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In Italia l'animazione non ha mai avuto un vero e proprio boom, nemmeno durante gli anni '60-'70. I primi passi del cinema d'animazione in Italia già avvennero con il cortometraggio LA GUERRA E IL SOGNO DI MOMI (Giovanni Pastrone, 1914), dove venne utilizzata per la prima volta la tecnica dello stop motion. A continuare il genere è Liberio Pensuti che realizzò diversi film dalla satira molto tagliente.

Ci sono vari esperimenti ma solo nella seconda metà degli anni '40 si realizzò il primo

mediometraggio d'animazione che riscosse un ottimo successo intitolato L'ULTIMO

SCIUSCIA' (Francesco Guido, 1946) che riprendeva la tematica neorealista.

Successivamente ci furono altri due film d'animazione che si contengono il titolo di

primo film d'animazione italiano e sono LA ROSA DI BAGDAD (Anton Gino

Domeneghini, 1949) e I FRATELLI DINAMITE (Nino Pagot, 1949).

 

Nonostante il successo ottenuto i cartoni rimangono meri esempi televisivi solo più

avanti negli anni '60-'70 si possono trovare esempi più notevoli. Negli anni '60 ci sono

vari esordi tra cui il capolavoro WEST AND SODA (Bruno Bozzetto, 1965) una parodia

western d'animazione, e GATTO FILIPPO: LICENZA D'INCIDERE (Pino Zac, 1965).

Un esempio più unico che raro fu l'erotico IL NANO E LA STREGA (Francesco Guido,

1973). Nello stesso periodo, si realizzò IL FLAUTO MAGICO (Emanuele Luzzati, 1976), un capolavoro sconosciuto.

Solo con Bruno Bozzetto il cinema d'animazione italiano però raggiunse un livello internazionale grazie a film come VIP-MIO FRATE SUPERUOMO (1968) una parodia dei supereroi e nel contempo una denuncia al consumismo e ALLEGRO NON TROPPO (1976) realizzato a tecnica mista (stop-motion, rotoscopio, riprese dal vero).

 

Con l'arrivo di Enzo d'Alò lo stile d'animazione cambiò: LA FRECCIA AZZURRA (1996) una favola natalizia e LA GABBIANELLA E IL GATTO (1998) inaugurano un nuovo periodo di grande successo al botteghino. A cavallo del nuovo millennio in collaborazione con la Ferrero “Lanterna Magica” produsse periodicamente film d'animazione per bambini come AIDA DEGLI ALBERI (Guido Manuli, 2001), I LUNES E LA SFERA DI LASIFER (Silvio Pautasso e Giorgio Valentini, 2002), TOTO' SAPORE E LA MAGICA STORIA DELLA PIZZA (Maurizio Forestieri, 2003). Ruolo importante ha avuto la RAI per le produzioni di questo genere.

 

Il 2003 è un anno importante: per la prima volta in Italia viene realizzato un film d'animazione con la tecnica della CGI L'APETTA GIULIA E LA SIGNORA VITA (Paolo Modugno). Da questo seguiranno diversi film di Iginio Straffi WINX CLUB – IL SEGRETO DEL REGNO PERDUTO (2007), WINX CLUB – MAGICA AVVENTURA (2010), I GLADIATORI (2012) e WINX CLUB – IL MISTERO DEGLI ABISSI (2014). Mentre la trilogia delle Winx è stata tratta dall'omonima serie animata italiana famosa in tutto il mondo, il film sui gladiatori 

è degno di una nota personale.

Il film realizzato bene e il fatto che abbia riscontrato un buon successo di pubblico e critica dimostra che il

cinema d'animazione italiano sta conseguendo ottimi risultati ma quello che fa tentennare è una voce

appartenente al nostro panorama televisivo e che attira le orecchie di chi ama il gossip e le belle donne: la

voce della Belen. Il film come detto sopra appartiene all'animazione ed è indirizzato ad un determinato

pubblico. Viene da chiedersi perché la produzione ha volutamente speso dei soldi (che non sono pochi)

per inserire una voce che è decisamente fuori luogo. Sarebbe comprensibile se l'inserimento della show 

girl avvenisse in un film che vede nelle sale un cinema adulto, magari di sesso maschile, ma che motivo

c'era di metterla in un cartone animato? Senza contare che all'estero siamo riconosciuti per l'arte del

doppiaggio, con tutti i bravi doppiatori che si hanno in Italia vanno a scegliere una persona che l'italiano

e la dizione non sa neppure cosa siano. Al di là di quelle che possono essere le regole dello show business

non si può accettare uno sperpero simile, soprattutto quando poi nelle interviste si sentono le persone

lamentarsi che il cinema è "un'industria costosa", e hanno ragione, finché si attuano scelte simili il cinema

sarà sì un'inutile industria costosa.

 

*Nel panorama indipendente e underground dell'animazione italiana degli ultimi anni invece si possono citare alcuni film o autori che hanno ricevuto riconoscimenti e premi nazionali e internazionali. A natale 2013 si è visto in sala L'ARTE DELLA FELICITA' di Alessandro Rak che ha cercato di risparmiarci dai soliti Cinepanettoni portando sul grande schermo un film che tratta con sensibilità particolare un tema che dall'Oriente sta arrivando ad avere, nella nostra civiltà post-moderna, un impatto sempre maggiore. Assieme a Rak c'è anche Marco Pavone il cui ultimo film BURQA è uscito nel 2015, dopo aver realizzato precedentemente EXTRA 3D, realizzato con la tecnica appunto del 3D, e ZERO ZERO, il suo primo lungometraggio d'animazione con atmosfere tra l'horror e il fantastico. BURQA non parla solo, senza banalità tramite un'evidente metafora onirica, del ventennio berlusconiano, ma riesce ad andare oltre. "Penso che sull'Italia e sulla sua corruzione politica si sia detto molto, ma non la cosa essenziale secondo me, e cioè che ogni popolo si sceglie la classe politica che meglio lo rappresenta, e che quindi, dietro la mostruosità della casta si nasconde la mostruosità di società civile ben più corrotta della politica. Burqa racconta questo." (cit. dell'autore presa dall'intervista rilasciata a Manifesto 0).

 

 

 

 

 

*Paragrafo aggiornato nel 2016

 

 

 

Redazione

Manifesto 0, 2012

 

L'ANIMAZIONE, ANCHE IN ITALIA

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