Distribuzione a catinelle
Comici televisivi italiani al cinema se ne sono ormai visti a bizzeffe e di molti di loro ne potremmo fare anche a meno, ma al cinema la cosa che attrae di più sembra essere proprio questo fenomeno più che culturale di tradizione. Siamo sotto Natale e già i fronti pro-contro cinepanettoni è pronta a schierarsi, ma l'evento che più preme osservare è il successo scontato, data l'evidente aggressione da parte dei distributori in più di 1200 sale dov'è stato proiettato, dell'ultimo film di Zalone che è riuscito a superare al botteghino “Avatar”, piazzandosi così al primo posto dei film che più hanno incassato in Italia. La cosa forse più inquietante è che molti italiani sono fermamente convinti che questo genere di film riesca ad ottenere lo stesso successo all'estero, quando a causa della spensieratezza e leggerezza della maggior parte delle opere made in Italy, i film italiani non riescono quasi mai a mettere il muso fuori dal Paese nostrano. Ben diverso è il discorso per i film indipendenti/underground dove l'estero diventa l'unica possibilità oggigiorno per distribuire la propria opera dato che la pessima situazione della distribuzione cinematografica italiana, a differenza di altre cinematografie, ruota attorno a un gruppo ristretto di persone.
Il guadagno con film come quello di Zalone in Italia c'è ma per chi? Viene da chiedersi se tutti quei soldi che circolano nelle mani degli stessi individui possano davvero contribuire ad aumentare/sostenere l'economia generale del nostro cinema (come qualcuno persiste a dire) o ad arricchire solamente le tasche di un'elite, ingrandendo il sistema a forbice che si è creato negli ultimi trent'anni, dove da una parte il monopolio ha il controllo d'incasso e quello culturale unidirezionale, mentre dall'altra al resto dei piccoli distributori rimane un fetta di percentuale sempre minore spiazzando così il mercato e indirizzandolo verso quella che già è una cinematografia senza sfumature.
Alle diverse riunioni indette dalle associazioni cinematografiche si è parlato più volte di questo problema che però viene evidenziato sempre sotto lo stesso punto di vista impedendo così una visione completa e veritiera della situazione. Esiste chi cerca di apportare nuovi progetti per risolverla, ma spesso è messo da parte o preso per un
mezzo pazzo e deriso: l'innovazione viene vista dai più sedentari come qualcosa che potrebbe far crollare ulteriormente il sistema continuando così a evitare lo sperimentalismo strategico.
Per chi continua a lottare per trovare una qualche via d'uscita è a conoscenza di una possibile, diversa ed efficace distribuzione in Italia, così ci resta solamente da sperare che questa soluzione possa arrivare ai tavoli di chi, almeno per ora a differenza del passato (anche recente), si è visto più disponibile a cambiare le leggi del nostro sistema cinematografico.
Di Von Chanelly
Manifesto 0, 9 Dicembre 2013
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