Mauro Conciatori
Mauro Conciatori nasce a Roma il 18 giugno 1957.
Laureato in Architettura presso la facoltà di Roma. Ha seguito corsi di regia e sceneggiatura a Roma, New York e Los Angeles -tra questi Screenplay Writing di Robert McKee, Two Art. Inc., University of California.
Inizia ad occuparsi di cinema nel 1975 come assistente scenografo partecipando ai film Bordella e La casa dalle finestre che ridono, di Pupi Avati, e Giù dalle antiche scale, di Mauro Bolognini. Continua a leggere
MANIFESTO 0: ZabriskiePoint, questo è il nome del tuo sito dedicato al cinema. Si può dedurre che il nome sia una citazione al film di Antonioni. Come è stato lavorare al fianco di uno dei maggiori autori italiani, che tipo di influenza ha avuto nel tuo percorso artistico?
MAURO CONCIATORI: Certamente il nome del web-magazine è dedicato al grande Maestro del cinema italiano. Una citazione che però non vuole solo essere un omaggio ma un segno di libertà espressiva a 360°, Zabriskie Point è anche, e soprattutto, un’entità geografica, un toponimo, un piccolo punto nel deserto californiano che è cifra di come nasce il nostro magazine on-line, un piccolo grido di libertà che rispecchia anche le basi della pellicola di Antonioni. Dunque una parafrasi di cinema e vita.
Invece per la seconda parte della domanda posso dire che lavorare con Antonioni è stata un’esperienza unica e meravigliosa. Mi ha dato moltissimo. Mi ha fatto crescere come uomo e come “operaio del racconto per immagini”. Il suo modo di vedere il cinema, di concepire le immagini come struttura portante dell’asse narrativo è qualcosa di unico e inimitabile. Un approccio che ho cercato di “rubare” ma di geni ne esistono uno ogni 10 o 20 generazioni. Non posso che inchinarmi davanti a “cotanto talento”. Ma non sono certo io scoprire il regista ferrarese. Dentro di me ha lasciato un solco profondo nel modo di pensare le immagini e i sentimenti. Per questo cerco sempre di dare un’anima a ciò che racconto, anche se possono essere nozioni culturali. Senza anima non si comunica nulla.
Il mio grande rammarico con Antonioni è stato di non “produrre” nulla. Abbiamo sempre lavorato insieme su progetti mai realizzati su tutti voglio citare The Crew, il mitico film mai realizzato che penso sarebbe stato qualcosa di unico.
MANIFESTO 0: Cosa ti ha spinto ad aprire un sito di cinema on-line?
MAURO CONCIATORI: Il desiderio di avere una voce libera con la quale lanciare un allarme sulla situazione filmica mondiale e italiana che ristagna nei fasti del passato. Fare critica costruttiva e non solo amara. Essere liberi e non legati a schemi prefissati. Ma non solo. ZabriskiePoint nasce con l’intento di piccola palestra per critici, saggisti, sceneggiatori, registi, filmmaker. Basta scorrere chi ha scritto per capire l’importanza di ciò. E poi cercare di sfruttare l’enorme potenzialità della rete.
MANIFESTO 0: Il cinema italiano sta passando un duro periodo nella sua evoluzione storica, ma tu cerchi di promuoverlo in diversi modi. Rassegne e Festival ti danno modo di tenere sempre un occhio sui fermenti cinematografici, anche se spesso si è criticato il fatto che in Italia ci siano troppi festival che non sono più le vetrine di una volta, dove distributori e produttori smettono di investire. Credi che il problema sia concreto? E dove pensi che questa difficoltà trovi le sue radici?
