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Produzione: It. 2012

Genere: Commedia, drammatico
Durata: 115 min

Regia: Matteo Garrone

Soggetto: Matteo Garrone, Massimo Gaudioso

Sceneggiatura: Matteo Garrone, Massimo Gaudioso, Maurizio Braucci, Ugo Chiti

Fotografia: Marco Onorato

Costumi: Maurizio Millenotti

Scenografie: Paolo Bonfini

Trucco: Dalia Colli

Effetti Speciali: Wonderlab

Montaggio: Marco Spoletini

Musiche: Alexandre Desplat

Cast: Aniello Arena (Luciano), Loredana Simioli (Maria), Nando Paone (Michele), Graziella Marina (mamma di Luciano), Aniello Iorio (Massimone), Nunzia Schiano (zia Nunzia)



Reality

Recensione di Alessandro di Gioia

Premi:

 

  • 2012 - Festival di Cannes:

    • Gran Prix Speciale della Giuria a Matteo Garrone

    • Nomination Palma d'oro a Matteo Garrone

  • 2013 - Globo d'oro: 

    • Nomination Miglior attore ad Aniello Arena

    • Nomination Miglior fotografia a Marco Onorato

  • 2013 - David di Donatello:

    • Migliore fotografia a Marco Onorato

    • Migliore trucco a Dalia Colli

    • Miglior acconciature a Daniela Tartari

    • Nomination Miglior regista a Matteo Garrone

    • Nomination Miglior attore protagonista ad Aniello Arena

    • Nomination Miglior colonna sonora ad Alexandre Desplat

    • Nomination Miglior scenografia a Paolo Bonfini

    • Nomination Miglior montaggio a Marco Spoletini

    • Nomination Miglior sonoro a Luca Lovelli e Maricetta Lombardo

    • Nomination Migliori effetti speciali a Wonderlab

    • Nomination Migliore sceneggiatura a Maurizio Braucci, Ugo Chiti, Matteo Garrone e Massimo Gaudioso

  • 2013 - Ciak d'oro:

    • Migliore fotografia a Marco Onorato

    • Migliore scenografia a Paolo Bonfini

    • Migliori costumi a Maurizio Millenotti

    • Nomination Migliore sceneggiatura a Maurizio Braucci, Ugo Chiti, Matteo Garrone e Massimo Gaudioso

    • Nomination Miglior sonoro a Luca Lovelli e Maricetta Lombardo

    • Nomination Miglior montaggio a Marco Spoletini

 

 

Trama:

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Recensione:

Dopo il grande successo ottenuto dal precedente GOMORRA, per Matteo Garrone era difficile ripetersi. Il suo ritorno sul grande schermo, dopo quattro anni, ha invece felicemente confermato il talento del regista romano, che comunque, prima del boom con la trasposizione del libro di Saviano aveva già realizzato ottime pellicole come L'IMBALSAMATORE e PRIMO AMORE. 

Grazie a REALITY, Garrone ottiene il suo secondo Grand Prix consecutivo al festival di Cannes, onorificenza che lo eleva a frontman del cinema italiano e ad autore di grossa rilevanza in campo internazionale. Il film, racconta la storia di Luciano, pescivendolo napoletano che spinto dal desiderio dei suoi bambini, fa un provino per il Grande Fratello. Lucano, riesce a superare la prima fase di selezione, ed attende ansiosamente la chiamata definitiva per entrar a farte nel noto reality show.

La vicenda del protagonista fa tornare alla mente due celebri opere d'arte, la prima è il romanzo incompiuto di Kafka "Il castello", e la seconda è le pellicola del grande Marco Ferreri L'UDIENZA. Se è vero che il film di Ferreri ha preso spunto dall'opera di Kafka, è anche vero che ne ha preso le distanze, rielaborandola e completandola sotto una prospettiva diversa. E proprio a questa prospettiva Garrone decide di riallacciarsi, stabilendo una continuità temporale e culturale che mancava al nostro cinema. Difatti, il percorso di Luciano, è un percorso di fede, esattamente come quello di Jannacci ne L'UDIENZA. La differenza sostanziale, è che nel film di Ferreri, la cupola di San Pietro si erge minacciosa su Roma, ponendosi subito come nodo centrale tematico e narrativo, mentre in REALITY la Chiesa agisce come sottotesto, in maniera sotterranea. Sostanzialmente, Garrone sembra dirci che la corsa alla "casa della celebrità" di Luciano è identica al cammino di redenzione che compie ogni buon cristiano per meritarsi la "casa celeste". Quindi, il reality non è solo quello catodico, ma anche e sopratutto quello cattolico. Il percorso di Luciano è involutivo, destinato a ripiegarsi su sé stesso, fino al collasso interiore, come d'altronde succede a qualsiasi credenza masturbatoria.


 

Garrone, non tradisce il proprio stile, e filma in prima persona servendosi della camera a mano. La sua tecnica di ripresa dona alla vicenda la giusta aura di realismo, permettendo allo spettatore di sentirsi coinvolto pienamente senza però abbandonare una prospettiva antropologica che racconta la vita nel napoletano, sempre in bilico tra povertà e progresso. E' impossibile infatti non avvertire richiami pasoliniani, magari inconsapevoli, ma presenti. Quel proletariato fuori dalla Storia, tanto cantato dall'intellettuale friulano, è ormai infettato in modo incontrovertibile. Il capitalismo ha sradicato ogni radice, ogni sorta di identità e purezza. Garrone ed i suoi fidati sceneggiatori, hanno però deciso di raccontare questo spaccato sociale con la leggerezza della commedia amara, senza immergere lo spettatore nella cupezza delle sue precedenti pellicole. Assieme a Ferreri e Pasolini, anche Fellini converge nell'ultima fatica registica di Garrone. Da "Lo sceicco bianco" (il divo Enzo che volteggia sulla folla in discoteca) a "La dolce vita" (la statua di Ges˘ che giganteggia sulla piazza del quartiere napoletano, la Madonna portata via dopo la chiusura della pescheria), le citazioni non sono mai fini a sé stesse, ma arricchiscono la visione di stimolanti spunti critici. Infine, degna di menzione è anche la bellissima colonna sonora del quotatissimo Alexandre Desplat, perfettamente funzionale allo svolgimento dei fatti.

 

"Never give up" dice l'ex concorrente del Grande Fratello Enzo, venerato dal popolo come una divinità. Luciano sembra credere alle sue parole, ma si sa, la speranza è una parola stronza. 

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