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PASOLINI: UN UOMO DA SALVARE

Dal gruppo di autori italiani degli anni '60 emerse una figura che fin da subito si staccò da tutti e da tutto, un uomo che lottò contro il conformismo della società italiana di allora, un uomo che reinventò il modo di scrivere cinematografico, un uomo che riuscì a raccontare storie che contenevano una poetica cinematografica unica nel suo genere: Pier Paolo Pasolini.

Esordì con ACCATTONE (1961) che in un certo senso si presenta come la trasposizione delle sue opere letterarie, UCCELLACCI E UCCELLINI (1966) nel quale Totò dimostra di saper essere anche un grande attore drammatico, IL VANGELO SECONDO MATTEO (1964) dove Gesù non è più il Cristo iconografico che si è abituati a vedere, ma il regista decide di lasciar spazio alle idee, alle parole di Cristo, quella moralità che l'ha fatto divenire la figura che noi oggi conosciamo.

 

Pasolini venne ripetutamente denunciato per le sue forti prese di posizione a causa di quello che altri non

avevano il coraggio di dire, di raccontare attraverso film come EDIPO RE (1967) metafora del passato per

criticare la società moderna, TEOREMA (1968) in cui l'atto sessuale non è inteso come piacere ma è qualcosa

che va oltre, un incontro con il sacro che rischia di far perdere l'equilibrio, una classe sociale, quella borghese, che viene completamente distrutta, MEDEA (1969) un esempio di teatro filmato dove le immagini parlano più dei dialoghi, la trilogia sulla vita formata da IL DECAMERON (1971) dove il libro di Boccaccio viene stravolto per una funzione catartica della società contemporanea. Da I RACCONTI DI CANTERBURY (1972) dalla rara spettacolarità scenica e dal raffinato IL FIORE DELLE MILLE E UNA NOTTE (1974). Infine il suo massimo capolavoro e ultimo film SALO' E LE 120 GIORNATE DI SODOMA (1975): scioccante, grottesco, crudele, metaforico e veritiero. La degradazione sessuale, il dissoluto uso del potere sono metafore del fascismo riportate a quello che era la politica e la società contemporanea succube del consumismo capitalista e della produzione del cibo-spazzatura. Forse non fu un caso che terminato il film prima della sua uscita Pasolini venne assassinato.

 

Con alcuni episodi di film collettivi Pasolini manifestò l'essenza del suo spirito come in RICOTTA (1962) pregna di pittura e di critica e in CHE COSA SONO LE NUVOLE? (1967). Pasolini non ebbe mai eredi: se oggi fosse ancora vivo e non fosse stato massacrato, aprirebbe un mondo vedere Pasolini alle prese con la società d'oggi, con il cinema e la politica. Era un uomo in possesso di grande cultura e lucidità e nei suoi film riuscì a mettere una sensualità gioiosa e autentica parte della tradizione della narrativa popolare. Innalzò la bellezza popolare facendo capire che la spontaneità era la vera bellezza e la povertà e la miseria non erano e non dovevano essere visti come dei limiti. E fu proprio questo uno degli aspetti più (mal) imitati. Molti registi sfruttarono questa poetica solo per far vedere un erotico con un voyeurismo puro: si passò a una cosa molto più porno, piatta, frivola, come la commedia sexy all'italiana.

Redazione

Manifesto 0, 2012

 

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