MAURO CONCIATORI: Forse è vero che ci sono troppi festival. Si dovrebbe puntare sulla qualità e non sulla quantità. Per quanto mi riguarda cerco di promuovere il cinema italiano con operazioni mirate a far conoscere film lunghi o corti e documentari anche in luoghi dove non riuscirebbero ad arrivare. Purtroppo con questo tasto si tocca una delle tante note dolenti della distribuzione italiana che favorisce i film stranieri ai nostri provocando, peraltro, un appiattimento della qualità del nostro cinema. Il solito circolo vizioso: se non curi il tuo giardino sarà difficile che questo cresca sano e robusto. Chi investe e promuove il cinema in Italia lo fa con scarso interesse di promuovere prodotti di qualità. In realtà è in atto una precisa strategia per “non far pensare” gli italiani dando solo dei prodotti digestivi e di facile consumo. Ed anche la tv che aveva un compito ben preciso è pressato dall’audicence. Non dico nulla di nuovo ma siamo sull’orlo del baratro. Film se ne facevano sino a 20 anni fa sono diventati perle rare ed anche autori di innato talento si rifugiano in prodotti televisivi di non eccelsa qualità. Alla fine “resistono” pochi autori per dire al mondo che il cinema italiano esiste ancora.
MANIFESTO 0: A tuo parere quali sono le cose positive e negative che continui a vedere nei nuovi (e vecchi) registi italiani e nei loro film?
MAURO CONCIATORI: Di positivo vedo in alcuni registi la voglia di realizzare prodotti nuovi e che possano sfondare sul mercato internazionale. Non a caso abbiamo avuto recenti successi ai maggiori festival mondiali e abbiamo creato di nuovo interesse produttivo all’estero per i nostri autori di punta. In negativo debbo dire che si è abbassato il livello medio. La maggior parte delle storie che si narrano sono storie provinciali e di facile consumo. Nonostante sia scomparso da un paio d’anni il classico cinepanettone continua ad essere in auge un modo stantio e ammuffito di fare cinema: quello della risata facile e crassa.
MANIFESTO 0: C'è mai stato un momento di difficoltà in cui hai pensato che la tua promozione fosse inutile?
MAURO CONCIATORI: Spesso. Mi metto sempre in dubbio. Non credo che sia facile essere sempre sicuri di quello che si fa. E poi solo gli stolti non si pongono dubbi. Però credo che promuovere il mondo di celluloide sia importante, quindi, nonostante le difficoltà credo sempre in questo tipo di impegno.
MANIFESTO 0: Il tuo prossimo progetto?
MAURO CONCIATORI: Ho vari progetti. Sto finendo di montare un documentario su Antonioni e il film L’eclisse. Un’operazione che vuole essere sia un racconto del film e sia un mettere in luce alcuni aspetti di Antonioni e del suo cinema ma anche mostrare come la natura riprenda il sopravvento sul cemento. L’EUR, luogo dove fu girato quasi per intero il film, da quartiere appena finito al momento del “si gira” nel 1961, era spoglio, nudo, solo cemento e mattoni. Ora è ricco di vegetazione che copre le inquadrature e le sequenza girate dal film. L’eclisse è una sorta di documento storico di un quartiere a distanza di oltre 50 anni. Un focus sul mondo che cambia. In ogni suo aspetto
MANIFESTO 0: Hai lavorato per un periodo a Cinecittà. Credo che l'anno scorso durante lo sciopero ti sia sentito preso in causa e ora Cinecittà scende di nuovo in campo chiedendo di farla diventare Bene Comune. Pensi che renderla di nuovo pubblica sia la scelta migliore?
MAURO CONCIATORI: Indubbiamente lo Stato se ne dovrebbe “prendere cura” come una sorta di “Benjamin Button”, ma che vivrà per sempre. Cinecittà è un’istituzione. È passato e presente e futuro. Un museo vivente ma ancora produttivo che deve essere sostenuto dallo stato e al contempo essere messo in condizione di lavorare e tornare attivo dopo anni d’oblio. Deve tornare ai fasti del passato. Sarebbe un delitto farlo diventare l’ennesima speculazione edilizia.
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