Il Simbolo della Censura, un Inno alla Libertà
PORNO E LIBERTA', il documentario di Carmine Amoroso, è stata un'occasione per parlare seriamente della sessualità libera da moralismi e pregiudizi, un input per raccontare senza ipocrisia come il porno sia un aspetto naturale della vita dell'uomo. Nella società attuale si ostenta il sesso, comportamento succube delle religioni monoteiste, a differenza dell'antica cultura greca dove c'è una visione che non lascia spazio all'inibizione. “Questa libertà si è persa nei secoli e il corpo è visto come qualcosa di diabolico” commenta il regista Carmine Amoroso “il porno è un elemento culturale, è una caratteristica dell'espressione della sessualità, noi siamo il nostro corpo, lo utilizziamo per comunicare, per esprimerci, quindi perché privarci di esso, nascondere ciò che siamo?”.
Un documentario necessario che ha portato alla luce argomenti che si preferisce accantonare, un film coraggioso che ha lottato fin dalla sua nascita e continua a farlo tutt'oggi, nonostante le molte difficoltà. Nata tramite crowdfunding, l'opera ha necessitato di diversi anni per essere realizzata “mi interessava l'inizio di quella che viene considerata la pornografia moderna di cui si sa poco perché si ha paura di parlare del sesso e della sessualità, nonostante ci siano state persone che hanno utilizzato questi elementi come strumenti politici. E' però un argomento tabù che non è facile da raccontare perché è sempre stato messo ai margini: la società crea degli scarti, non solo umani. Questo ha comportato delle difficoltà fortissime a livello produttivo, di ricerca e di distribuzione”.
Per assurdità, infatti, Amoroso ha avuto problemi col materiale di repertorio in quanto alcuni archivi si sono rifiutati di “mischiare il loro nome con questo lavoro”, ma per fortuna dopo una grande ricerca e tanta pazienza si è riusciti a costruire un mosaico di immagini anche grazie ai materiali privati degli intervistati, personaggi che sono stati una scoperta interessante per il regista “il loro nome era legato a un certo ambiente, ma in realtà erano persone sconosciute: ho sempre visto Riccardo Schicchi come un folletto rivoluzionario che viveva liberamente la sua sessualità e ha lottato per la libertà d'espressione. Lo stesso per l'italiano Lasse Braun, primo promulgatore della legge in Danimarca contro la censura. Tutti personaggi che hanno pagato le stigmate della pornografia”.
Piaghe che lo stesso “Porno e Libertà” ha dovuto curare in fase di distribuzione: diversi esercenti, festival e rassegne hanno avuto una chiusura totale nei confronti del film “il titolo contiene la parola porno, termine che sembra dare fastidio...”.
Per non parlare di Facebook che ha ritenuto inappropriata un'immagine caricata sulla pagina ufficiale del film “non era nulla di osceno, era solo un Manifesto degli anni '70 dove si vedeva un capezzolo, mi è sembrato quasi un ritorno al neo-puritanesimo, ero sgomentato quando hanno cancellato la pagina perché è stata una discriminazione, una censura gravissima che riguarda la libertà d'espressione”. Facebook infatti è uno strumento di comunicazione con numeri pazzeschi: una censura del genere significa un netto calo di visibilità per un film. Il regista ha provato a lottare contro questa condanna, ma contro le multinazionali c'è poco da fare a livello legale, così si sono dovuti piegare alle regole. Anche se la delusione più grande è stata quando dopo gli accaduti di Facebook non vi è stato nessun sostegno e nessuna protesta da parte delle associazioni di categoria, “la solidarietà c'è stata, ma solo a livello individuale”. Nonostante tutto i critici hanno capito lo sforzo e hanno apprezzato questa riflessione filmica, l'approccio concettuale del fenomeno, tanto che solo poche settimane fa il film ha ricevuto il Nastro d'Argento come miglior documentario.
Ecco che quindi il film di Carmine Amoroso è apparso come il simbolo di una lotta contro la censura di oggi e un inno alla libertà d'espressione. Con “Porno e Libertà” si è voluto iniziare l'editoriale “Quel Cinema Nascosto” che ha come obbiettivo quello di parlare dei film italiani che hanno subito qualsiasi tipo di censura. Oggi in Italia la censura è pesante e invisibile. I film vengono bloccati a livello di produzione: autori (registi e/o sceneggiatori) vengono portati all'autocensura. Con il crowdfunding e più in generale col (vero) cinema indipendente questo si può schivare, ma ecco che le opere vengono ostacolare in fase di distribuzione, quando non arrivano nelle sale e la visibilità viene a mancare. In aggiunta a tutto questo c'è internet, da Facebook e più in generale da Google, le ricerche vengono oscurate, andando a chiudere quel minimo di accessibilità che permette a chiunque di arrivare al grande pubblico, meta che da anni il cinema indipendente tenta di conquistare.
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Redazione
Manifesto 0, 15 aprile 2017
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