MANIFESTO 0:
Il tuo ultimo film THE ELEVATOR era in concorso al Taormina Film festival dove è avvenuta l'anteprima. Un film di genere realizzato con un cast straniero che punta a un respiro internazionale. Quel tipo di film che mancano in Italia e i rari esempi che ci sono non riescono a trovare la giusta distribuzione nelle sale italiane. C'è la possibilità di riuscirlo a vedere al cinema prossimamente?
MASSIMO COGLITORE:
Noi italiani eravamo maestri nei film di genere, basti pensare ai western di Sergio Leone o i gialli di Dario Argento e tanti altri ancora. Abbiamo lentamente perso questa tradizione, ripiegando, complice in buona parte la televisione, su film più leggeri. Col mio produttore Riccardo Neri stiamo cercando di uscire anche in Italia, e la straordinaria accoglienza, del numeroso pubblico, che ha ricevuto THE ELEVETOR ci fa sperare bene e capire, qualora ce ne fosse stato bisogno, che film di questo tipo sono amati dal grande pubblico.
MANIFESTO 0:
Com'è nato il progetto di THE ELEVATOR? Quando nel 2007 hai girato il film per la RAI
“Noi Due” avevi già qualche idea sulla tua opera prima cinematografica?
MASSIMO COGLITORE:
Due anni fa Riccardo Neri – il mio produttore - mi fece leggere “The Elevator” scritto da
Riccardo Irrera e Mauro Graiani. Ho trovato lo script molto avvincente, con contenuti
forti e un’ottima suspence ed ho accettato subito. E’ stata una scommessa, perché girare
un film il cui 80% delle scene si svolgono dentro un ascensore, con due soli attori, è
davvero un’impresa ardua. Un ruolo fondamentale in pellicole di questo genere sono gli
attori e James Parks e Caroline Goodall sono attori straordinari. Volevamo realizzare un
prodotto di alto livello se pur con un budget contenuto. Nel 2007, quando ultimano “Noi
Due” avevo il soggetto di THE STRAIGHT PATH che adesso stiamo sviluppando.
MANIFESTO 0:
Hai prodotto molti dei tuoi lavori come “Deadline”, corto che ha avuto riconoscimenti a diversi festival internazionali. Essere un regista indipendente oggi in Italia è diverso che esserlo all'estero. La tua difficoltà più grande che hai provato da regista indie quale è stata?
MASSIMO COGLITORE:
Non lo so, forse all’estero c’è più meritocrazia e più apertura verso film di differente genere. Le difficoltà sono tante, ma passione e coraggio aiutano a superare gli ostacoli. La maggior parte dei produttori che ho incontrato mi hanno sempre detto di fare film più convenzionali per il nostro mercato, ma io sto bene solo se faccio un film che amo. Voglio emozionare il pubblico con il mio modo di raccontare e sento di dover raccontare film inconsueti. Nel mio cammino ho incontrato Riccardo Neri, un produttore di altri tempi che con la mia stessa passione e idea di cinema ci ha permesso di trovare una forte intesa. Abbiamo una serie di film in cantiere, un progetto che guarda lontano e non a episodi sporadici.
MANIFESTO 0:
Dopo THE ELEVATOR, il tuo prossimo film sarà THE STRAIGHT PATH. Vuoi anticiparci qualcosa?
MASSIMO COGLITORE:
E’ un film il cui soggetto avevo scritto molti anni fa. Neri ha deciso di metterlo su e abbiamo da poco ultimato la sceneggiatura che è di Mauro Graiani e Riccado Irrera(autori di The elevator). E’ la storia di un forte dramma familiare con risvolti da thriller psicologico, che sarà girato in lingua inglese e ambientato molto probabilmente in Irlanda. Se tutto va bene gireremo nella primavera del 2015.
MANIFESTO 0:
Qualche settimana fa è uscito l'Artbonus che vede stanziati 5 milioni per l'audiovisivo. Non è l'unico modo in Italia per accedere a fondi statali, anche se è risaputo che ottenerli è davvero difficile. Tu ne hai mai fatto ricorso? Cosa ne pensi a tal proposito?
MASSIMO COGLITORE:
Purtroppo in Italia la cinematografia come ogni altro settore è in profonda crisi, e anche produrre film diventa sempre più complicato. Ben vengano i contributi pubblici se distribuiti con coscienza e onestà intellettuale. Credo che oggi la necessità primaria non sia solo sostenere la produzione, ma incentivare la distribuzione in sala dei film italiani. Molti film non escono il che fa pensare che senso ha produrli. Credo che la tecnologia digitale abbia dato una notevole svolta al sistema ed è diventato molto più semplice mettere su un piccolo film indipendente, il problema grosso e che poi nessuno lo andrà a vedere perché le sale non ci sono e non c’è un sistema che tutela i nostri film. Noi non abbiamo usufruito di nulla e Riccardo Neri, con la Lupin Film, la sua società, ha prodotto in maniera del tutto indipendente ed “epica” The Elevator.
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