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Documentarista italiana

 

 

 

Federica Di Giacomo

"Liberami" stravolge il nostro immaginario

 

LIBERAMI è un film che indaga, cerca di capire, si inoltra tra i meandri culturali, psicologici e sociali di una realtà come quella degli esorcismi. Ben lontano dai soliti cliché la regista, Federica Di Giacomo, ha scelto una chiave ben precisa senza ricorrere all'immaginario che la finzione ha creato in noi, anzi, sembra quasi che il film vada a stravolgere quello che già sapevamo sul tema. “Mi piacciono quei film di finzione che hanno le proprie radici nel documentario o che vengono girati in modo documentaristico, dove quindi c'è un'osservazione della realtà. Così mi piacciono anche quei documentari che allo stesso tempo si prendono una certa libertà di sperimentare nella narrazione, specialmente quando si gioca sui veri temi emotivi che il documentario può scaturire. In questo lavoro però era necessario essere il più sinceri possibile.”

 

Il motivo per cui le persone vanno a esorcizzarsi provoca un forte impatto su chi guarda il film in quanto "Liberami" mostra un fenomeno paranormale, un rito particolare che avviene nella quotidianità di oggi, dove i sentimenti e le reazioni sono parte dello stato d'animo dell'essere umano. “Mi piacciono quei temi che sono generatori di una metafora” racconta la regista “mi piace quando un film ha la capacità di astrarre, di andare oltre. In un'altra cultura si potrebbe non associare determinati simboli al diavolo. Tutto è relativo, nell'antropologia medica le malattie mentali per esempio cambiano a seconda della cultura, così come lo stile di vita, i problemi. Sono elementi questi che ti aiutano a confrontarti con altre culture”.

 

Nonostante, infatti, la situazione complessa, le persone del luogo hanno avuto fiducia quando si è trattato di raccontare e far vedere le proprie esperienze. “All'inizio la gente era titubante, ma poi si è abituata col fatto che per anni ci hanno visto quasi con una cadenza settimanale. Anche i preti hanno avuto una risposta positiva perché il film non prende posizione, non c'è un giudizio sulle pratiche, ma bensì esce un'umanità.”

Lo stesso padre Cataldo si è reso disponibile e non ha avuto ripercussioni da parte della Chiesa, tant'è che prossimamente si organizzerà ad Acireale un incontro aperto al pubblico con medici e psicologi in quanto il film ha la capacità di sollevare dei dubbi, dei problemi che mettono in luce il lato umano della situazione.

 

Un'iniziativa interessante che rispecchia uno degli scopi propri del documentario e di tutto quel cinema destinato a informare e a stimolare il confronto tra le persone su tematiche importanti. Un genere che negli ultimi anni ha visto aumentare con sforzo la propria distribuzione nei cinema, ma anche on-line grazie a diverse piattaforme che operano sul web. Il problema però, come sottolinea Federica di Giacono, è la formazione adeguata che manca. “Ci sono poche realtà che formano e spesso sono strutture private e limitate. L'analisi del film è importante perché crea uno sguardo critico e in alcuni casi diventa terapeutico. Ho visto che ci sono molti giovani che hanno voglia di raccontare realtà complesse a loro vicine, ma non hanno punti di riferimento. E' un peccato perché oggi si sta formando una forte libertà della

dinamica documentarista ed è assurdo che non ci sia attenzione a ciò, visto anche il nostro passato”. Una storia, quella del documentario nostrano, che ha visto cimentarsi grandi autori italiani quando erano ancora alle prime armi e non solo, un genere che spesso ha regalato emozioni nel mondo e che lo continua a fare tutt'oggi e la speranza è quella che esso non sia solo un'occasione, ma che divenga per tutti una proliferante abitudine.

 

 

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