MANIFESTO 0:
Emanuele, IN NOMINE SATAN è il tuo esordio alla regia, uscito nelle sale italiane a fine aprile. Com'è nata l'idea di girare questo progetto?
EMANUELE CERMAN:
Ero stato chiamato inizialmente come attore, quando dal progetto pilota per fare una o due puntate televisive, si era deciso di rendere il film destinato al cinema. Non era una produzione semplice, mancavano i soldi necessari, il tempo e la sceneggiatura non era adatta al cinema, sia per i dialoghi e la struttura, sia perché si limitava a riportare i fatti di cronaca come in uno dei tanti documentari visti sul tema. A una settimana dalla riprese, Calvagna che non era nelle condizioni psicofisiche adatte per affrontare un set di quella difficoltà, mi ha chiesto di sostituirlo e di prendere il film in mano, altrimenti la produzione avrebbe mandato tutti a casa. Ho accettato, chiedendo in cambio la libertà di poter agire liberamente dove ancora potevo, visti i tempi strettissimi. Quindi ho riscritto la sceneggiatura per rendere mio il film e ho scelto alcuni attori determinanti in ruoli lasciati ancora scoperti dalla produzione.
Non volevo fare un film che speculasse sulla vicenda e sul dolore che essa ha procurato, ma
volevo un film che ponesse delle domande, che potesse aprire un dibattito, che avesse una
valenza anche dal punto di vista della riflessione sociale.
Purtroppo le condizioni del set erano quelle che erano: neanche dieci giorni di riprese, locations
che sparivano lo stesso giorno delle riprese costringendomi a soluzioni disperate, assenza di
denaro così allarmante che alla fine ho dovuto rilevare io la produzione del film con Timeline,
sostenendo attraverso nuova linfa l’investimento iniziale di Mattia Mor che da solo non poteva
coprire le spese dell’intero film, e successivamente a film finito con l’importante aiuto economico
di Andrea Lancieri e anche con il contributo molto più ridotto ma sempre importante di Mattia
Settimelli, dello stesso Calvagna e di un altro amico che non vuole essere nominato. Alcune
persone invece si sono presentate con promesse e cifre che non hanno mai in realtà messo a disposizione e tra questi c’è anche chi ha avuto il coraggio di farsi bello in pubblico, per poi sparire nel silenzio senza aver dato quanto promesso e mettendomi ulteriormente in difficoltà.
Per portare a termine il lavoro, mi sono affidato all’ispirazione e alla creatività per supplire a tutte le mancanze produttive. Un’esperienza faticosissima e a ripensarci unica. La post produzione poi non è stata da meno: costretto sul mio portatile per mesi quando non avevo neanche più i soldi per far tradurre in inglese la sceneggiatura e generare i sottotitoli necessari a partecipare alle selezioni dei Festival Internazionali. Ci sono voluti 28 mesi per portare in sala “in nomine Satan” e ce ne vorranno ancora altri per seguirlo lungo il suo percorso. Anni di solitudine, di promesse mancate, di chiacchiere e di bugie che potevano piegarmi e che invece mi hanno costretto a tirare fuori le unghie e i denti per liberare un film che molti, nelle stesse condizioni, avrebbero lasciato nel cassetto. Ancora sto sostenendo delle spese con molta difficoltà, ma tutto questo spero presto verrà ripagato.
MANIFESTO 0:
Da quanto hai potuto notare, l'episodio di cronaca nera delle "Bestie di Satana" che tratta il film che tipo di reazioni ha avuto sul pubblico italiano?
EMANUELE CERMAN:
Ho assistito a molte proiezioni del film, sia in Italia che all’estero. Il pubblico, a differenza di alcuni addetti ai lavori italiani abituati a fare o giudicare film realizzati con milioni di euro, non da peso agli inevitabili difetti tecnici di un film indie girato con meno di ventimila Euro sul set e in condizioni estreme, ma segue la storia e rimane spesso a farmi domande, sia sulla vicenda, sia sugli elementi simbolici e il significato di alcune scene oniriche che ho inserito all’interno della storia. Molti hanno apprezzato il montaggio, perché si muove tra presente e passato, svelando attraverso i vari punti di vista dei personaggi i lati oscuri della vicenda, ma lasciando sempre dei punti interrogativi. Quello che per me è stato più importante, è che il pubblico, come anche la maggior parte della critica, hanno compreso che non mi sono avvicinato al tema per speculare sul dolore, e che in qualche modo, senza la presunzione di chi pensa di essere un portatore di qualche verità, lascio allo spettatore la possibilità di farsi la propria idea su quanto racconto. Chi invece non ha accolto bene il film in Italia, sono stati molti esercenti, scandalizzati e preoccupati solo dal titolo, al punto che inizialmente anche organizzare la conferenza stampa in un cinema era divento un problema, e questo la dice lunga sull’apertura mentale del nostro Paese.
