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Produzione: It. 2015 (M'Arte)

Genere: Documentario
Durata: 17
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Regia e montaggio: Maurizio Gibertini

Riprese: Manuela Costa, Michels Goedeke, Staatsarchiv Hamburg, Vice Sports

 

Trama:

Per una certa sinistra ortodossa il football ha rappresentato l’espressione più bassa del proletariato, una ciotola di cibo dozzinale da dare in pasto agli strati più bassi della società. La cultura punk, dal canto proprio, non godeva di migliore opinione. Germania, Amburgo, il quartiere portuale di St. Pauli, partigiano meticcio anticonformista “indecoroso”…pirata: una secolare storia di ribellione e sfida al sistema. Il Jolly Roger – il teschio bendato – sventola sulle case occupate dell’Hafenstrasse e nello stadio del Millerntor. A saldare gli spalti e gli spazi della metropoli.

 

 

Recensione: 

Quante storie di calcio e di politica e rock n roll non sono state fatte tra film di finzione e realtà oltre a libri,

canzoni e fumetti. Il motivo però che spinge a vedere l'opera di Maurizio Gibertini è il punto di vista che

non si sofferma solo sulle questioni apparenti, ma va oltre, cercando di comprendere e riportare alla luce

moti d'identità, d'uguaglianza e condivisione.

 

“Mai più guerra, mai più fascismo, mai più terza divisione”. Con questo slogan d'apertura ci si inoltra alla

scoperta dell'origine del simbolo del Sankt Pauli, il teschio sulla bandiera nera da pirata che evoca il

temibile Jolly Roger. Una sfilza di punk, fricchettoni, metallari, skin head formano la tifoseria di questa

squadra, gente temibile, ma solo all'apparenza, perché affianco a queste persone così particolari nel loro

modo di vestire e portare i capelli ecco donne e bambini.

Un grande comunità che trova le sue radici nei centri sociali perché il porto, ambiente dove nacque la

squadra, è sempre stato un luogo di rivolta, di lotta, di resistenza tra la classe dominante e i bassi fondi

del quartiere di St Pauli. Un posto dove era normale il divertimento sessuale e dove nell'aria erano

preponderanti le note rock degli anni '50 - '60 quando arrivano le prime band musicali come i Beatles.

Negli anni '70 però avvenne la ristrutturazione del porto causando la perdita di molta mano d'opera. Con

meno operai e una maggiore crisi si diffonde presto il virus dell'aids che rovina il mercato del sesso,

quindi la popolazione inizia a diminuire, si svuotano i palazzi, e partono le prime occupazioni. Amburgo riprende vita e diventa un simbolo: i giovani accorrono da tutta la Germania.

Sono gli anni '80 e allo stadio, così come nelle strade, arriva anche l'estrema destra che rifiuta i giocatori di colore e aggredisce i punk. La risposta della popolazione autoctona è ironica, com'è nel loro stile. Nel frattempo le occupazioni dei palazzi continuano, per un intero decennio vi è la guerra civile che comporterà il mantenimento delle vecchie strutture rispetto ai grattacieli che venivano costruiti intorno al quartiere in lotta. Un impegno civile che è continuato nel tempo e si è espanso in tutta la Germania: infatti le tifoserie in questo Paese dono associazioni che si dedicano anche a livello sociale. Una tradizione politica che si spera possa continuare a differenza di quella più commerciale che invece spinge il resto delle società calcistiche mondiali a finanziare questo sport.

 

 

 

 

Film disponibile direttamente su:

ST. PAULI SIAMO NOI

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