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PEPLUM

 

Agli inizi degli anni '50 con successo grandioso tornarono i peplum. La consacrazione internazionale

avvenne con il film LE FATICHE DI ERCOLE (Ennio De Concini e Pietro Francisci, 1958) che incassò cifre

spaventose e che vide protagonista Steve Reeves considerato uno dei più grandi del culturismo

statunitense. Il successo si ebbe anche grazie ad un'attenta strategia di marketing, attraverso un

battage pubblicitario martellante. Inoltre l'uscita in contemporanea di cartoni animati aventi il

medesimo titolo del film e il doppiaggio statunitense fatto da Mel Brooks aumentarono la pubblicità

e la curiosità nel pubblico. Certo non erano kolossal come quelli prodotti negli Stati Uniti, ma quel 

geniale del direttore della fotografia Mario Bava apportò delle trovate incredibili per quanto riguarda

gli effetti speciali; le scenografie erano curate da Flavio Mogherini, la sceneggiatura fu scritta da 

Maurizio Costanzo e ci fu l'utilizzo per la prima volta in Italia del cinemascope. Un altro film simile fu 

MACISTE NELLA VALLE DEI RE (Carlo Campogalliani, 1960) e da quel momento partirono due serie di

film: quella degli Ercoli e quella dei Macisti. I film però ebbero budget sempre più bassi, vennero girati

velocemente, con effetti speciali mediocri, finché con la realizzazione di ERCOLE, SANSONE, MACISTE 

E URSUS: GLI INVINCIBILI (Giorgio Capitani, 1964) che vide radunati tutti gli eroi peplum, si chiuse il 

periodo d'oro del genere in quanto la bassa qualità e l'arrivo dei western di Sergio Leone decapitarono

i film in costume in giro di un anno.

Con i peplum nacque, per motivi di necessità, la figura dello stuntman, “ragazzi atletici improvvisati”, con coraggio e grinta, che interpretavano le scene ritenute pericolose, quelle piene d'azione.  A Cinecittà si formò in giro di pochi anni una squadra che vide con il trascorrere del tempo arrivare nuove leve, ma queste il più delle volte erano figli o amici di quelli che già ne facevano parte.

 

 

SPAGHETTI WESTERN

 

Sergio Leone creò un nuovo genere, gli spaghetti western, che non erano semplici sparatorie tra indiani e cowboy: gli indiani ormai erano morti. Riuscì a mettere attualità nelle sue opere: fu il primo a capire che l'Italia stava cambiando, che i valori universali erano andati perduti e che il fine giustificava i mezzi. La maggior parte delle persone ricorda volentieri la trilogia del dollaro: PER UN PUGNO DI DOLLARI (1964), PER UN DOLLARO IN PIU' (1965) e IL BUONO, IL BRUTTO, IL CATTIVO (1966) che consacrarono l'antieroe Clint Eastwood icona del western con successo internazionale. Il film fu un successo grazie anche a validi collaboratori come Ennio Morricone alla colonna sonora, Sergio Corbucci alla moviola e Fernando Di Leo alla sceneggiatura. La scena finale del primo capitolo è divenuta qualcosa di indimenticabile, ripresa e parodiata innumerevoli volte. Leone realizzò anche l'atipico GIU' LA TESTA (1971) e C'ERA UNA VOLTA IL WEST (1968) un film epico dal cast stellare (Charles Bronson, Henry Fonda, Claudia Cardinale, Paolo Stoppa) la cui scena iniziale è entrata negli annali del cinema. Il film viene ritenuto un capolavoro al di là dell'aspetto tecnico/artistico per l'importanza della narrazione: un poema epico sulla fine di un'era, una sorta di omaggio a un genere che stava per tramontare. Dopo Leone arrivarono Giulio Questi con SE SEI VIVO SPARA (1967), uno dei film del genere più violento e crudo mai visto, immagini che che come da testimonianze fornite dal regista rimandavano a fatti veri successi durante la Resistenza Italiana, Sergio Martino con MANNAJA (1977) dalle venature horror, e Sergio Corbucci con l'ironico e sessantottino IL MERCENARIO

(1968), IL GRANDE SILENZIO (1968) forse il suo film migliore, DJANGO (1966) nel quale Franco Nero interpreta il suo primo ruolo importante, un personaggio che trascinandosi dietro la sua bara diverrà un'icona del genere tanto da dare il via a tutta la serie “Django” che non consiste in sequel del primo capitolo, ma dato il successo del film molti registi utilizzarono come escamotage di promozione il titolo omonimo e VAMOS A MATAR COMPANEROS (1970) che vide due star del cinema italiano recitare insieme cosa mai successa prima: Franco Nero e Tomas Milian. Infine ci fu Enzo G. Castellari il cui KEOMA (1976), un film dal sapore fantastico, chiuse definitivamente il genere.  

 

Redazione

Manifesto 0, 2012

 

PEPLUM E SPAGHETTI WESTERN

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