Ora Pro Nobis
Produzione: It. 2013
Genere: Horror / Gore
Durata: 12'
Regia: Eros e Roberto D'Antona
Soggetto: Eros e Roberto D'Antona
Sceneggiatura: Filandro Savino
Produttori: FABBRO S.p.A., DA Michele Grassi, Roberto Marinelli
Fotografia: Eros D'Antona
Scenografia: Roberto D'Antona
Costumi: Paola Laneve, Angelo Boccuni
Trucco: Paola Laneve
Effetti: -
Montaggio: -
Musiche: Olsi Baba
Cast: Roberto D’antona, Mirko D’antona, Barbara De Florio, Massimiliano Giustizieri, Angelo Boccuni
Premi:
-
Trama:
Per sciogliere i propri pensieri, divenuti ossessivi a causa di una situazione sentimentale sempre più
difficile, il giovane Marco si reca con Luca in automobile, di sera, in una zona periferica del paese, molto
suggestiva, resa celebre per l’essere frequentata da attraenti ragazze squillo.
Luca è uno dei migliori amici di Marco, comprende la sua delicata situazione e dopo averlo
affettuosamente e attentamente ascoltato, gli propone, sapendo di farli piacere, di avere insieme un
rapporto scacciapensieri con una squillo a sua scelta.
Marco sfila con l’automobile tra le accompagnatrici più in vista e dopo alcune indecisioni sceglie la
bellissima Carmen, rumena, che con una tariffa doppia si lascia condurre da Luca in un ex edificio religioso
dove sono ancora presenti, tra graffiti laici e arredi fatiscenti, numerosi oggetti sacri. Carmen appare tesa,
ha sentito voci su quel posto che la inquietano, in giro si dice che lì accadano cose strane. La giovane
donna appare comunque decisa ad assecondare le fantasie perverse, dissacratrici, destatesi in Luca alla
vista del ex luogo liturgico. Il particolare desiderio presentatosi nell’immaginario di Luca coinvolge anche
l’amico Marco che trova in esso un prezioso punto di identificazione tanto da dimenticare di colpo tutti i
suoi guai sentimentali.
Il posto, per gli abitanti più ambigui del paese, soprattutto per quelli sofferenti di forti inibizioni o prossimi
a nevrosi di vario genere, anche passeggere, sembra esser il luogo ideale per soddisfare appassionate perversioni erotiche.
Luca, buon osservatore, scopre entrando nel salone principale che il caseggiato è abitualmente frequentato da clienti delle squillo, il pavimento infatti è cosparso qua e là da diversi profilattici. La cosa, anziché rassicurarlo del fatto che il posto scelto ha ormai quella precisa funzione, lo turba. Quando il giovane si appresta a consumare l’atto con la squillo, la porta principale d’ingresso si chiude, suscitando nei tre sorpresa e paura. Nel frattempo lo spettatore viene avvisato tramite alcuni sospiri erotici tipici del voieur, della presenza nell’edificio di altre persone. La vicenda sembra complicarsi, che piega prenderà?
Recensione:
L’espressione Ora pro nobis (lett. "prega per noi") del titolo del film fa parte della nota preghiera cristiana denominata Ave Maria, si trova inserita nella frase dall’evocazione sacrale più elevata della preghiera: "Sancta Maria, mater Dei, ora pro nobis peccatoribus, nunc et in hora mortis nostrae. Amen" (Santa Maria, madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen."). Una frase che fa incutere timore e speranza, spavento e piacere nello stesso tempo, aspetti emotivi contrastanti che diventano in questo film ingredienti narrativi di buon valore letterario perché in grado di dare alla trama, in alcune sue articolazioni, maggior potenza espressiva.
Questo cortometraggio horror/gore dal seducente, ambiguo titolo, è diretto con
la già nota e apprezzata bravura, ripetutamente applaudita anche dai critici, da
Eros & Roberto D’Antona, ed è sceneggiato da Filandro Savino.
Il film parte subito bene, verrebbe da dire ancor prima di iniziare a raccontare, avendo scelto un titolo ben selezionato, elaborato con grande cura, di forte valenza emotiva e simbolica, in grado di suscitare immediatamente curiosità se non addirittura, per gli appassionati più hard dell’horror, un eccitamento dell’immaginario, perverso, che funziona come una sorta di preriscaldamento alle emozioni forti che lo spettatore suppone stiano per arrivare da un momento all’altro.
Il titolo infatti, così ben calato in una atmosfera horror agghiacciante, è già intriso di un’ambiguità tutta sua indispensabile in questo genere di opere, esso fa pensare che a volte le frontiere tra il sacro e il mondano non possono che vacillare fino a confondersi, che la fede e il dubbio ad essa connaturato creano in certe situazioni un contrasto che è tipico della perversione, quella in grado di impreziosire l’horror, e che la preghiera e il peccato, il sesso e il giustizialismo a sfondo metaforico-demonistico, dopo un lungo rincorrersi fobico intramezzato solo da un oscuro senso di colpa, non possono in un racconto che giungere ad una resa dei conti finale di alta drammaticità.
Ora pro nobis è un progetto filmico iniziato nel giugno 2013 che pur avendo come fine principale
l’intrattenimento e pur funzionando benissimo sotto questo aspetto, sembra volersi offrire
oggettivamente anche ad altri stili di lettura, indubbiamente più elaborati rispetto a quanto il
panorama delle recensioni che appaiono on line sarebbe in grado di offrire su questo genere di
opere, ossia qualcosa che si lascia guidare da un certo coerente e più sistematico pensiero culturale,
aprendosi ad analisi più profonde. Quest’ultime vanno dalla psicanalisi di tradizione classica
freudiana novecentesca, alla teologia protestante individuabile nel film in alcune tracce di pensiero
presenti nelle particolarità più suggestive del racconto, quando ad esempio la trasgressione
teologica dalla tradizione sacrale più nota, nella location del film, che appare socialmente quasi desertificata ma che mantiene un certo senso religioso, sconfina verso un altrove immaginifico certamente riconoscibile, perché è sempre stato un fertile terreno di proselitismo soprattutto per il protestantesimo, quello caratterizzato da una critica di fondo al senso di colpevolezza rilasciato da diverse tradizioni cristiane, una colpa che forse continua ad essere, in numerose situazioni, il motore pulsionale di numerose tipologie di perversioni.
Un horror quindi, questo dei fratelli D’antona, che dopo aver divertito e stordito con le sue magnifiche suggestioni, spinge di fatto ad ulteriori considerazioni, anche non strettamente cinematografiche, sfuggendo dalle mani e dagli sguardi dei creatori e dei critici, per divenire libera offerta analitica, semantica e filosofica, per tutti gli studiosi, dilettanti o professionisti, amanti del pensiero che ogni film tra le righe del linguaggio visivo nasconde.
Recensione a cura di Giordano Biagio
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