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Durante il boom dei generi si sviluppò anche quello erotico (che non è il porno), il cui massimo esponente fu Tinto Brass nel suo periodo di anarchico-surrealista dando vita a opere come CHI LAVORA E' PERDUTO (1963) dal forte messaggio politico-sociale con un continuo rimando al fascismo e al nazismo, cosa che accadrà anche nel successivo NEROSUBIANCO (1969), per poi virare verso l'erotismo in SALON KITTY (1975) dove denaro e sesso sono legati da un solido rapporto o ACTION (1980) un film che per forma e contenuto è pregno di surrealismo, di sogni erotici, un film trasgressivo e allo stesso tempo grottesco, e terminare nell'erotico puro che iniziò con LA CHIAVE (1983) che diede il via a tutti quei film dove il sesso si spia da una serratura.

 

E' importante distinguere il genere erotico da quello porno, cosa che molto spesso non avviene. Tra i due fronti c'è una sostanziale differenza che si spiegherà con il capolavoro del genere dall'assoluta importanza artistica CALIGULA: la pellicola più scandalosa e controversa mai fatta prima del 1979 e che ancora oggi ha il suo grande effetto sul pubblico, un kolossal italiano di tutto rispetto. Angosciante, macabro, grottesco, a volte davvero ripugnante e vomitevole, il tutto ambientato in una monumentale ricostruzione dell'antica Roma con bellissimi costumi e una fotografia stupenda.

Nel film il piacere sessuale è lo stesso che percepivano gli antichi greci: per loro maschio e femmina erano solo strumenti materiali per la ricerca di un piacere, da quello più frivolo a quello più febbrile. Si veda il teatro greco, con il processo del travestimento, della catarsi e della filosofia, qui riportata con il canto di Ovidio nella scena delle terme. Questo modo di pensare e di vivere è andato perduto: catalogare le persone per l'orientamento sessuale significa assopire l'istinto dell'uomo non per ragione, ma per religione. La sua fine infatti avvenne quando la religione cristiana conquistò l'Europa: la sostituzione del profano con il sacro. CALIGULA non fu solo un film erotico che voleva impressionare, ma mostrò anche momenti di vera drammaticità, un film chiave nella filmografia brassiana in quanto segna l'inizio di un nuovo Tinto che d'ora in avanti fa all-in sull'erotismo lasciandosi alle spalle il tanto amato e splendido periodo anarchico-surrealista.

 

Altro fattore che influenzò lo sviluppo dell'erotico fu l'uscita nel 1967 del romanzo “Emmanuelle” da cui Albertini ricavò la trasposizione e realizzò EMANUELLE NERA (1975) che subì l'influenza dei Mondo Movie dell'epoca e fu un successo strepitoso. Il film inaugurò un filone omonimo che venne sviluppato da Aristide Massaccesi o conosciuto anche come Joe D'Amato e che ne vedeva come protagonista una donna forte e sexy alle prese con diverse avventure, molto spesso fu impersonata dall'attrice Laura Gemser che diverrà una vera e propria icona del genere erotico italiano.

 

Gli anni '70 furono caratterizzati da questo focoso genere, LA LICEALE (Michele Massimo Tarantini, 1975) di cui si ricorda molto bene la scena del bagno nel lago che consacrerà Giulia Guida, l'infido VENGA A PRENDERE IL CAFFE'..DA NOI (Alberto Lattuada, 1970) che mette in mostra la mediocrità provinciale della bigotta e opportunista società borghese, IL VIZIO DI FAMIGLIA (Mariano Laurenti, 1975) e LA SOLDATESSA ALLA VISITA MILITARE (Nando Cicero, 1977) sono successi che soddisfano quanto DECAMERON (Pier Paolo  Pasolini, 1971) che vide per la prima volta in Italia la presenza di scene con del nudo integrale maschile e ULTIMO TANGO A PARIGI (Bernardo Bertolucci, 1972) che fece scalpore in quanto trattava in modo molto esplicito la relazione carnale tra un uomo e una donna con parecchi anni di differenza, mentre il porno-soft compie un lavoro di rilettura del cinema coevo.

 

In ritardo ci fu anche chi cercò di sfruttare questo genere per raccontare la società dei giovani e il cambiamento culturale che era avvenuto qualche anno prima, con tutto ciò che comportavano le rivoluzioni, la droga e per l'appunto il sesso. Il sottovalutato e censurato AVERE VENT'ANNI (Fernando Di Leo, 1978) sfiorando certi problemi ha l'occasione di raccontare a modo suo una determinata realtà con un inaspettato finale crudo ma significativo. Il regista non giudica la nuova generazione ma i genitori, la generazione prima è la fonte di tanti mali, colei che predica ma è la prima a comportarsi da animale, in fondo erano solo due giovani in un certo senso innocenti che volevano vivere la propria giovinezza con la nuova filosofia.

 

 

 

Redazione

Manifesto 0, 2012

 

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