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Make-up Artist

 

Biografia Giorgio Giorgioni

 

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Giorgio Giorgioni

MANIFESTO 0:

Hai lavorato per più di 30 anni non solo nell'ambito cinematografico ma anche nella pubblicità, nei parchi a tema e molto altro. Gli effetti sono un mondo in continua evoluzione grazie alle nuove tecnologie in continuo aggiornamento. Tu che hai potuto toccare con mano gli effetti di diverse epoche quale hai preferito? Che cosa senti a livello personale che ha cambiato di più il tuo lavoro?

 

GIORGIO GIORGIONI:

Tutti noi di Imagica eravamo modellisti statici, venivamo, tanto per intenderci, dalla costruzione dei modelli commercializzati dall’Airfix o dalla Italaerei, questo unito alla grande passione per il cinema fantastico ci ha portato a sperimentare le riprese delle miniature e dei modellini cercando di ricreare le scene che vedevamo in UFO o in Guerre Stellari. Questi effetti speciali sono stai denominati per la prima volta Visual Effects, e sono ancora quelli che preferisco, anche se ora i visual sono soprattutto CGI (Computer Graphic Image) e compositing.   

 

 

 

MANIFESTO 0:

Se dovessi dire due parole sul cinema fantastico italiano di oggi e di ieri cosa diresti? Ti piacciono i

film italiani di questo genere? Se sì, potresti segnalarne qualcuno? 

 

GIORGIO GIORGIONI:

Le cose migliori tecnicamente le ho viste solo negli ultimi anni grazie a YouTube. Per quello che

riguarda i classici: “La casa dalle finestre che ridono” di Pupi Avati, King Kong, L’invenzione di Morel

e i più recenti Space Off, 2047 Sights of Death, L’arrivo di Wang.

 

 

 

MANIFESTO 0:

Per anni hai insegnato il tuo mestiere nelle scuole specifiche. In questi ultimissimi anni che tipo di

approccio ha avuto la nuova generazione? I ragazzi di oggi preferiscono gli effettoni hollywoodiani

oppure riescono ancora ad apprezzare gli effetti meno digitali e più manuali?

 

GIORGIO GIORGIONI:

Per quello che riguarda il makeup speciale l’approccio è ancora “digitale manuale” e può essere sapientemente dosato con il “digitale elettronico”, anche se talvolta qualche giovane regista è tentato di fare tutto alla PC, gli va spiegato che un foro di pallottola in fronte è ancora conveniente farlo col trucco speciale. Mentre invece per i VFX (Visual Effects) all’Accademia degli effetti Speciali di Terni (diretta da Carlo Rambaldi) ho insegnato la realizzazione delle miniature e la loro ripresa a dei giovani professionisti che oramai, oggi, lavorano quasi esclusivamente in digitale. In ogni caso per me la giusta via, come lo è sempre stata dai tempi di Melies o Kubrick, e il sapiente utilizzo delle tecniche a disposizione in base al tempo ed al budget - vedi Peter Jakson per “Il signore degli anelli”.

  

 

 

MANIFESTO 0:

Tra i tuoi alunni c'è qualcuno che sceglie l'estero? Di tuo ci andresti a lavorare fuori o riesci a vivere anche qui in Italia?

  

GIORGIO GIORGIONI:

Qualcuno è andato, ma è tornato perché si può lavorare fuori pur rimanendo con casa in Italia. Ricordo che tra gli anni sessanta e settanta mai tanti tecnici italiani hanno lavorato all’estero, pur continuando a lavorare anche in Italia, mi vengono in mente Vittorio Storaro, Alvaro Passeri, Sergio Stivaletti, il gruppo di Margheriti.

 

 

MANIFESTO 0:

Come'è nata invece la tua passione? Tra i diversi ambiti in cui hai lavorato quello del cinema ti ha dato più soddisfazione?

 

GIORGIO GIORGIONI:

Una sera guardando la TV, avrò avuto 10 anni, leggevo già avidamente gli Urania di mio padre, l’annunciatrice avvertì il gentile pubblico che per uno sciopero del personale RAI invece del programma previsto sarebbe andato in onda un film di fantascienza: “Il Pianeta Proibito” da allora il mio sogno fu di ricreare per me e per altri le stesse emozioni che avevo provato io, ma soprattutto di costruire cose “che dessero l’illusione di…”

In egual misura mi hanno dato soddisfazione i Visual, le scenografie ed il Makeup speciale.

 

 

MANIFESTO 0:

Riguardo i parchi a tema. Molti ci vanno per divertirsi con gli amici o con la famiglia, alcuni di loro però rimangono strabiliati anche delle possenti scenografie e dai vari elementi che possono comporre le aree del parco. Che tipo di materiali normalmente si usano (resina?) e che tipo di lavorazione c'è per costruire le statue o i lavori simili ai tuoi?

 

GIORGIO GIORGIONI:

Attualmente con l’avvento della prototipazione rapida si tende a realizzare sculture che sono anche pezzi finiti, perlopiù in materiali espansi rivestiti di film protettivi, ma altresi si usa scolpire in poliuretano o creta o plastilina, stampare in resina e produrre in resina, la poliestere è ancora abbastanza usata.

 

 

 

MANIFESTO 0:

Nell'ultimo mese i lavoratori di Cinecittà hanno manifestato nuovamente. E' un aspetto che ti interessa come maestranza? Cosa ne pensi di Cinecittà e più in generale del cinema italiano?

 

GIORGIO GIORGIONI:

Purtroppo non sono potuto andare ma partecipo attivamente alle discussioni dei gruppi su FB come Salviamo Cinecittà. Ho visto Cinecittà decadere come l’industria del cinema italiano, ho lavorato con i tecnici romani negli anni ’90 quando già mi raccontavano di quando “una volta si, che si faceva cinema!”.

Penso che il cinema italiano fosse ed è una risorsa del nostro Paese e che come tutte le altre non sia mai stata adeguatamente sostenuta, ma soprattutto protetta.

Una battuta che uso fare agli incontri di cinema parlando degli effetti speciali in Italia che può comunque benissimo applicarsi al cinema come settore industriale: “…si è estinto prima ancora di tentare di evolversi.”

 

 

 

 

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