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Produzione: It. 2013

Genere: Thriller
Durata: 30 min

Regia: Roberto D'Antona

Soggetto: Roberto D'Antona

Sceneggiatura: Eros D'Antona

Fotografia: Roberto D'Antona

Montaggio: Roberto D'Antona

Musiche: Andrea Pinna, Olsi Baba

Costumi: Ylenia Piccinni

Trucco: Paola Laneve

​Scenografie: Michele Friuli

Cast: Michele Friuli (Daniele Cortesi), Roberto D'Antona (Johnny), Gianluca Busco (l'ispettore Marino), Mirko D'Antona (sovrintendente Navolio), Alessia Cardea (Sonia Deodori), Debora Muscoso (agente Ambra), Gionata Russo (Dr. Edoardo Falieri).



JOHNNY, the Web Series

Recensione di Biagio Giordano

Dopo il divertentissimo horror A.Z.A.S. All Zombies are Stupid, Roberto D’Antona, ventunenne regista emergente italiano, già autore di due mediometraggi di buona costruzione letteraria intessuti qua e là da un’iconografia sopra le righe come Dylan Dog: Il trillo del diavolo, (2012), Dylan Dog: L’inizio, (2011), torna sul web con la Grage Pictures e la Indieworks in una avvincente serie thriller-poliziesca di 5 episodi dal titolo: Johnny.

 

La nuova sequenza web brilla in ciascuna sua fase scenica di originalità, ed è molto curata in ogni particolare a tal punto da sorprendere per come riesca a risvegliare piacevolmente negli spettatori i sensi più atrofizzati, quelli assuefatti agli stereotipi televisivi filmici di costante riedizione, donando loro nuovo diletto e protagonismo sensuale.

La serie Johnny diverte e offre un alto livello compositivo delle immagini.

Il film lascia stupefatti per l’estro fotografico, le interpretazioni creative in stile nuovo, la regia innovativa, e il lavoro di gruppo di supporto al film che si immagina, dai risultati raggiunti, sia stato ben omogeneo, ricco di energie e determinazione, decisivo nel perfezionamento tecnico da cui sgorga quell’effetto d’insieme dal sapore amabile che soddisfa nello spettatore le pulsioni più enigmatiche, ambigue, voyeuristiche o proibite.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Johnny racconta alcune vicende di Daniele Cortesi (un Michele Friuli ben calato nella parte), uomo comune, dalle apparenze fisiche gracili, falso timido, severo impiegato di banca, separato dalla moglie con qualche strascico penoso. Daniele è una persona elegante che tra le donne non passa inosservato: ha una certa raffinatezza nei modi di fare e un’aria inoffensiva che sollecita nel gentil sesso quella parte dell’istinto materno più prossima all’erotismo.

La sua esistenza viene messa a soqquadro, all’improvviso, da un evento brutale: l’omicidio della sua amante convivente, Sonia Deodori (Alessia Cardea), trovata insanguinata ed esanime sul pavimento del suo appartamento al ritorno da alcune compere.

Dopo gli opportuni rilevamenti della scientifica, Daniele Cortesi risulterà il principale indagato.

Lo stress a cui viene sottoposto Daniele, che rimane al centro di una difficile e tesa situazione investigativa, lo indurrà a frequentare uno psicologo esperto di psicologia criminale, dalle cui sedute trarrà giovamento ma anche nuove pressanti sollecitazioni a capire il senso delle più recenti relazioni in cui si trova prigioniero.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Johnny non deve trarre in inganno, non è un vero e proprio sceneggiato televisivo, uno dei tanti che transita provvisoriamente sul web in attesa di tempi migliori, magari rispettando nella sua struttura costitutiva tipi di meccanismi narrativi standard, semplificati al massimo, spesso già intuibili dallo spettatore prima che si presentino perché abituali. Johnny non fa

parte di quei sceneggiati dagli ingredienti già ben collaudati, fotocopie rassicuranti nei modi narrativi

per certi produttori che non vogliono correre grossi rischi nell’investimento.

Johnny è senza ombra di dubbio un’opera di spessore artistico, avvalorata da una originale struttura

narrativa. Essa riesce a riassumere, senza calare mai di tono, una pluralità di codici visivi e meccanismi

letterari inediti che possono tranquillamente confrontarsi, per effetti di coinvolgimento estetico, con il

cinema di qualità thriller di grande successo: quello intriso di drammatizzazioni a sfondo culturale.

