Produzione: It. 2002
Genere: Documentario
Durata: 15'
Riprese e Montaggio: Bernardo Iovene
Ideazione: Sante Notarnicola
Trama:
Prospero Gallinari, Teresa Scinica, Pasquale Abatangelo, Francesco Piccioni, Renato Arreni, Geraldina Colotti, militanti delle Brigate Rosse, si raccontano. Le loro vite da militanti, la scelta della lotta armata e le clandestinità, il momento dell’arresto, la delicata gestione del sequestro Moro nel 1978, gli anni della detenzione ed infine la semilibertà, attraverso le parole dei protagonisti. Un racconto inedito e originale di quella fase storica, senza filtri, le voci che hanno trovato poco spazio nel racconto retorico dei vincitori, i quali hanno tentato, in ogni modo, di non far scrivere la storia agli sconfitti.
Recensione:
Anni '90. Il giornalista Bernardo Iovene con il documentario storico “Uomini e Donne delle Brigate Rosse”
tenta di affrontare uno dei temi che ancora oggi sono incomprensibili alla massa che li ha vissuti o meno.
Gli anni di piombo, gli anni del terrorismo, del terrore, degli attentati, delle BR, delle manifestazioni, della
lotta armata. Tra la tanta confusione c'è chi rinnega, chi incolpa e chi preferisce dimenticare, ma c'è anche
chi continua a chiedersi il perché di quei gesti. Nulla di più potente e penetrante se non le dirette
testimonianze di chi ha fatto parte di quell'epoca in prima persona e che ancora oggi ha il coraggio di
parlare.
Erano ragazzi che avevano fatto una scelta, condivisibile o meno, ma avevano le idee ben chiare, una
consapevolezza che ai giovani d'oggi manca (quasi) completamente. Era un'idea strettamente politica che
affrontata con la dura realtà degli scontri portava a due sole opzioni: l'ergastolo o la morte. Non fu per
niente una scelta facile: la lotta armata nasceva dalla volontà ferrea di dedicare la vita a combattere per
un progetto politico che voleva confrontarsi con le lotte sociali del nostro Paese.
Centinaia di persone sono state arrestate, tra studenti e operai, maschi e femmine della sinistra italiana
che credevano nella possibilità di fare una rivoluzione nell'Italia degli anni '70. Militanti che sembrano
essere scomparsi dalla circolazione di cui non si sente e non si vuole più sentir parlare.
Diviene però fondamentale rielaborare un passato che non sembra esser trascorso per nessuno (ma è davvero così?). Questo processo non significa dimenticare ciò che è accaduto, ma necessita di una nuova contestualizzazione, anche di fronte alle critiche più spietate. La rivisitazione di quel periodo è complicata: indubbio è che spiegare oggi ai giovani come si è arrivati a quel punto non è affatto facile.
I giornali dell'epoca come Lotta Continua possono dare un'idea della vita che pulsava, un impeto dato dalla sofferenza e dal disagio di quegli anni: era palpabile la necessità di un cambiamento radicale. La morte di un compagno, le occupazioni delle case: alcuni non erano nemmeno maggiorenni, ma si voleva affrontare quella condizione di vita umana troppo dura, piena di sacrifici. Fare ciò che si è fatto significava uno sbocco per tutti. C'era una forte speranza e nessuno accettava la resa, il compromesso: si voleva continuare a lottare, ma la frattura che stava avvenendo all'interno del movimento, portò una parte a scegliere un altro modo di agire, molto più radicale.
La possibilità di perdere la vita era una cosa che tutti avevano compreso: indipendentemente da che parte si stava si moriva e ne sono morti parecchi.
Giorno per giorno ci si chiedeva se era giusto andare avanti in quel modo, se era giusto quello che si faceva. A volte capitava anche di intuire che quello che si stava facendo forse non era così giusto. C'era paura, ma la convinzione politica dava una mano ad andare avanti.
A posteriori ci sono diverse prese di distanza, però oggi è possibile fare un bilancio, rivedere le cose in maniera critica, senza aver l'obbligo di rinnegare. “Bisogna aver il coraggio e la lealtà di dire io ero d'accordo: ho condiviso e ho fatto parte di tutto ciò. Noi siamo il prodotto delle contraddizioni della società in un determinato periodo storico. Il passato, con pregi e drammi, che ho vissuto non si può cambiare, ma è il percorso della mia vita con le sue trasformazioni”.
Gli ultimi anni hanno rappresentato la sconfitta per chi è stato arrestato: quando sei giovane hai meno difese, ma molto più coraggio di rischiare. Oggi uscendo dal carcere non trovi più giovani che manifestano, che scendono in piazza: c'è tanta indifferenza e ignoranza, soprattutto quando vedi gruppi di teste rasate, simbolo che il fascismo non se n'è mai andato e nonostante tutto il progresso tecnologico, ci si chiede dove siano finiti i valori, dove sia il modo di essere di una persona.
Film disponibile direttamente su:
DONNE E UOMINI DELLE BRIGATE ROSSE
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