesto degradato crea inoltre un sovraffollamento delle carceri e una crescente migrazione verso l'estero. Oltre quindi a non servire come blocco di consumatori si infrangono etiche e tradizioni che non possono non avere un filo conduttore con l'Europa e non solo: dall'antichità fino ai tempi dei nostri nonni, quindi metà '900, l'hashish si coltivava per cure naturali e scopi religiosi. Ancora oggi molte case farmaceutiche usano l'oppio come una delle sostanze che stanno alla base di diversi medicinali, quindi se i dottori prescrivono queste medicine in modo legale perché non dovrebbero farlo nei limiti di controllo anche con la cannabis? Sembra una situazione utopica, ma la realtà è che paradossalmente i tossicodipendenti non si fanno curare non perché non vogliano, ma perché il medico per legge è costretto a denunciare chi si pronuncia se no rischia di passare come complice.
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