Non mancano infatti le scene di inseguimento armato, splendidamente riprese con una ricerca di modi

di inquadrare inediti, da angolazione impossibili e con sguardi in primo piano eccellenti. Che dire poi

dei magici bagliori emessi dalle immagini erotiche rappresentate con delicato pudore che ammiccano

lo spettatore tra una dissolvenza e l’altra senza distoglierlo dal filo conduttore ma preparandolo a più

calde attese. E per chi segue il film l’impossibilità di ipotizzare qualcosa del finale almeno fino a tre

quarti dello scorrere del racconto.

Inoltre si fa notare l’eccezionale espressione comunicativa della macchina da presa che si sofferma sul

sociale-reale in modo sensibile non neutrale suscitando nello spettatore improvvise e brevi meditazioni

culturali.

Da sottolineare anche le parti biografiche, affettive, private, delle vicende nei personaggi in gioco, ben

abbozzate che rafforzano aspetti identificativi e proiettivi nello spettatore su quanto accade di umano e

disumano nella storia, accelerando il suo investimento psichico sulle scene fino al punto di dimenticare di esserne fuori, seduto in una comoda poltrona.

E per finire i contrasti-spettacolo tra attivo e passivo nelle varie circostanze relazionali del film, le opposizioni da commedia tra i caratteri dei personaggi e i loro ruoli di lavoro non proprio del tutto adeguati al temperamento di ciascuno, gli equivoci tra bene apparente e male fittizio che si sciolgono via via che il racconto procede, il maschilismo manesco rappresentato con raro acume psicologico.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Roberto D’Antona, avvalendosi anche di un’ottima sceneggiatura che fa da guida in modo aperto alle sue doti nel riprendere, combina tutti questi elementi con grande abilità riuscendo a dare un crescendo alle tensioni previste nel racconto scritto che incollano la curiosità dello spettatore ai loro occhi.

Lo fa con le numerose invenzioni nei modi fare ripresa, con una fotografia ricercatissima dove la

metonimia (nel senso psicanalitico di spostamento di un senso chiaro con un altro enigmatico) di

alcune immagini, in scene chiave, ben contribuisce, insieme al crescendo recitativo a sfondo teatrale

dei bravi attori di indole naturale, a creare un ritmo particolare, difficilissimo da raggiungere nel

cinema thriller, che corre spedito verso l’apice della drammaticità per poi esplodere in una infinità di

emozioni catartiche (liberatorie).

Una metonimia che alimenta al meglio, nel thriller di qualità, il doppio senso che l’immagine per sua

natura stessa polisemica (a più sensi) favorisce.

Da questi motivi filmici, un po’ più articolati, si comprende quindi come sia impossibile a questa serie

web, che speriamo possa comparire presto anche nelle principali TV nazionali perché gli appassionati

di cinema se lo meritano, dare l’etichetta di telefilm o sceneggiato TV.

L’opera di Roberto D’Antona è efficacemente racchiusa fotograficamente in quella dimensione

spazio-tempo tipica dei grandi film, nota per come è grado di evocare al meglio, visivamente, le

dimensioni estetiche della realtà di tutti i giorni moltiplicandone gli effetti, dando cioè maggiori

soddisfazioni alle pulsioni scopiche (della vista) dell’occhio umano che è costretto a vedere nel

quotidiano molto meno di quanto potrebbe, perché preso nella vita comune che mostra angolazioni

visive abituali, familiari.

Johnny è abbondante di tematiche estetiche, culturali-sociali, ma non dimentica di far divertire il pubblico con il gioco dell’enigma, delle più svariate fenomenologie dell’inconscio, del mistero, del suspense e della sorpresa, tutto ciò supportato da un elevato livello di conoscenze professionali di tutto lo staff. Hitchcock avrebbe detto: “E’ come entrare depressi in un grande Luna Park e uscirne rivitalizzati”.

La qualità della serie di Johnny si spiega indubbiamente con le capacità direttive di Roberto D’Antona, un artista di razza, tenace, preparato, che fa tesoro delle sue energie giovanili e di uno staff che sembra vivere di cinema molto più per i suoi aspetti estetici, artistici, spirituali, relazionali, che per soddisfazioni salariali procurate dal libro paga della normale industria cinematografica.

EPISODI

 

Ep. 1    Jonny - Un nuovo amico       
Ep. 2    La storia si ripete                             
Ep. 3    Disperazione                       
Ep. 4    Flashback                             
Ep. 5    La verità nascosta              

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