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Filmmaker

 

Biografia Simone Tognarelli

Simone Tognarelli

La magia del cinema per una profonda educazione dell'animo

 

"Il cinema è sempre stata una componente fondamentale nella mia vita. Detto questo l'ho esplorato in lungo e in largo, andando a interessarmi in particolare di quei movimenti che hanno apportato delle visioni nuove, andando a scavare nell'inconscio e nelle profondità dell'essere umano, perché è questo l'aspetto che più mi affascina di questo mezzo: il far emergere le debolezze e le zone nascoste della nostra interiorità." Simone Tognarelli, giovane filmaker livornese, esprime così la sua vione de cinema che combacia con l'interesse per le avanguardie, il surrealismo e gli altri movimenti che "hanno lasciato un'impronta forte di ciò che eravamo, di ciò che saremmo stati e di ciò che diventeremo, riuscendo così a scavalcare lo spazio-tempo e utilizzando la magia del cinema a scopo terapeutico per una profonda educazione interiore dell'animo umano. L'interesse per veri artisti dell'audiovisivo quali Tarkovskij, Fellini, Svankmajer, Lynch, Cronenberg, Sokurov e gli influssi dagli impianti narrativi di Ballard e Burroughs sono percepibili nei nostri progetti, ma cerchiamo comunque di offrire qualcosa che ci identifichi e che ci porti a percorrere delle visioni nuove, perché sono queste che vorremmo provare ad offrire a chi ci guarda."​

 

Partendo da queste basi Simone Tognarelli segna un suo sguardo e un suo stile che s'incanalano in

 “A New Born” che nasce da un'idea che ha preso forma anche grazie a un altro lavoro sviluppato 

con Jacopo Aliboni e con l'artista Maurizio Fontanelli. "Da quel primo cortometraggio è cominciata

la nostra ricerca sul tema della visitazione dello sguardo. Altri influssi sono arrivati da un corto di

Maya Deren del '43 (“Meshes of the afternoon”) e dal testo di Ballard “la mostra delle atrocità”,

dopodiché ci siamo messi a sviluppare l'idea di A NEW BORN”.​

Il cortometraggio è stato presente al Festival di Cannes 2015, un'esperienza che Simone commenta

così "Cannes in sé ha significato tanto dal punto di vista della diffusione del nostro lavoro, diciamo

che ci ha dato una buona visibilità a livello mediatico e che ci ha aiutato a portare alcune personalità

attive nel mondo del cinema e dell'audiovisivo a interessarsi a noi. E' stato infatti da noi apprezzato

l'interesse dimostrato dalla Toscana Film Commission, che adesso ci segue per l'evolversi dei nostri

successivi progetti."

 

A proposito dei progetti in corso ci soffermiamo su “Toujours present en nous” che nasce da una

composizione per flauto solo di Jacopo Aliboni (eseguita da Livia Schweizer) e che ha visto la

partecipazione come unico personaggio in scena del Maestro Lindsay Kemp. "Ritengo davvero

un'occasione unica quella di aver potuto instaurare una collaborazione con una personalità come

quella di Lindsay... un tale personaggio, di una grandezza, profondità e semplicità che ti lasciano totalmente disarmato quando ti ci trovi di fronte. Devo dire che per noi poter lavorare con lui è una grande occasione di crescita, sul piano umano, oltre che artistico, perché di personalità così Grandi nel panorama artistico del nostro territorio ce ne sono davvero poche. E vedere e documentare la rappresentazione del suo ultimo spettacolo “Kemp Dances” la scorsa settimana al Centro Artistico Il Grattacielo a Livorno è stato qualcosa di speciale e meraviglioso, in vita mia non ho mai visto qualcosa di simile a teatro.

Riguardo alla stop motion è la tecnica essenziale dello stile di Tognarelli e Aliboni che li serve per fortificare l'elemento surreale dei loro progetti, "la nostra ricerca infatti va nella direzione di una cifra stilistica che mira alla riscoperta del surreale nel quotidiano. La stop motion ci assiste appunto per ricreare in determinate occasioni quella resa “perturbante” che ci serve nei nostri lavori."

 

Invece, per il 2016 Simone spera di veder concretizzata la possibilità di iniziare il cammino per la realizzazione di un primo lungometraggio, ma non solo: "miriamo a far uscire gli altri due corti da noi realizzati e ci stiamo proponendo per un percorso didattico da poter proporre alle scuole attraverso bandi sul territorio. Inoltre io personalmente sto seguendo con particolare attenzione il teatro e l'arte di strada, documentando le performance con dei video realizzati ad hoc per gli artisti protagonisti di queste due forme di espressione artistica, che sono quelle che a mio avviso fanno più vibrare le corde dell'arte nei cuori di chi assiste a questi tipi di rappresentazioni. Mi piacerebbe che anche il cinema tornasse ad avere questo tipo di connotazione. In particolare il cinema italiano purtroppo sta attraversando un periodo davvero arido sul piano dei contenuti. Questa però non è solo una mancanza delle produzioni o di chi fa cinema in Italia, perché il cinema va incontro allo sguardo di uno spettatore che ne vuole fruire. Sarebbe necessaria una rieducazione dello sguardo nel nostro Paese, per ritrovare quella magia di un mezzo che avrebbe delle potenzialità immense sul piano dell'educazione sociale delle nuove generazioni.

 

Devo aggiungere però che anche qui in Italia comunque esistono ancora delle piccole realtà che si interessano a promuovere e a far emergere punti di vista diversi e ci tengo a ringraziare a tal proposito Marco Bruciati e quelli di Kinoglaz, per la proiezione che hanno organizzato lo scorso 29 ottobre a Livorno dal Titolo “Visioni di confine”, nell'ambito della rassegna SEMIFestival (organizzata dal Centro Artistico Il Grattacielo), una bellissima occasione di condivisione e di confronto per chi si interessa di cinema indipendente e autoprodotto.

 

 

 

 

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