MANIFESTO 0:
La distribuzione in Italia è davvero un passo difficile. Tu come altri giovani registi indipendenti e non ti sei affidato a una realtà che a mio parere è da stimare molto per il coraggio che ha e l'impegno che ci mette...parlo naturalmente di Distribuzione Indipendente, una realtà che però una gran fetta di pubblico non conosce in quanto si affida molto di più a case di distribuzione più grosse come per esempio la Lucky Red. Se tu dovessi spendere due parole sul vostro rapporto?
EMANUELE CERMAN:
Devo ringraziare “distribuzione Indipendente” per aver scelto il mio film e averlo inserito nel
suo listino stagionale tra gli innumerevoli film indipendenti che gli giungono ogni anno. Loro
si danno un gran da fare e fanno scelte coraggiose, soprattutto hanno fatto un gran lavoro
con la stampa e il lancio del film Alessandra Sciamanna e Daniele Silipo, ragazzi per i quali
nutro molta stima. Purtroppo però, coloro che invece dovevano preoccuparsi della
distribuzione nelle sale, non sono riusciti a trovarne, forse per ingenuità o forse perché si
sono affidati alle persone o a società di servizio sbagliate, così quando il giorno della
conferenza stampa Giovanni Costantino mi ha detto che non avevano trovato neanche una
sala tradizionale a pochi giorni dall’uscita del film, già programmata il 24 Aprile da mesi, ho
capito che avrei dovuto farmi carico anche di quel lavoro.
E’ stata ed è durissima trovare le sale, ma grazia alla mia tenacia e soprattutto all’aiuto di
Maria Tona, Roberta Graziosi e Gianmarco Bellumori, sono riuscito anche a distribuire il mio
film a Roma, Ancona, Grosseto, Varese e fino a Settembre ci saranno sorprese, tra Padova, Rimini e forse Foggia e Napoli.
“Distribuzione Indipendente”, capendo il danno economico e di immagine che la mancata uscita programmata ha creato al film, sta cercando ora di sostenermi e ha promesso che dal 10 Luglio faranno di tutto per trovare altre sale e altre città. Non sarà facile, ma ci conto anche perché vorrei arrivare a vendere il film in televisione (per farlo i dati cinetel sono fondamentali) e potermi dedicare finalmente al prossimo film.
I problemi della distribuzione italiana sono evidenti: monopolizzata nei multisala dai giganti holliwoodiani e dai nostri film di cassetta e di sistema, timida nei piccoli esercizi, entrambe spesso ottuse verso i film non propriamente in linea con il modello al quale ci hanno abituati da anni e purtroppo taluni arroganti al punto dall’essere convinti che il pubblico italiano voglia vedere solo certi film e non altri.
In questo lago inquinato però, dei fiori di loto nascono ancora e allora ecco che esistono anche esercenti che amano il cinema e che sono disposti a scommettere sugli indipendenti, e società coraggiose come “Distribuzione Indipendente”, o la nascente E.C.I. (Esercenti cinematografici indipendenti) che potrebbe presto coprire il 15% degli spettatori italiani.
MANIFESTO 0:
Dopo questa tua prima esperienza da regista sul grande schermo credi che continuerai a dirigere? E se sì, hai già qualche nuovo progetto in mente?
EMANUELE CERMAN:
Me lo auguro, ma non so se avrò questa fortuna e se potrò farlo in Italia.
Le storie che ho in mente forse per realizzarle avranno bisogno di collaborazioni internazionali. Proverò a presentarne un paio a produttori italiani che stimo, ma contemporaneamente cercherò altrove.
Nella speranza di poter fare qui il secondo film in condizioni decenti, ormai ho quasi terminato la fase di scrittura, sono però già pronto a fare i bagagli per trasferirmi negli Usa, a breve inizierò la pratica per ottenere il visto da artista con l’obiettivo di poter fare esperienza e lavorare anche lì. Credo sia importante vedere il Mondo senza confini e abituarsi a viaggiare e rischiare, sia pre brevi che per lunghi periodi.
Certamente non girerei più un film nelle condizioni estreme e disagevoli che ho vissuto con “in nomine Satan”. Il cinema per essere fatto bene, oltre le idee, ha bisogno del giusto denaro nel rispetto di tutte le persone che ci lavorano con amore e sacrificio, ha bisogno di tempo adeguato e anche di collaborazioni professionali di alto livello.
Senza chiedere la Luna, avendo dimostrato di poter realizzare un’opera in condizioni estreme e facendola circolare in Italia e all’estero senza nessuna struttura alle spalle che mi sorreggesse, mi auguro di poter meritare una seconda possibilità.
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