MANIFESTO Ø

Alberto Sordi, nato a Roma il 15 giugno 1920, è stato un attore che portava con sé un tocco di personale perfidia, considerato uno dei “mostri” della commedia italiana, rappresentante della romanità, ha interpretato sia ruoli drammatici che comici.

Inoltre è stato anche regista, sceneggiatore, cantante, compositore e doppiatore italiano.

Inizia la sua carriera come cantante e attore nel teatro di rivista, poi finita la guerra entra a Cinecittà come comparsa e vince nel contempo un concorso indetto dalla Metro Golden Mayer come doppiatore, mestiere che porterà avanti fino al 1951. Nel frattempo per alcuni anni lavora alla radio facendo satira, oltre che comporre qualche canzone che gli dà un'ulteriore popolarità.

Dopo ruoli di secondo piano arriva finalmente il successo grazie a due film di Federico Fellini: I VITELLONI, dove c'è un taglio di critica nei confronti di uno status preciso grazie a un'analisi psicologica nascosta da semplici stereotipi veritieri, e LO SCEICCO BIANCO nel quale il regista riminese si impone come atipico prendendo il realismo di base e inserendo tocchi onirici rendendo il suo stile inconfondibile.

La popolarità aumenta anche grazie ad alcuni film di Steno e ai successivi ruoli di italiano medio nei film che appartengono alla commedia all'italiana. All'epoca con la forte censura democratica non si poteva concepire una vera e propria satira politica, meno che mai nei confronti del neoregime democratico, però si riuscì a creare una sorta di commedia a sfondo politico: una vera commedia di costume che nacque con personaggi interpretati da attori come Renato Rascel, Totò e Alberto Sordi.

Sono una moltitudine i personaggi che rimangono nella storia e nell'immaginario cinematografici italiani da lui interpretati. Indimenticabile fu ne IL MARCHESE DEL GRILLO.

Negli anni '60 Sordi è il protagonista di pellicole in cui le armi e i corpi vengono messi in burla e non rispecchiano mai pienamente il ruolo indicato nel titolo come ne IL VIGILE (Luigi Zampa, 1960), film nato da un fatto di cronaca e divenuto una seria critica di quello che era realmente accaduto, o in MAFIOSO (Alberto Lattuada, 1962), un film dimenticato ma che andrebbe visto per il ritratto che il regista fa di una Sicilia che negli anni del boom finge e vorrebbe essere emancipata, ma in realtà è la stessa Sicilia di sempre. Un film che però fece veramente scalpore fu IL MEDICO DELLA MUTUA (Luigi Zampa, 1968) che denuncia un sistema sanitario in rovina mostrando tutto ciò che la gente aveva paura di dire. La pellicola è in perfetta sintonia con il clima turbolento dell'epoca e quindi contribuisce ad argomentare in modo sostanziale critica e ricerca. Di quegli anni anomalo è IL DISCO VOLANTE (Tinto Brass, 1964), basato su una storia fantascientifica è una satira della società italiana grezza e ignorante.

Se pur un attore comico brillante insieme a Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman e Nino Manfredi, Sordi ha dato modo di dimostrare di essere bravo anche nei ruoli più drammatici dal capolavoro tragicomico di Mario Monicelli (1959) LA GRANDE GUERRA a TUTTI A CASA (1960) di Luigi Comencini film che rispecchia una pagina nera della nostra storia, motivo per cui l'allora primo ministro Andreotti esprimette la propria ostilità nei confronti del film. Senza dimenticare UN BORGHESE PICCOLO PICCOLO (Mario Monicelli, 1977), DETENUTO IN ATTESA DI GIUDIZIO (Nanni Loy, 1971) dove per la prima volta vennero denunciati l'arretratezza e l'inadeguatezza dei sistemi giudiziario e carcerario italiani, UNA VITA DIFFICILE (1961), film comico-

grottesco pieno di frecciate a personaggi e ambienti del dopoguerra, quasi un documentario carico di satira e di sequenze memorabili tra cui quella degli sputi nel finale, un film politicamente poco corretto che si sviluppa nelle illusioni dell'italiano medio e limitato.

Inoltre Alberto Sordi durante tutta la sua carriera, durata più di mezzo secolo, ha scritto molte sceneggiature e film da lui stesso interpretate, molte delle quali hanno avuto, chi prima chi dopo, un successo di pubblico e/o di critica come POLVERE DI STELLE (1973), a metà tra la commedia di costume e il cinema-varietà il cui “Ma 'ndo Hawaii” fu una trovata amata e acclamata da tutti o FINCHE' C'E' GUERRA C'E' SPERANZA (1974) dove vengono a galla l'ipocrisia occidentale e lo sfruttamento dei Paesi più poveri, forse la miglior pellicola girata dal regista/attore.

Con gli anni '80 l'attore si ritrova sempre meno in film che convincono, fattore determinato in parte dalla fine della commedia all'italiana che ormai si era evoluta su altri fronti.

Nella sua carriera ha vinto 9 David di Donatello, 6 Nastri d'argento, un Orso d'oro e un Orso d'argento per il miglior attore al Festival di Berlino e un Golden Globe per il miglior attore in un film commedia o musicale.

Muore a Roma a causa di un tumore ai polmoni il 24 febbraio 2003.