L'Orologio di Monaco
"L'orologio di Monaco", il film di Mauro Caputo, tratto dall'omonima raccolta di racconti di
Giorgio Pressburger che nella pellicola è il protagonista e la voce narrante, è uscito in DVD
il 21 ottobre, distribuito dall'Istituto Luce-Cinecittà.
Il film che ha iniziato un lungo viaggio con proiezioni nel corso di rassegne, eventi e festival
internazionali, raggiungerà le principali capitali e paesi dei cinque continenti. Budapest,
Varsavia, Parigi, Tokyo, San Francisco, Marsiglia, Osaka, Monaco di Baviera, Zurigo, Sydney,
La Valletta, Rio de Janeiro, sono alcune delle tante tappe previste, non solo all'estero, ma
anche in scuole e università del territorio nazionale.
Il film dal 21 ottobre è acquistabile o prenotabile in tutte le librerie e distributori DVD, oltre
che in tutti gli store on-line come Amazon, IBS, La Feltrinelli, Mondadori, etc.
Presentata lo scorso ottobre nella selezione ufficiale del Festival Internazionale del Film di Roma,
l’opera seconda di Mauro Caputo, prodotta dalla triestina VOX Produzioni e Istituto
Luce-Cinecittà, riconferma la collaborazione con il regista/romanziere Giorgio Pressburger ai
cui racconti il film si ispira, portando sullo schermo una famiglia centroeuropea in cui
confluiscono i nomi dei più grandi protagonisti della storia degli ultimi due secoli: Marx, Heine,
Mendelssohn, Husserl, Emeric Pressburger, etc.
Scrittore, regista, intellettuale che come pochi sa raccontare quel territorio fisico e immateriale
che è stata (ed è) la Mitteleuropa, Pressburger rivive con intensa emozione, attraverso una
ricerca che si intreccia tra presente e passato, i ricordi e le vicende umane che l’hanno portato a scoprire "cosa vuol dire veramente appartenere alla comunità umana dei vivi e dei morti". Nel film le immagini suggestive di alcuni luoghi della città di Trieste dov'è nato e quasi interamente girato, ma anche riprese della vicina Slovenia o di Londra, insieme ai filmati di repertorio dell’Archivio Luce e al materiale video originale del regista Emeric Pressburger, gentilmente concesso per questo film dal regista scozzese premio Oscar, Kevin Macdonald, suo nipote. E su tutto, la voce e la fisicità di un uomo (Giorgio Pressburger), protagonista di questo viaggio, la cui vicenda personale e familiare riesce magicamente a intrecciarsi con la memoria del nostro ‘900, evocandone storie, violenza, arte, passioni. Luoghi, colori, parole, memorie, che compongono un affascinantissimo viaggio non solo di una vita, ma di una cultura.
Hanno detto de "L’OROLOGIO DI MONACO"
"Ho provato un forte rammarico al concludersi di questo film, quando la magica voce di Giorgio Pressburger e le complici immagini di Mauro Caputo hanno abbandonato lo schermo. Quella enorme quercia dalla chioma solenne sulla quale Giorgio, in cerca di se stesso, si è arrampicato per un incontro amorevole con quei suoi progenitori che hanno “fatto” il pensiero del nostro tempo, si è dissolta in una nebbia silente lasciandomi in uno stato di commossa riconoscenza". PUPI AVATI
"Un uomo va alla ricerca di coloro che, nei tempi e nei Paesi più diversi, hanno portato il suo nome - nome di persone famose o sconosciute, sparse nel mondo nell’erranza del popolo ebraico – e scopre che quei legami non sono soltanto legami vicini o lontani di famiglia, ma legami universalmente umani. La sua odissea e la sua ricerca percorrono un mare di dolore, di avventura, di indistruttibile pietas e tenerezza e diventano semplicemente una ricerca dell’umano e dunque di se stessi. Un racconto cinematografico intenso e struggente, forte e discreto, che fa parlare non solo gli uomini ma anche i paesaggi, le cose, le tracce degli uomini passati sulla terra". CLAUDIO MAGRIS
“L’orologio di Monaco di Mauro Caputo conduce lo spettatore a condividere con intelligenza
e partecipazione il mondo di ricordi e di riflessioni di Giorgio Pressburger, un mondo che si
snoda attraverso mezza Europa e che incrocia personaggi celebri (da Heine a Mendelssohn,
da Marx a Husserl al regista Emeric Pressburger, tutti legati ai suoi antenati) e persone
comuni, momenti drammatici (Pressburger fuggì dall’Ungheria nel 1956, la sua famiglia subì
le persecuzioni naziste) e pause di riflessione. Ma questo viaggio nel tempo e nella memoria
non ha mai l’arroganza o l’orgoglio di chi vuole trasformarlo in vanto ma piuttosto la dolcezza
e la delicatezza di chi sa che «i miti ci visitano fino a che, a un certo punto, come sono nati,
svaniscono». La voce pacata di Pressburger e la sua figura quasi timorosa accompagnano lo
spettatore tra i ricordi e gli «incanti» di un vita lunga e intensissima, a volte assumendo il
tocco magico dell’orologio di famiglia che dà il titolo al film, altre volte lo sguardo incuriosito
di chi «non ha mai trovato nessuna certezza ma non smette di cercare», conscio che alla fine
ciascuno si rinchiuderà nella propria solitudine, «come era all’inizio degli inizi». Costruito
secondo i modi «tradizionali» del racconto ritmato dalla voce off, il film sa mostrare una
inedita forza visiva dal forte impatto emotivo, capace di passare dal pubblico al privato con
bella armonia e un fascino che è insieme segreto e quotidiano”. PAOLO MEREGHETTI
Redazione
Manifesto 0, 22 ottobre 2015
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