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Nuova Legge Cinema

L'Italia è spesso definito un Paese di controsensi che spesso lasciano interdetti.

Il 2016 sembra partire col piede giusto e con un certo ottimismo se non fosse

che le proteste e i guai non tardano ad arrivare.

In questi giorni di denunce e ricatti tra esercenti, distributori e pubblico a cui

abbiamo dedicato un articolo insieme alla rivista Verifica Incerta nell'editoriale

Visioni Italiane dal titolo La Sala del Ricatto, c'è tempo anche di approfondire la

nuova legge sul cinema italiano.

 

Il DDL approvato dal ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo

Dario Franceschini e promosso dalla senatrice del Partito Democratico Rosa

Maria De Giorgi ha come obbiettivo quello di aumentare le risorse e cambiare

le leggi che riguardano il settore in questione. La nuova legge sul cinema si basa sul modello francese e oltre a eliminare la censura di Stato il fondo previsto non andrà sotto i 400 milioni l'anno, prevedendo incentivi destinati a film italiani, giovani autori e a chi investe in nuove sale.

 

All'alba della notizia le maestranze del settore cinematografico si dicono soddisfatte, ma alcune associazioni sottolineano l'importanza di alcuni punti. “Il disegno di legge del Ministro Dario Franceschini rappresenta il primo e decisivo passo verso quella legge di sistema che l'associazione 100autori da tempo sollecita. Un provvedimento apprezzabile, che per la prima volta inquadra sotto un'unica cornice il Cinema e la Televisione e che - come la legge francese - riconosce il valore e le potenzialità dell'industria audiovisiva italiana. Tuttavia ci sembra che possa rischiare di restare una "dichiarazione d’intenti" più che un reale cambio di rotta.” Così scrive 100autori che ci tiene a segnalare che il DDL non sembra contenere i criteri che salvaguardino la "produzione indipendente", oltre che non assicurare la presenza del mondo autoriale e professionale all'interno del nuovo Consiglio superiore Cinema e Audiovisivo: i criteri di designazione dei membri appaiono “privi di trasparenza, totalmente verticistici e slegati da processi di selezione oggettivi e di merito.”

 

Anche l'ANAC (Associazione Nazionale Autori Cinematografici) chiede il reinserimento della costituzione del Centro Nazionale del Cinema e delle Espressioni Audiovisive (CNCEA) nell'impianto normativo, con un'organizzazione interna che che operi “per il raggiungimento di quegli obiettivi che la legge attribuisce al Centro. In particolare, oltre alla direzione del Cinema, anche una preposta all’Audiovisivo con specifiche competenze e adeguate risorse per garantire al settore autonomia rispetto ai broadcast.” Legato a questo evidenzia la necessità di un'equa distribuzione delle risorse a sostegno delle diverse attività del settore del cinema e dell’audiovisivo.

 

 

 

 

 

Di Von Chanelly

Manifesto 0, 1° febbraio 2016

 

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