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Regista italiano

 

 

 

Fabio Bobbio

I CORMORANI: fase di transizione

 

“I Cormorani”, opera prima di Fabio Bobbio, è un film che cerca di fermare quel passaggio di vita, avvenuto durante un'estate, in cui due dodicenni stanno per lasciarsi alle spalle i giochi della loro infanzia per approdare a una coscienza più profonda di loro stessi.

 

Un periodo di transizione che abbiamo vissuto tutti, compreso lo stesso autore che nato e vissuto nella zona dove è ambientato il film ha voluto mischiare ricordi intimi (quelli suoi, del padre e del nonno) con frammenti più popolari appartenenti all'immaginario comune. Sono molte infatti le storie che hanno trattato, nella letteratura, ma anche nel cinema, la preadolescenza, tappa che segna l'addio a quel mondo che tanto affascina da bambini per lasciar spazio

via via a una realtà molto più adulta e razionale. “Il film parte da un'immagine, da un momento specifico” racconta l'autore “ero a una festa di paese quando notai due ragazzini che prendevano in giro le persone che in quel momento erano impegnate in un ballo di gruppo..poi però ad un certo punto li ho visti alzarsi e andare a ballare, cercando di imitare i passi degli adulti. E' stato come se si fossero trasformati”.

 

Un'età universale fatta di irrazionalità, d'istinto, di gesti spontanei che caratterizzano i due protagonisti principali legati a quel mondo pieno di scoperte, d'avventure, di lotte, con un solido legame con la natura e ben lontani dalla tecnologia. Aspetto che colpisce sapendo che attualmente la nuova generazione è più propensa ad altri tipi di svaghi (televisione, playstation, computer). “Quando ho conosciuto Samuele e Matteo loro non erano attirati dai centri commerciali, non avevano Istangram o FB, solo Samuele aveva il cellulare. Non li fregava niente di tutto questo perché stavano vivendo ancora in un'età dove l'apparenza, la propria immagine di fronte al mondo, non ha importanza, sei ancora in una fase di incoscienza. Ovviamente questa cosa oggi l'hanno persa, ma era naturale che le cose andassero così: ci siamo passati tutti”.

 

Un film che potrebbe quindi apparire nostalgico, ma non lo è, piuttosto è un'opera che cerca di congelare un frammento di vita che forse si tende ad accantonare, dimenticando quanto quella fase invece sia importante. E' un occhio che scruta, che segue i personaggi, due attori non professionisti che prima di girare hanno lavorato un paio di mesi insieme a Bobbio all'interno di un meccanismo che punta alla spontaneità delle cose.

 

“I Cormorani”, infatti, ricorda vagamente i film diretti dal giovane regista friulano Alessandro Comodin: “Stavo lavorando a I Cormorani quando vidi L'Estate di Giacomo, per me un'opera molto bella” ricorda il regista “sono due film differenti, ma è stato confortante vedere che il germe di fondo era simile”.

Opere come queste difatti hanno un limite precario che divide la finzione dalla realtà, un racconto sospeso che regala sempre vivide emozioni e che forse è l'evoluzione di un linguaggio che ha bisogno di sperimentazioni continue, prove che solo un cinema più intimo e indipendente può dare.

 

 

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