LA NASCITA DELLA TV E I B-MOVIE ITALIANI
Il 1954 fu l'anno che inaugurò la trasmissione televisiva in Italia. Come ogni nuovo mezzo che l'essere umano inventa ha diritto al suo momento di gloria e così fu anche per la televisione. Per molti l'introduzione del mezzo televisivo rappresentò un totale disastro in determinò l'assenza del pubblico dalle seconde e terze visioni nelle sale cinematografiche creando una grave perdita al cinema. Come la storia insegna il nuovo difficilmente cancella del tutto quello precedente, in fondo prima del cinema c'era il teatro eppure ancora oggi il teatro ha il suo pubblico. La convivenza tra teatro, cinema e tv può avvenire se regolamentata da solide leggi. Il problema principale dell'Italia è l'assenza di un regolamento che tuteli i vari linguaggi ed espressioni. Con il passare dei decenni la tv ha assunto un ruolo di supremazia sul cinema il quale ne è diventato succube.
Film totalmente improvvisati, basati su vaghi canovacci dell'arte, girati anche durante i viaggi di trasferimento e nelle pause di lavorazione, montati talvolta con materiali di scarto di altre pellicole, diretti senza la minima pretesa artistica da una serie di registi di mano facile e di bocca buona (Alberto De Martino, Lucio Fulci, Giovanni Grimaldi, Sergio Martino, Mario Bava) che a volte riuscivano a incassare anche più di un miliardo delle vecchie lire: stiamo parlando dei B-movie italiani. Marino Girolami fu il regista che spadroneggiò più di ogni altro nei territori senza legge dei B-movie nei quali ricorreva ad attori di serie B come Franco e Ciccio, eredi ultimi dell'avanspettacolo e di origini umili, Raimondo Vianello, Gino Bramieri, i fratelli Carotenuto, Walter Chiari, Carlo Dapporto e Tino Scotti.
Erano particolarmente divertenti per il grande numero di giochi di parole e variazioni comiche su temi dati: alcuni film sceneggiati da Dino Verde (personaggio fra i più brillanti ma sfortunatamente dimenticato) che scrisse I DUE FIGLI DI RINGO (Giorgio Simonelli, 1966) e I DUE ASSI DEL GUANTONE (Mariano Laurenti, 1971). Alcuni sfiorano la satira di costume in ambientazioni siciliane L'ONORATA SOCIETA' (Riccardo Pazzaglia, 1961), I DUE MAFIOSI (Giorgio Simonelli, 1964), SEDOTTI E BIDONATI (Giorgio Bianchi, 1964). Si tentò anche qualche film a sfondo storico-politico DUE MARINES E UN GENERALE (Luigi Scattini, 1965) con la partecipazione del grande Buster Keaton e qualche kolossal comico IL GIORNO PIU' CORTO (Sergio Corbucci, 1963) che non riscosse alcun successo se pur conteneva ben 88 comici famosi, una
partecipazione attoriale gratuita fatta in segno di solidarietà nei confronti della Titanus che stava fallendo.
Va precisato che questi film erano di serie B non per una mancanza di idee ma per mancanza di fondi. In certi casi sono state le trovate a dir poco geniali, moderne e spesso più originali dei film di serie A, a rendere il film un successo. Questo naturalmente non significa che tutta la produzione cinematografica di serie B fosse di qualità da salvare ma bisogna riconoscere che con gli anni '60 si chiude un'epoca in cui anche la volgarità era ingenua, spiritosa, diretta, sana. Una comicità che non fosse elementare o volgare o qualunquista. Lo si noterà per contrasto negli anni '80 quando il proliferare delle tv private diffonderà forme di malcostume molto più dirette e pericolose.
LA PARENTESI DEI CCI
Contemporaneamente alla nascita della tv, dei b-movie e del nuovo cinema d'autore si affermò anche la CCI, Cooperativa del Cinema Indipendente, nata e morta in pochi anni a causa della situazione del cinema italiano che era differente da quelle che erano le realtà negli States, in Francia, in Inghilterra. Interessante fu il lavoro svolto da questa cooperativa, infatti raccolse tutti gli autori veramente indipendenti tra i quali Massimo Bacigalupo, Gianfranco Baruchello, Alfredo Leonardi, Piero Bargellini, Tonino De Bernardi, Chessa, Guido Lombardi, Lajolo, Luca Patella, Adamo Vergine che unirono il cinema alla pittura. Erano tutti artisti che concretizzavano un forte lavoro di sperimentazione. Più legati alla pop art italiana che al cinema, ma che diedero comunque un loro contributo furono Ugo Nespolo, Yervant Gianikian, Gianni Castagnoli e Paolo Gioli.
Redazione
Manifesto 0, 2012
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